No al riconoscimento in sede concorsuale del Servizio Civile, un tappabuchi per colmare lacune. La lettera di Mi Riconosci


Gli attivisti del movimento 'Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali' rispondono ai colleghi del Servizio Civile Nazionale che hanno chiesto al ministro Bonisoli la possibilità di continuare a collaborare col Mibac.

Gli attivisti del movimento “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali” hanno redatto una lettera aperta, indirizzata ai giovani professionisti che nei giorni scorsi hanno chiesto al ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli il riconoscimento in sede concorsuale del Servizio Civile Nazionale e la possibilità di continuare a collaborare con il Mibac: nello scritto, gli attivisti si esprimono la propria contrarietà sulle richieste dei loro colleghi invitandoli a combattere uniti la battaglia per migliorare il settore.

Ciao ragazzi, o è meglio dire colleghi,

siamo gli attivisti di Mi Riconosci che hanno svolto in passato un anno di volontariato con il Servizio Civile Nazionale. E vogliamo dirvi qualcosa.

Quando abbiamo letto la vostra lettera ai giornali, giovedì 12 luglio, eravamo stupiti, sconcertati, e abbiamo subito avallato la scelta del movimento di prendere le distanze, con un post che chiedeva “Combattere uniti per i diritti di tutte e tutti pare brutto?”. Ma molti di voi hanno visto quel post come un attacco al Servizio Civile Nazionale, o ancora un attacco personale alla vostra professionalità. Non era nulla di tutto ciò, come è stato evidente ai più, e no, non mettiamo in discussione né la vostra professionalità né la vostra scelta di partecipare al Servizio Civile, critichiamo il contenuto della vostra lettera. Ci avete accusato di puntare il dito, di non sapere, di non capire, di non conoscere: per questo vi scriviamo queste righe.

Anche noi abbiamo partecipato al Servizio Civile, in tempi recenti. Perché lo abbiamo fatto, nonostante si trattasse di 433 euro al mese (3,6 euro l’ora), nessun diritto e nessuna speranza di un rinnovo? Perché, proprio come voi, avevamo voglia di lavorare per il nostro Patrimonio Culturale, proprio non ci andava di lasciare tutto, eravamo convinti si trattasse di una buona opportunità, di un arricchimento per il nostro percorso professionale, e perché altri bandi e vere possibilità lavorative non ve ne erano.

Sì, l’abbiamo fatto perché non vedevamo alternativa. Ma parliamoci con franchezza: lavori che pagano più di 3,6 euro all’ora in Italia ce ne sono parecchi. Però noi volevamo iniziare a lavorare nel settore, sembrava una possibilità per fare esperienza ed entrare nel giro, pensando: “è un’esperienza da mettere in curriculum… Magari, poi…” Pensieri comprensibili, ma che non tutti fanno: tanti nostri colleghi hanno deciso di non fare il Servizio Civile, per scelta o per necessità. E quindi, diciamocelo, noi abbiamo potuto scegliere anche perché avevamo qualcuno a darci una mano, in caso di difficoltà, per coprire le spese degli affitti o del dentista. Non tutti i nostri coetanei hanno la stessa fortuna.

Conosciamo bene anche noi il crescere dell’amarezza e delle preoccupazioni quando il dodicesimo mese di Servizio Civile si sta per avvicinare. Sappiamo anche noi quanta tristezza si prova nel dover lasciare un luogo dove sicuramente vi sarete ambientati e dove, magari, avrete instaurato buoni rapporti con colleghi e dipendenti pubblici, dai quali avrete ricevuto complimenti e gratifiche per il lavoro svolto; sappiamo cosa si prova nel sentirsi dire che vorrebbero ma non possono proprio tenervi in sede perché non hanno soldi e non sanno come pagarvi. È tutto molto avvilente e fa rabbia, lo sappiamo! Nonostante ciò, non abbiamo mai pensato di trovare soluzioni individualiste e portare avanti interessi personali, o di un gruppo ristretto, a scapito dei nostri colleghi, così come non abbiamo mai cercato soluzioni che incentivino e legittimino il volontariato culturale. Anzi, abbiamo sempre lottato per chiedere dignità professionale ed eque retribuzioni per tutti.

Siete pieni di titoli dite, non ne dubitiamo. Negli anni il Servizio Civile è stato completamente snaturato: ha cessato di essere puro volontariato ed è diventato un bacino di professionisti da cui attingere per colmare lacune. Si sostiene con i fondi europei per il rilancio dell’occupazione, ma come avete visto non rilancia l’occupazione. Il fatto che migliaia e migliaia di laureati abbiamo lavorato senza contratto nei Musei, nelle Biblioteche, negli Archivi, inquadrati come volontari del Servizio Civile, è una drammatica realtà. Ma è una realtà da cambiare e non da legittimare.

E poi si arriva al bando dell’anno scorso, il vostro, il primo promosso dal MiBACT e pagato con soldi del MiBACT, che sceglie deliberatamente di non assumere, ma di ricorrere a 1000 volontari del Servizio Civile. Un unicum, gravissimo, inaudito, da noi con forza denunciato, arrivato sulla prima pagina de Il Fatto Quotidiano. Una ragione in più per non partecipare, dato il precedente che avrebbe creato: se puoi contare su 1000 volontari all’anno senza tutele, perché mai attivare collaborazioni a progetto?

Voi avete partecipato lo stesso, e vi possiamo capire, e state vedendo ciò che abbiamo cercato di farvi capire al tempo: dopo un anno di Servizio Civile non c’è nulla, perché al MiBACT servivate come tappabuchi a tempo.

Adesso voi quella esperienza lavorativa, non contrattualizzata e nata da una stortura volta ad abbassare il costo del lavoro, vorreste che valesse per iniziare una nuova collaborazione, o in sede di concorso. Giuridicamente le vostre richieste non hanno senso, basti pensare che solo chi ha meno di 30 anni ha potuto partecipare a quel bando, ma non ci interessa questo punto.

Pensate un attimo se il Ministero vi desse ragione, se il Servizio Civile valesse di colpo parecchi punti nei concorsi. Cosa accadrebbe? Accadrebbe, molto più di ora, la corsa al Servizio Civile, che diverrebbe di colpo un posto (433 euro al mese per 30 ore a settimana) sempre più ambito; questo farebbe crollare ancora di più gli stipendi medi del settore, per una semplice legge dell’economia; non solo, Musei, Biblioteche, Archivi, avrebbero sempre meno necessità di assumere, in quanto potrebbero ogni anno contare su giovani iperqualificati. A chi servirebbe tutto ciò?

Volete un nuovo caso Pompei, in cui si è forzata la legge per assumere, in barba alla Costituzione, 17 persone sulla base del più italico clientelismo? Perchè?

Avete fatto l’errore di pensare che la vostra professionalità valesse 433 euro al mese, l’abbiamo fatto anche noi. Ora perché chiedere di farsi assumere in virtù di quei 12 mesi sottopagati, e non in virtù dei vostri titoli, delle vostre competenze, in un concorso aperto a tutti e necessario?

Il 6 ottobre noi scenderemo in piazza per la Manifestazione per la Cultura e il Lavoro: chiederemo una radicale riforma delle leggi, più assunzioni, più diritti per tutti, più investimenti. Chiederemo dunque che i giovani neolaureati possano collaborare con contratti opportuni, e che tali contratti possano essere rinnovati. C’è lavoro per tutti nel nostro settore, ma c’è bisogno di scelte politiche differenti.

Non serve chiedere punteggi in più, o collaborazioni ad personam. Non dovete costruire la vostra carriera su storture legislative, come hanno fatto i 17 di Pompei e come ha fatto la generazione del boom di assunzioni che ci ha preceduto. Potete costruire la vostra carriera in un sistema giusto ed equo, in cui la Cultura riceve gli investimenti necessari e i contratti di lavoro ci sono per tutte e tutti, senza che giovani professionisti siano costretti a spacciarsi per volontari per poter lavorare.

Sono decenni che ci dividono in chi può e chi non può, in chi è meglio e chi è peggio, in chi “si sacrifica” e chi no. Smettiamola di commettere gli errori di chi ci ha preceduto. Abbiamo fatto scelte diverse, abbiamo storie diverse, ma siamo tutti sulla stessa barca. Restiamo uniti, per trovare soluzioni comuni.

Non legittimiamo le follie che il sistema ha creato per toglierci diritti, dignità e retribuzioni. Non diamo argomenti ai nostri aguzzini. Costruiamo un sistema migliore, e finalmente potremo lavorare per il nostro Patrimonio, nel rispetto e la valorizzazione delle nostre professioni.

No al riconoscimento in sede concorsuale del Servizio Civile, un tappabuchi per colmare lacune. La lettera di Mi Riconosci
No al riconoscimento in sede concorsuale del Servizio Civile, un tappabuchi per colmare lacune. La lettera di Mi Riconosci


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