Durante il suo viaggio ancora in corso in Canada, papa Francesco ha chiesto formalmente scusa alle popolazioni indigene per gli abusi subiti: dalla metà dell’Ottocento e per quasi tutto il Novecento oltre 150mila bambini indigeni furono allontanati con la forza dalle loro case e dalle loro famiglie per essere trasferiti in strutture educative residenziali ad opera di una collaborazione tra il governo canadese e la chiesa cattolica. In seguito a maltrattamenti fisici e sessuali morirono in queste scuole moltissimi bambini: un vero genocidio culturale dei nativi canadesi. Il Vaticano ha ammesso la responsabilità da parte della Chiesa delle violenze alle tribù dei nativi.
Tuttavia i leader indigeni canadesi chiedono la restituzione da parte del Vaticano di manufatti che nel secolo scorso giunsero a Roma e e che ora sono conservati nei Musei Vaticani nella sezione etnologica. Portavoce di questa volontà è stato Phil Fontaine della Sagkeeng First Nation ed ex capo nazionale dell’Assemblea delle Prime Nazioni (AFN), che ha ricordato che era stato Pio XI nel 1925 a ottenere un’esposizione mondiale di manufatti indigeni, con oltre 100mila oggetti, la maggior parte inviati a Roma e mai più restituiti. i membri delle comunità indigene hanno chiesto a papa Francesco di supervisionare la restituzione di questi oggetti.
Cassidy Caron, presidente del Consiglio nazionale di Métis, ha infatti affermato che “questi oggetti appartengono a loro e che quindi dovrebbero tornare a casa”. “Per così tanto tempo abbiamo dovuto nascondere chi eravamo. Abbiamo dovuto nascondere la nostra cultura e le nostre tradizioni per mantenere la nostra gente al sicuro. In questo momento in cui possiamo essere pubblicamente orgogliosi di essere Métis, stiamo rivendicando chi siamo. E questi pezzi storici raccontano storie di chi eravamo”, ha aggiunto. Caron sostiene che molti degli oggetti vennero portati via durante una missione cattolica inviata in Canada nel 1925, prima della grande mostra di manufatti al Vaticano.
Da parte sua il Vaticano ha affermato che i copricapo piumati, le zanne di tricheco intagliate, le maschere e le pelli di animali sono stati doni a papa Pio XI. Il dibattito è uno dei punti cardine di questo viaggio di papa Francesco e ora “vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni”, ha affermato il portavoce vaticano Matteo Bruni. È possibile che i popoli indigeni abbiano donato le loro opere ai missionari cattolici, ma gli storici si chiedono se i manufatti siano stati offerti liberamente, viste le politiche di governo volte all’eliminazione delle tradizioni indigene.
Foto di Cole Burston/Getty Images
Gli indigeni canadesi chiedono al papa la restituzione di manufatti conservati ai Musei Vaticani |