In Francia hanno fatto un'indagine sul settore delle mostre. Ecco cosa è emerso


In Francia è stata fatta una corposa indagine interamente centrata sul settore delle mostre. Nel 2019 (anno di riferimento) ce ne sono state 12.300, hanno spostato 117 milioni di visitatori e hanno avuto un impatto di 4,2 miliardi di euro. Ma è emerso anche molto altro.

In Francia è stato da poco pubblicato un interessante studio sul settore delle mostre culturali: a occuparsi della ricerca è stato l’OPIIEC - Observatoire des métiers du numérique, de l’ingénierie, du conseil et de l’évènement (Osservatorio delle professioni del digitale, dell’ingegneria, della consulenza e degli eventi), ente costituito da diverse associazioni di categoria. Si tratta di uno studio importante perché ha permesso di identificare per la prima volta il peso delle mostre culturali in Francia e di studiare, all’interno di questo ecosistema, le professioni e le competenze prioritarie che devono essere sviluppate dagli attori del settore. Nell’ambito dello studio (Etude sur les métiers de la conception et du suivi de réalisation d’expositions culturelles, scaricabile dal sito dell’OPIIEC), una “mostra culturale” è stata definita come “un dispositivo intellettuale e spaziale, praticato dai visitatori e il cui obiettivo è incoraggiare il loro incontro con opere umane o naturali, temi (storici, sociologici, scientifici, ecc.), patrimoni (materiali e immateriali) o territori”. Esistono diversi tipi di mostre: permanenti (quelle la cui durata non è fissata, ma è stato osservato che mediamente durano tra i 5 e i 10 anni), temporanee (durata media da 3 mesi a 2 anni), semipermanenti (durata media tra 3 e 5 anni), itineranti (mostre temporanee che si spostano in spazi diversi), virtuali.

L’obiettivo dello studio è stato quello di consentire al settore di individuare le azioni da porre in essere sugli aspetti occupazionali, delle competenze e della formazione per sostenere le evoluzioni e le trasformazioni in atto su imprese e lavoratori e per proporre percorsi di azione. Più specificamente, gli obiettivi di questo studio erano i seguenti: collocare la filiera all’interno dell’ecosistema dell’esposizione culturale in Francia; quantificare l’impatto economico dell’ecosistema e delle sue produzioni; fare un inventario delle competenze relative alle mostre culturali e ai luoghi delle mostre culturali in Francia; fare il punto sulle competenze attese dai professionisti in termini di esposizione culturale per tutte le professioni, da 3 a 5 anni; fare la mappatura e la valutazione dell’offerta di formazione iniziale e professionale esistente in Francia; mettere le competenze attese in prospettiva con l’attuale offerta formativa e il suo sviluppo previsto nell’arco di 3-5 anni.

Lo studio è consistito nell’individuare tutti gli attori, quantificarne il peso nel settore e valutare l’evoluzione delle professionalità e delle competenze dei professionisti coinvolti nel campo delle mostre culturali. Per questo, OPIIEC ha intanto determinato il numero di mostre culturali in Francia, basandosi su database specializzati, verificati e parametrati con test di controllo qualità, poi ha sondato l’insieme delle imprese del settore, interpellando anche le organizzazioni professionali che organizzano e federano aziende e professionisti del settore espositivo culturale, in particolare quelle che aderiscono alle federazioni, quindi ha valutato l’evoluzione delle professionalità e delle competenze dei professionisti coinvolti nelle manifestazioni culturali. Dopo aver definito l’elenco delle professioni per i professionisti, sono state condotte interviste esplorative con loro; è stato poi inviato un sondaggio online alle aziende del settore per raccogliere feedback più dettagliati.

In estrema sintesi, ne è emerso un panorama composto da 12.300 mostre (i numeri sono relativi al 2019, anno di riferimento per lo studio), che hanno spostato 117 milioni di visitatori (67 milioni dei quali nei musei), con un impatto economico diretto e indiretto di 4,8 miliardi di euro, ovvero il 10% del peso economico di tutte le attività culturali in Francia. Il focus sulle imprese si è concentrato su 400 aziende con 1.000 lavoratori salariati, il che porterebbe a un fatturato, per il solo settore mostre, stimato in 100 milioni di euro tasse escluse. Si tratta quindi di un settore composto prevalentemente da piccole strutture (in media 2,5 addetti per azienda). Questi dati però non tengono conto di museografi, scenografi e altri professionisti che collaborano con i musei con contratti nazionali diversi rispetto a quelli presi in considerazione dall’indagine.

L’ecosistema delle mostre è stato poi valutato secondo quattro tipi di fattori diversi: sociali, economici, ambientali e tecnologici. Quanto ai fattori sociali, “la mostra culturale”, si legge nella sintesi del rapporto, “spesso ha già un ruolo educativo o almeno suscita curiosità. La mostra di domani dovrà anche trasmettere i valori della cittadinanza e della solidarietà e diventare uno spazio per eccellenza per la creazione di legami sociali. Al di là di una missione puramente oggettiva che è la conservazione del patrimonio, molti professionisti e intellettuali difendono che il museo di domani contribuisce attivamente ‘alla dignità umana e alla giustizia sociale’”. Secondo lo studio, i musei, come le mostre più in generale, a volte sono percepiti come poco attraenti da un certo pubblico, specialmente da giovani, bambini o adolescenti, pur essendo tra i visitatori più rappresentati. Meno del 15% delle persone visita il museo da solo e le famiglie con bambini rappresentano un quarto delle visite. Sempre più musei si rivolgono a questo pubblico di giovani adulti. Inoltre, con la democratizzazione dell’accesso alle informazioni e ai contenuti culturali online, le persone si aspettano dalla mostra più di un’esperienza puramente contemplativa. Ci sono molti modi per progettare mostre culturali più esperienziali e coinvolgenti (multisensoriali, partecipative e/o gamificate...).

Ancora, sempre in merito ai fattori sociali, è stato riscontrato come, essendo le lotte sociali sono un fenomeno in continua evoluzione, la “mostra impegnata” dovrebbe accompagnare nuove cause. In Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla nascita di movimenti femministi, antirazzisti, LGBTQIA+, ambientalisti, che hanno riflesso anche sulle mostre. Tuttavia, il numero di mostre culturali dedicate a questi nuovi soggetti rimane al di sotto delle aspettative del pubblico secondo il rapporto. Gli spazi espositivi tradizionali possono fornire una finestra di espressione per queste nuove lotte.

Per quanto riguarda i fattori economici, il rapporto ha rilevato che, sia che si tratti di Comuni, Regioni o del Ministero della Cultura, nel complesso i finanziamenti pubblici alla cultura, in Francia, ristagnano. Questa stagnazione si traduce in un calo delle sovvenzioni ai musei e mette in difficoltà finanziarie gli sponsor. Ciò influisce sia sul numero di ordini effettuati che sulle condizioni di lavoro dei fornitori di servizi (aumento del carico di lavoro, budget limitati, ecc.). Non tutte le strutture risentono allo stesso livello di questo calo dei sussidi. In effetti, le piccole sedi espositive menzionano più spesso problemi finanziari rispetto a quelle grandi. Pertanto, solo pochi grandi musei hanno una capacità di investimento sufficiente per adattarsi alle nuove tendenze e attuare pienamente le innovazioni previste. Questo fenomeno può far aumentare la frattura tra Parigi e il resto della Francia, dal momento che la capitale può assumere dimensioni ancora maggiori, sia in termini di budget che di presenze alle mostre culturali. Questo scenario di sovvenzioni ridotte favorisce l’affermazione di nuovi soggetti privati. Questi ultimi, soprattutto sotto forma di organizzazioni collegate a grandi gruppi internazionali, hanno una capacità di investimento maggiore rispetto a molti musei di medie dimensioni. L’emergere di una forte concorrenza internazionale è anche una realtà sempre più tangibile in Francia con il crescente utilizzo di aziende anglosassoni e tedesche e di altri paesi.

Per quanto riguarda i fattori ambientali, l’attuazione di una strategia di sobrietà energetica per ridurre il consumo di energia (in calo di oltre il 15% rispetto al 2050) ha un impatto anche sul settore delle mostre. Promuovendo l’eco-design, i protagonisti del settore vogliono anche poter risparmiare denaro grazie al riutilizzo di allestimenti e attrezzature in particolare. Tuttavia, l’eco-design comporta anche dei costi (riciclaggio, installazione, know-how, ecc.). Questa dimensione è sempre più spesso inserita come criterio nei bandi di gara.

Le aziende specializzate nel supporto alla progettazione e produzione responsabile offrono sia strumenti per calcolare l’impatto ecologico degli attori sia consigli su come fare meglio. D’altra parte, questo approccio, secondo il rapporto, è ancora molto poco utilizzato rispetto ad altri settori come l’edilizia o l’industria pesante. Per affrontare questa nuova sfida, sempre più professionisti e artigiani stanno adottando nuove pratiche (soluzioni di riciclaggio, recupero, noleggio di mobili, ecc.). Per facilitare la realizzazione di una mostra culturale eco-progettata, vengono implementati mezzi con l’obiettivo di mettere in comune collezioni, prestiti, ma anche il trasporto di opere.

Quanto invece ai fattori tecnologici, è stato rilevato dall’OPIIEC che l’uso di contenuti multimediali è diventato ampiamente democratizzato nei luoghi in cui si organizzano mostre culturali. Questi contenuti generalmente arricchiscono una mostrano e migliora la trasmissione culturale delle opere. La loro integrazione si sviluppa con l’intervento di esperti fin dall’inizio della progettazione del percorso scenografico. Il digitale sta ampliando l’universo delle possibilità nel campo della comunicazione. Al contempo, le nuove tecnologie (realtà aumentata, NFT, ecc.) consentono di creare nuove forme di interazione con le opere, il loro utilizzo è ancora minoritario nel settore, ma questo tipo di tecnologia permette di superare alcune barriere logistiche e quindi di interagire con le “opere fisiche”. Tuttavia, questo tipo di esposizione è ancora una minoranza secondo i dati rilevati da OPIIEC. I formati e il loro posto tendono a strutturarsi e affermarsi. In generale, il digitale sta ampliando l’universo delle possibilità nel campo della comunicazione. I social network sono sempre più utilizzati sia per pubblicizzare una mostra culturale e distinguersi sul mercato, ma anche per fidelizzare il pubblico. Ciò costituisce un’attività di sviluppo di un’offerta culturale a sé stante parallela alla sua attività espositiva (podcast, video, serious game, ecc.).

Per quanto riguarda le interviste con i professionisti del settore, le rilevazioni hanno permesso di individuare 19 professioni. 9 professioni su 19 valutate dagli intervistati sono considerate stabili in termini di occupazione e allo stesso tempo considerate in evoluzione in termini di competenze da mobilitare, mentre 7 professioni sono considerate in crescita e 1 in calo. La forza lavoro dovrebbe quindi aumentare complessivamente nei prossimi anni, ma in misura ragionevole. Le professioni che prevedono la crescita più forte sono quelle legate alla transizione ambientale (consulente ambientale/eco-design) o alla crescente integrazione della tecnologia digitale (produttori di audiovisivi, contenuti multimediali e digitali, ingegneri di apparecchiature audiovisive, multimediali e digitali, ingegneri tecnici). Di contro, le professioni considerate più in evoluzione sono generalmente quelle espositive più tradizionali (curatore di mostre, museografo, scenografo, progettista di contenuti audiovisivi, multimediali e digitali, programmatore, consulente in conservazione preventiva, consulente ambientale, progettista grafico e disegnatore (allestimenti, servizi, ecc.). Le professioni che impattano di più sul settore sono (in ordine di importanza rilevata): museografo; scenografo; progettista audiovisivo/multimediale; curatore; ingegnere audiovisivo/multimediale; programmatore; ingegnere tecnico (condizionamento, ventilazione, ecc.); progettista illuminotecnico; economista; project manager; disegnatore grafico; consulente in conservazione preventiva; consulente ambientale; designer (allestimenti, servizi ecc.); designer sonoro; consigliere giuridico.

Nel complesso, esistono ancora certificazioni e formazione iniziale che consentono l’accesso ai mestieri. Per alcune professioni, invece, i corsi sembrano meno conosciuti, poiché se diversi professionisti hanno ad esempio citato una mancanza di certificazione/formazione iniziale dedicata al progettista illuminotecnico, in realtà ce ne sono alcuni (es. diploma rilasciato dall’ENSATT a Lione). Per la formazione continua, a parte le professioni tecniche non specifiche dell’e mostre (tecnico del suono, progettazione multimediale, ecc.), viene lamentata un’offerta spesso insufficiente. Gli intervistati sottolineano poi il fatto di formarsi partecipando a convegni, tavole rotonde e contatti con altri professionisti, ma raramente attraverso la formazione in senso tradizionale. Sono stati individuati sei blocchi di competenze prioritarie per affrontare i nuovi trend del settore: gestione delle tematiche ambientali; questioni normative e amministrative; management e project management; budget management; sperimentazione delle innovazioni digitali; capire le aspettative del pubblico.

Il rapporto dell’OPIIEC si conclude con alcune raccomdnazioni affinché tutti gli attori coinvolti nelle manifestazioni culturali e appartenenti al settore riescano a strutturarsi al meglio, in modo da poter supportare i professionisti durante tutto il loro percorso formativo. Le sfide individuate ruotano intorno a 3 assi: Perseguire la strutturazione del settore e delle sue professioni e svolgere, come estensione di questa azione, uno studio sull’evoluzione dell’ecosistema globale delle mostre, in collaborazione con il Ministero della Cultura, considerando la produzione annuale di statistiche sul settore; Dare visibilità ai diversi corsi di formazione e ai percorsi che conducono alle professioni delle mostre, sviluppando le politiche di collaborazione tra scuole e imprese per promuovere i mestieri legati alle mostre; Promuovere lo sviluppo di competenze chiave da acquisire per affrontare le grandi sfide di domani, finanziando azioni ad hoc, creando una libreria di risorse online gratuite (video, podcast, articoli, ecc.) per informare su normative, innovazioni tecnologiche, metodi di gestione del team e così via, e promuovendo l’offerta di azioni collettive organizzando un webinar con le imprese del settore.

Nell’immagine: il Louvre

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