È in forse la partecipazione dell’Ucraina alla 59a Biennale di Venezia. Lo ha comunicato con una nota l’organizzazione del Padiglione dell’Ucraina, la cui presenza era prevista anche quest’anno, nel suo spazio all’Arsenale, poco lontano dal Padiglione dell’Italia. Il Padiglione dell’Ucraina si chiamerà The Fountain of Exhaustion. Acqua alta e vedrà la presenza di un solo artista, Pavlo Makov, con un progetto presentato dal commissario Kateryna Chuyeva e curato da Lizaveta German, Maria Lanko e Borys Filonenko. La guerra in Ucraina rischia però di far saltare tutto.
“I curatori del padiglione e l’artista Pavlo Makov”, si legge nella nota, “hanno ricevuto molte richieste in arrivo dalla stampa e dai colleghi. Vorremmo rispondere ad alcune delle richieste per nostro conto e chiarire la situazione. Quanto segue non rappresenta la posizione e le intenzioni del Ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione dell’Ucraina, ma la posizione personale del team dietro il padiglione. L’Ucraina è stata invasa. La Federazione Russa ha attaccato la pacifica nazione indipendente dell’Ucraina. Le nostre vite, le vite dei nostri cari e tutto ciò che rappresentiamo (pace, libertà, democrazia, cultura) sono state messe in pericolo”.
“Il nostro team”, spiegano gli organizzatori, “è sparso in tutta l’Ucraina: Kharkiv, Kiev e Leopoli. Abbiamo anche un membro del team fuori dall’Ucraina. Al momento della pubblicazione di questa dichiarazione, non siamo in pericolo immediato, ma la situazione è critica e cambia ogni minuto. Al momento, non siamo in grado di continuare a lavorare al progetto del padiglione a causa del pericolo per le nostre vite”.
Le difficoltà sono dovute anche al fatto che da più di 24 ore l’Ucraina, con la chiusura dello spazio aereo, è tagliata fuori dai collegamenti internazionali (aspetto che ha causato e sta causando difficoltà anche a chi sta cercando di tornare nel paese): “Tutti i voli internazionali da e per l’Ucraina”, si legge nella nota, “sono cancellati. Viaggiare in giro per il paese è rischioso”.
Tuttavia, concludono gli organizzatori del padiglione ucraino, “siamo determinati a rappresentare l’Ucraina alla 59. Mostra d’Arte - La Biennale di Venezia, ma non tutto dipende da noi. Se la situazione cambia e tornerà a essere sicuro continuare il nostro lavoro e viaggiare, saremo a Venezia. Non possiamo ancora confermare che il nostro progetto sarà completato, ma possiamo promettere che faremo tutto il possibile per salvare un’opera d’arte unica prodotta da Pavlo Makov e dal nostro grande team appositamente per la prossima biennale negli ultimi cinque mesi e per rappresentare l’Ucraina nella scena artistica contemporanea internazionale nel modo in cui merita di essere rappresentata”.
Nella foto: il padiglione ucraino del 2019, The Shadow of Dream cast upon Giardini della Biennale, a cura di Open Group (Yurii Biley, Pavlo Kovach, Stanislav Turina, Anton Varga) e con la partecipazione di “tutti gli artisti dell’Ucraina”.
In forse il Padiglione dell'Ucraina alla Biennale di Venezia. “Non possiamo lavorare” |