Brutto episodio di intolleranza a Liverpool: The List, un’installazione dell’artista turca Banu Cennetoğlu (Ankara, 1970), che si compone di un lungo elenco che commemora i 34.361 migranti che sono morti cercando di raggiungere l’Europa a partire dal 1993, ha subito atti di vandalismo per ben due volte. In particolare, gli elenchi sono stati strappati due volte, la prima a luglio e la seconda poco dopo Ferragosto. Dopo il primo atto di vandalismo, l’opera era stata reinstallata, ma evidentemente il suo messaggio è troppo forte per gli intolleranti, che hanno così deciso di rovinarla per la seconda volta. Alla fine, Cennetoğlu ha deciso di lasciarla esposta così com’è stata ritrovata, coi fogli strappati, come monito contro “la sistematica violenza esercitata contro le persone”, come l’artista stessa ha dichiarato.
L’opera era stata presentata quest’anno per l’edizione 2018 della Biennale di Liverpool, e fin dal momento in cui ha fatto la sua comparsa, il 12 luglio, è stata bersaglio di critiche, e adesso anche di feroci, brutali e stupidi attacchi da parte dei vandali intolleranti. Cennetoğlu, peraltro, ha ricordato che in nessuna delle precedenti esposizioni (tenutesi in città come Berlino, Istanbul, Basilea, Atene) l’opera, concepita già nel 2007 e da allora continuamente aggiornata, aveva subito atti vandalici. Il consiglio comunale di Liverpool ha espresso il proprio disappunto per “questo irragionevole atto di vandalismo” e ha fatto sapere di schierarsi “fianco a fianco” con gli organizzatori della Biennale di Liverpool.
L’inqualificabile e orribile gesto è stato stigmatizzato da molti critici e giornalisti inglesi. “La sua deturpazione”, ha scritto Charlotte Higgins in un articolo sul Guardian, “è la prova che l’arte è diventata un terreno di scontro politico. [...] Viviamo in tempi che sono pericolosamente inquieti. Le arti, nel loro senso più ampio, non possono più essere considerate una noiosa zona isolata, distante dalla realtà della politica. La cultura è la nuova linea del fronte”. Su Frieze, Tom Emery considera l’opera vandalizzata come un “monumento alla vergogna”: “la decisione di Cennetoğlu di lasciare l’opera semidistrutta in mostra e di non sostituirla di nuovo funziona come un promemoria visivo del fatto che queste cose in effetti accadono a Liverpool, e che comunque nessun luogo è immune da questo tipo di odio, che potrebbe essere molto più diffuso di quanto vorremmo ammettere. Rimpiazzare l’opera di nuovo significherebbe ignorare il problema [...]. Adesso, invece, l’opera si erge come un monumento alla vergogna. Serve come un monito contro gli estremisti e le idee anti-immigrazione, ovunque si possano trovare, per la strada ma anche nelle aule del governo”.
E certo occorre pensare al fatto che l’opera, dilaniata da chi non è in grado di accettare le idee altrui e ha bisogno di compiere un atto simile, di nascosto, per affermare il proprio rozzo modo di vedere il mondo, forse suonerà ancor più terribile e il suo messaggio arriverà ancora più forte, dal momento che ogni censura funziona come cassa di risonanza per le idee di un artista.
Nell’immagine: l’opera di Banu Cennetoğlu, The List, dopo i vandalismi. Courtesy Banu Cennetoğlu
Intolleranza a Liverpool: vandalizzata due volte installazione sul tema dei migranti |