I paradossi della riforma dei beni culturali in un'interrogazione parlamentare


Un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Walter Tocci del PD elenca i paradossi della riforma e si domanda se non sia il caso di intervenire.

È stata presentata in data 3 ottobre l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Walter Tocci del PD in merito alla riforma dei beni culturali, di cui abbiamo parlato spesso su queste pagine, e che ha comportato l’accorpamento delle Soprintendenze, la creazione dei musei autonomi, la nomina dei nuovi direttori e molto altro.

Nell’interrogazione, indirizzata al ministro dei beni culturali Dario Franceschini, si rilevano diverse situazioni paradossali, considerato anche che “la riorganizzazione del sistema delle soprintendenze sul territorio nazionale provoca in diversi casi effetti opposti rispetto a quelli prefissati dall’intervento normativo”, che la separazione tra musei e soprintendenze ha causato “la mancanza del numero minimo di competenze che sono necessarie per lo svolgimento degli adempimenti di legge”, oltre a difficoltà logistiche e gestionali, e che la stessa frammentazione delle competenze “spesso smentisce la promessa del principio olistico e anzi rende impossibile la gestione integrata di sistemi culturali di forte carattere unitario”.

Tocci rileva, per esempio, che a Roma i Fori e il Colosseo fanno parte di una nuova soprintendenza a sé stante e slegata quindi dagli altri siti archeologici della capitale come il parco archeologico dell’Appia, oppure che in Sardegna, con la separazione della soprintendenza dai musei, le prime hanno perso la sede in cui operavano e i dipendenti sono stati divisi tra diversi uffici, e ancora in Campania le unioni tra le soprintendenze hanno “seguito spesso criteri irrazionali e comunque non fondati sul piano culturale e territoriale”, oppure la nuova soprintendenza di Mantova, Cremona e Lodi “non ha ereditato né sedi fisiche, né struttura amministrativa di precedenti istituti, e dispone di personale adeguato per garantirne il funzionamento”. Ha dell’incredibile poi il caso di Aquileia in Friuli - Venezia Giulia, dove i beni di Aquileia sono stati affidati a tre soggetti diversi e indipendenti (museo archeologico nazionale, museo paleocristiano e aree archeologiche).

L’onorevole chiede dunque al ministro se non si ritenga opportuno “presentare al Parlamento una relazione dettagliata sullo stato d’attuazione della riorganizzazione delle soprintendenze di archeologia, belle arti e paesaggio”, se ritiene raggiunti gli obiettivi di efficienza individuati, quale programma intenda seguire per applicare le norme secondo coerenti quadri di gestione del personale e come risolvere il problema della tutela del Colosseo e dei Fori, “dal momento che la sentenza del Consiglio di Stato ha precisato che l’attuale direttore del parco archeologico svolge solo sporadicamente tale delicatissima funzione”, e quello del parco archeologico dell’Appia separato dalla soprintendenza di Roma.

Immagine: la Camera dei Deputati. Ph. Credit

I paradossi della riforma dei beni culturali in un'interrogazione parlamentare
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