Kobe Bryant, il leggendario giocatore di pallacanestro dei Los Angeles Lakers tragicamente scomparso lo scorso 26 gennaio a Calabasas, in California, in un incidente con il suo elicottero dove hanno perso la vita anche la figlia Gianna e altre sette persone, non era soltanto una stella del basket e un campione di solidarietà (moltissime le sue iniziative di beneficenza: la sua fondazione, la Kobe and Vanessa Bryant Family Foundation, elargiva regolarmente donazioni in favore dei senzatetto, dei bambini e dei ragazzi delle aree difficili di Los Angeles, delle vittime di disastri naturali, e per garantire un’educazione e un avvicinamento allo sport ai giovani in difficoltà). Bryant, infatti, era anche un convinto sostenitore della cultura.
In quest’ambito si ricorda, in particolare, la sua donazione di un milione di dollari in favore della Smithsonian Institution di Los Angeles: l’elargizione di Kobe Bryant era stata garantita in vista dell’apertura del National Museum of African American History and Culture (NMAAHC), la cui costruzione è iniziata nel 2003 e che è stato inaugurato nel 2016. È il più recente dei musei dello Smithsonian: si tratta di un istituto che raccoglie oltre 40mila oggetti (di cui circa 3.500 esposti) e che racconta al pubblico la storia e la cultura degli afro-americani (quasi due milioni i visitatori nel 2018).
Il segretario dello Smithsonian, Lonnie Bunch, ha ricordato che Kobe Bryant era solito frequentare le inaugurazioni degli eventi che si tenevano al museo e che non si sottraeva quando qualcuno al museo gli chiedeva di farsi una fotografia con lui. Al momento dell’apertura nel 2016 (la donazione risale a pochi mesi prima), Bryant aveva invitato il pubblico a visitare il NMAAHC: “andate a vedere questo museo”, aveva detto, “le storie che si trovano dentro questo edificio sono la più importante testimonianza di questo paese. E io sono onorato di farne parte”.
Che Bryant credesse nel valore della cultura e dell’istruzione non è cosa nuova. Basti ricordare che, poco prima delle feste natalizie del 2018, si era recato in visita in una scuola della Orange County e aveva portato con sé un carretto pieno di libri da donare all’istituto. “Leggere è estremamente importante”, aveva detto in quell’occasione, “e volevo essere sicuro di arrivare qua pieno di spirito natalizio, portando regali. Così eccomi con 250 libri che dono a voi della scuola”. Diverse volte era intervenuto anche sul tema dell’istruzione come chiave per combattere il razzismo, l’ultima volta pochi giorni prima di morire nell’incidente. Bryant aveva vissuto parte dell’adolescenza in Italia e aveva sperimentato nel nostro paese il primo episodio di razzismo, raccontava il 16 gennaio alla CNN. “Anche se c’è ancora molto da fare”, aveva detto, “penso che l’istruzione sia sempre la cosa più importante”.
Lo Smithsonian ha ricordato Kobe Bryant nelle scorse ore, con una lunga nota firmata da Spencer Crew, direttore del National Museum of African American History and Culture. Dopo aver espresso le condoglianze dell’istituto alla moglie Vanessa e alle altre figlie della coppia (Natalia, Bianca e Capri), Crew ha ricordato l’attività di Bryant in favore del museo: “per noi del NMAAHC, Kobe occupa un posto molto speciale nei nostri cuori. Nelle fasi più critiche della costruzione del museo, Kobe e Vanessa Bryant sono diventati founding donors, e ci hanno dato la spinta che ci serviva per andare avanti. Kobe ha inoltre avuto l’opportunità di visitare il museo prima che aprisse. Era così entusiasta di questa esperienza che ha deciso poi di donarci la sua divisia delle NBA Finals del 2008, l’anno in cui fu decretato MVP [Most Valuable Player, miglior giocatore del campionato, ndr]. Grazie ai numerosi doni che ha fatto al museo e per l’esempio che ha dato agli atleti e ai padri di famiglia, saremo per sempre grati a Kobe Bryant, e ci mancherà profondamente".
Per ricordare Kobe Bryant, lo Smithsonian ha poi deciso di esporre al pubblico, nelle sale della National Portrait Gallery, il ritratto fotografico del giocatore eseguito da Rick Chapman nel 2007, quando il giocatore aveva ventinove anni. L’opera era già parte della collezione del museo.
Nell’immagine: il ritratto di Kobe Bryant eseguito da Rick Chapman.
Lo sapevate? Kobe Bryant sosteneva anche la cultura. Aveva donato un milione di dollari allo Smithsonian di Washington |