Brutta sorpresa, ieri, per gli abitanti di Copenaghen, che hanno ritrovato il simbolo della città, la celeberrima statua della Sirenetta, imbrattata con la scritta “racist fish” (“pesce razzista”). L’iscrizione ingiuriosa, vergata con la bomboletta spray, è stata vergata sul masso che fa da base alla piccola statua di bronzo di 175 chilogrammi, che si trova all’entrata del porto della capitale della Danimarca.
In realtà, la favola del 1837 di Hans-Christian Andersen, nota in tutto il mondo, non ha alcun contenuto che potrebbe far pensare a implicazioni razziste. La studiosa Ane Grum-Schwensen, esperta di Andersen e ricercatrice all’Andersen Centre (il centro di ricerca dedicato all’opera del grande scrittore danese), ha spiegato che “è davvero difficile vedere qualcosa di razzista nella favola della Sirenetta”. Ci sono alcuni studiosi che hanno analizzato il retroterra culturale colonialista alla base del dramma Mulatten (“Mulatto”) scritto da Andersen nel 1840 o in altri suoi testi, ma nessuno ha a che fare con la Sirenetta.
C’è chi ha voluto vederci un’eco della polemica nata l’anno scorso, quando l’attrice afroamericana Halle Bailey era stata scelta per il remake in live-action del celeberrimo cartone animato Disney nel 1989, ma la situazione lì era opposta, nel senso che molti hanno protestato perché per vestire i panni dell’eroina scandinava era stata selezionata un’attrice di colore (e dunque le accuse di razzismo erano semmai indirizzate a chi non voleva una sirenetta nera), e addirittura c’è chi ipotizza che la scritta “racist fish” faccia riferimento al fatto che, proprio nel lungometraggio Disney, compare un pesce afroamericano stereotipato mentre i protagonisti cantano la famosissima canzoncina In fondo al mar. Date dunque le motivazioni labili e risibili, al limite del demenziale, non è neppure da escludersi che si tratti dell’atto di uno squilibrato, o addirittura di un deliberato atto di sabotaggio per mettere in cattiva luce il movimento Black Lives Matter: una delle maggiori critiche a tutto il movimento si concentra infatti sulle devastazioni nei confronti del monumento, anche se gran parte dello stesso Black Lives Matter si dissocia da questo tipo di azioni.
Non è comunque la prima volta che i vandali si accaniscono contro la Sirenetta, realizzata nel 1913 dallo scultore danese Edvard Eriksen (Copenaghen, 1876 - 1959), su commissione di Carl Jacobsen, proprietario del noto birrificio Carlsberg che oggi esporta i suoi prodotti in tutto il mondo (Eriksen usò come modella la moglie Eline: la modella scelta all’inizio, la ballerina Ellen Price, era a disagio nel posare nuda e di conseguenza lo scultore optò per la consorte). Nel 1964 e nel 1998 le era stata rubata la testa, nel 1984 era stato staccato un braccio. Ancora, nel 2003 fu caricata con esplosivi, staccata dalla base e gettata nelle acque del porto, mentre nel 2006 le fu messo in mano un dildo in occasione della festa della donna, e nel 2004 era stata avvolta in un burqa in segno di protesta contro l’idea di far entrare la Turchia nell’Unione Europea. Più di recente (a gennaio di quest’anno) sullo scoglio era stato scritto “Free Hong Kong” in relazione a quanto accade in Cina.
Imbrattata la Sirenetta di Copenaghen: “pesce razzista”. Tentativo di sabotaggio? |