L'infettivologo Vaia (Spallanzani): “riaprire musei e teatri, come facciamo con le chiese”


L’infettivologo Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive dello Spallanzani di Roma, intervistato da RTL 102.5 ritiene che si possa tornare ad aprire cinema, musei, teatri e musica esattamente come facciamo con le chiese.

Non c’è solo il mondo della cultura a chiedere di riaprire cinema e teatri, a sei mesi quasi esatti dalla loro chiusura (lo scorso 25 ottobre) per le restrizioni imposte dal governo per contenere il contagio da Covid-19: alle voci pro-riaperture dei luoghi della cultura si è aggiunta adesso quella di Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive dello Spallanzani di Roma. Intervistato l’altro ieri da Giusi Legrenzi ed Enrico Galletti nella trasmissione Non Stop News su RTL 102.5, Vaia ha affermato che cinema, teatri, musei, musica possono essere aperti esattamente come lo sono le chiese.

L’idea di Vaia è che i cittadini vadano premiati per i sacrifici che hanno fatto. Questa la premessa: “Il presidente Draghi”, ha dichiarato l’infettivologo, “ci dà questa notizia così rassicurante che entro luglio arriveranno milioni e milioni di dosi... sarà così, aspettiamo. Le strade, come ho già detto, e voglio ribadirlo, sono tre: i vaccini, le terapie innovative (a partire dagli anticorpi monoclonali che ci faranno fare tanta strada che ci aiuteranno moltissimo) e la nostra capacità di superare questa fase di depressione. Abbiamo bisogno di metterci tanta forza e tanto coraggio, ma anche tanta determinazione nell’applicare ancora le regole. Quello che vedo io è un’oscillazione, che a volte mi preoccupa, tra il pessimismo più cupo e l’ottimismo a volte anche un po’ immotivato. Abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di equilibrio. Dobbiamo vaccinare le persone perché abbiamo capito e verificato che la vaccinazione riduce innanzitutto la mortalità, che è il dato che ci preoccupa, riduce drasticamente anche se non del tutto il contagio. Però, man mano che i cittadini continuano ad osservare le regole e a fare sacrifici, dobbiamo prevedere occasioni di premialità, perché la terza arma è il nostro coraggio, la nostra forza, ma anche la speranza. E allora noi dobbiamo acquisire spazi di premialità”.

Ed è qui che si inserisce il discorso sulle riaperture. Vaia non è per le aperture scriteriate, ma è convinto che gli spazi della cultura si possano aprire, come facciamo con le chiese. “Dobbiamo arrivare a temi di premialità”, ha ribadito, “ed evitare che ci sia un liberi tutti che ci fa poi tornare indietro. Non bisogna rincorrere. Adesso io trovo delle persone che prima volevano tutto sempre chiuso e improvvisamente sono diventati grandi aperturisti. Questa oscillazione da pendolo, senza porsi in una strada mediana, è un errore e io vorrei evitarlo. Dobbiamo però fare un’estate serena. Dico come dobbiamo tornare ad aprire tutto: io sono stato a messa domenica mattina, era una messa in una chiesa preordinata, con prenotazioni, una chiesa abbastanza piena ma con il distanziamento preciso, la sanificazione delle mani all’ingresso, i gruppi familiari, gestita perfettamente. Mi chiedo se non si possa o non si debba fare lo stesso per gratificare anche il nostro spirito, tornare a respirare la cultura, il cinema, il teatro, la musica, i musei”.

Alla domanda di Galletti (“lei riaprirebbe il cinema e i teatri dopo Pasqua?”), Vaia ha così risposto: “Nelle condizioni nelle quali si sono mantenute aperte le chiese io a questo punto terrei aperti i cinema e i teatri: meglio fare cento repliche anziché venti e consentire a tutti di poter accedere”.

Vaia ha anche avuto modo di intervenire sul vaccino Sputnik: “Io eviterei strumentalismi politici che non mi appartengono e non mi riguardano. Noi allo Spallanzani stiamo facendo uno studio di approfondimento mettendo al centro la scienza, poi chi fa politica farà la sua parte, e noi non vogliamo surrogare decisioni, ma chi deve decidere lo faccia e lo faccia presto. Noi faremo in modo, attraverso lo scambio di materiale biologico, di verificare se lo Sputnik è capace di proteggerci rispetto alle varianti che abbiamo in Europa e in Italia. Devo dire che c’è un atteggiamento di grande comprensione, come può avvenire solamente tra uomini di scienza: i colleghi russi sono molto disponibili a mettersi in discussione, a mettere in discussione i propri dati a verificarli con noi, con uno scambio di dati e di professionisti (loro verranno qui e noi andremo lì: la scienza si pone al centro del dibattito per far sì che si vada avanti presto e veloci, non possiamo attardarci)”.

Infine, il direttore sanitario dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive dello Spallanzani ha riservato le conclusioni alla durata degli anticorpi e, di nuovo, al tema della premialità: “Gli anticorpi durano all’incirca sei mesi: è un dato esperienziale che dovrà poi essere verificato, ma nelle pubblicazioni scientifiche si parla di protezioni che vanno dai nove ai dodici mesi in doppia dose (alcuni stanno pensando alla monodose che dura sei mesi proprio per andare avanti, perché abbiamo bisogno di più dosi). Noi probabilmente lo verificheremo a vaccinazione completata, con un’altra campagna che dovremo avviare, di sierologia. Oggi nessuno ha la verità in tasca, io ho sempre paura delle affermazioni assertive: noi immaginiamo nove-dodici mesi, ma questo va verificato. Non sarà però un dramma, una cosa che ci deve preoccupare, perché noi siamo e saremo in grado di abbattere le barriere. Ecco perché torno alla premialità: dobbiamo invertire la comunicazione (va bene la litania quotidiana di contagiati e dei morti), però oggi dobbiamo mettere la speranza e la fiducia, io sono preoccupatissimo delle depressioni, dell’autolesionismo. Dovete aiutarci voi media”.

L'infettivologo Vaia (Spallanzani): “riaprire musei e teatri, come facciamo con le chiese”
L'infettivologo Vaia (Spallanzani): “riaprire musei e teatri, come facciamo con le chiese”


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