Singolare azione al Louvre, dove un attivista congolese, Mwazulu Diyabanza, è stato arrestato per aver cercato di portare via dal museo di Parigi una scultura indonesiana del XIX secolo con l’obiettivo di restituirla al paese d’origine (la statua proviene dall’isola di Flores nell’Indonesia orientale). Tra l’altro non si tratta neppure di un’opera del Louvre, ma di un oggetto che era in prestito dal Musée du quai Branly. Il fatto è accaduto giovedì scorso: Diyabanza è un acceso sostenitore delle campagne di restituzione di opere ai paesi di provenienza, avviate da molti musei europei, ma evidentemente l’uomo ha pensato di... accelerare i processi col suo gesto.
In un video postato sui social (poi cancellato per ordine delle autorità), si vedeva Diyabanza mentre rimuoveva la scultura dalla base, prima dell’intervento dell’addetto alla sorveglianza: l’attivista è stato ovviamente colto in flagrante, arrestato e quindi trasferito in un carcere alla periferia della capitale francese, ma è stato poi rilasciato nella giornata di domenica. Secondo l’avvocato di Diyabanza, il giudice ha ritenuto “complesso” il caso, e ha fissato il processo per il 3 dicembre: nel frattempo, Diyabanza è stato raggiunto da un provvedimento che gli impone il divieto di entrare in qualsiasi museo.
Diyabanza non è nuovo ad azioni del genere: ci aveva già provato a giugno, proprio al Musée du quai Branly, ed era riuscito a schivare l’accusa di furto perché i suoi avvocati lo avevano difeso sostenendo che il suo non era un tentativo di furto, ma una protesta politica. L’uomo se l’è dunque cavata con una multa da mille euro. Diyabanza, che si dichiara “un politico e umanista africano impegnato per la dignita dell’essere umano e per la liberazione effettiva dell’Africa da tutte le forme di dominazione” e che ha una pagina Facebook molto seguita, ha descritto il gesto compiuto al Louvre come una “azione pacifica”.
Louvre, arrestato attivista che voleva rimuovere un'opera per restituirla al paese d'origine |