A Milano si è da pochi giorni concluso il restauro della chiesa ipogea di San Sepolcro, che ha permesso al capoluogo lombardo di recuperare una parte importante del suo patrimonio artistico. I lavori sono durati un anno, sono stati condotti dalla Soprintendenza di Milano grazie al finanziamento di un milione di euro del Ministero per i Beni e le Attività culturali, con stazione appaltante il Segretariato regionale della Lombardia, e sono avvenuti in stretta collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Ogni fase del restauro è stata seguita dal comitato scientifico diretto da Antonella Ranaldi, soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, e composto da monsignor Marco Ballarini, prefetto dell’Ambrosiana, mons. Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca Ambrosiana, mons. Marco Navoni, vice prefetto dell’Ambrosiana, Carlo Bertelli, Carlo Luigi Schiavi, Università di Pavia, Andrea Spiriti, Università dell’Insubria.
La chiesa di San Sepolcro è una delle più antiche di Milano: le prime attestazioni dell’edificio risalgono all’XI secolo, anche se è del secolo successivo la dedicazione al Santo Sepolcro (con contemporanei rimaneggiamenti della chiesa per darle l’aspetto del Santo Sepolcro di Gerusalemme). Più volte ristrutturata e modificata nel corso dei secoli, si presenta attualmente con un esterno neoromanico dell’Ottocento: il nucleo più antico è la cripta (o chiesa ipogea: è la chiesa sotterranea più antica della città), che è stata oggetto dei restauri.
Il restauro ha portato a un’importante scoperta: gli interventi infatti hanno portato alla luce nuove pitture medievali. In particolare, sono emersi affreschi e decorazioni come il ciclo ornamentale a stelle ed elementi vegetali che adorna le volte del presbiterio: si tratta di pitture databili alla fine del Duecento. Questa superficie costituisce un importante motivo, ricorrente specialmente nelle architetture monastiche del XIII e XIV secolo, qui caratterizzato da inedita freschezza, da varietà e da ricchezza di forme. Le stelle fitomorfiche, con palmette e raggi a fiamma di candela, si espandono a occupare lo spazio delle volte, mentre in altre zone si estendono in modo più regolare a tappeto.
Ma non è tutto: accanto al sacello del Santo Sepolcro, è ricomparsa, sulla volta a sinistra, l’immagine dell’Angelo (forse rappresentazione dell’Arcangelo Michele), racchiusa in un tondo a monocromo rosso. L’Angelo annuncia la Resurrezione, ed è legato ai riti dell’accensione del cero nelle veglie pasquali e nelle processioni che partivano da San Sepolcro per dirigersi in Duomo. Sono stati restaurati inoltre gli affreschi, che si erano resi ormai quasi invisibili per i depositi di sali superficiali dovuti alla presenza di forte umidità e condensa, tra cui le crocifissioni (una nella scala a scendere, l’altra trecentesca nel presbiterio), le tre figure in piedi di Maddalena, Giovanni Battista ed Elena, la madre di Costantino (o forse santa Caterina d’Alessandria) e La cena in Casa di Simone nell’ala sinistra del presbiterio, gli affreschi cinquecenteschi della Madonna di Loreto e della Madonna e santi Rocco e Giovanni Battista nell’atrio e gli stucchi e decorazioni seicentesche dell’abside con raffigurati gli strumenti della passione.
E ancora, sono state eseguite le indagini georadar per esplorare il sottosuolo; è stata analizzata la composizione dei materiali (stucchi, intonaci, elementi fittili e lapidei), quella dei sottofondi in cocciopesto, ed è stata rilevata la stratigrafia delle murature. Gli studi condotti in occasione del restauro saranno raccolti in un volume, pubblicato prossimamente da Silvana Editoriale.
“Siamo grati al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali”, dichiara Marco Ballarini, Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, “per averci dato la possibilità di restituire questo gioiello dell’arte romanica alla città e a tutti coloro che per tanti motivi attraverseranno Milano. La gratitudine si estende, naturalmente, alla Soprintendente Antonella Ranaldi, all’architetto Pedrini e a tutti coloro che hanno collaborato a questa ‘risurrezione’. L’altro sentimento è forse più complesso e rasenta quasi il timore, perché la chiesa di San Sepolcro non è soltanto ricca di arte, ma è carica di un patrimonio spirituale che non deve andare disperso”.
“Oggi”, afferma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, “riapre un luogo fortemente simbolico ed emozionante per chiunque lo visiti. Con il restauro della Chiesa ipogea di San Sepolcro tutti i cittadini potranno conoscere un tesoro senza tempo. Per questo motivo, ringrazio la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, la Soprintendenza di Milano e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Gli affreschi e le straordinarie decorazioni riportati alla luce con i lavori non solo vanno ad arricchire il racconto della Milano antica, ma confermano, una volta di più, quanto la nostra sia città d’arte, storia e cultura”.
“La chiesa sotterranea più antica di Milano”, spiega Stefano Bruno Galli, Assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, “nata all’indomani dell’anno Mille, torna alla luce. Un attento lavoro di restauro ha fatto riemergere autentici tesori d’arte. Mi compiaccio che ai milanesi, e a tutti i lombardi, venga restituito un luogo così emblematico della loro storia. Un nucleo della devozione cristiana, edificato oltre trecento anni prima della nascita del Duomo, che è stato considerato per secoli il vero e proprio cuore di Milano, umbilicus civitatis”.
Nell’immagine: la chiesa di San Sepolcro dopo i restauri.
Importante scoperta a Milano: emergono affreschi medievali dal restauro della chiesa di San Sepolcro |