Dopo aver pubblicato la nostra top ten del meglio di Arte Fiera 2020, che giunge quest’anno all’edizione numero 44 e si svolge nei nuovi padiglioni 15 e 18 della Fiera di Bologna, oggi proponiamo la rassegna del peggio: ieri avevamo evidenziato che la qualità in alcuni punti era discontinua e che alcune proposte erano ripetitive. Ci sembrava quindi interessante approfondire il discorso. Per fortuna la scelta è stata difficile, perché quest’anno il livello era piuttosto sostenuto, e Simone Menegoi, assieme al suo staff, hanno compiuto un ottimo lavoro. Non tutto però ci pare abbia raggiunto la soglia della sufficienza: ecco a voi gli stand che speriamo di vedere con proposte migliori alle prossime fiere.
1. Flora Bigai (Pad. 15, B/48)
La galleria di Pietrasanta ha proposto quest’anno uno stand con artisti troppo distanti tra loro: Damien Hirst, Sergio Fermariello, Julian Opie, Mario Ceroli, Yves Dana, Hongbo Li. Totale assenza di un’ottica curatoriale, ed esposizione che ci è sembrata troppo confusionaria. Per una fiera importante come quella di Bologna sarebbe auspicabile un approccio più ricercato.
Opere di Fermariello, Li e Hirst che quest’anno Flora Bigai porta ad Arte Fiera |
2. Lara e Rino Costa (Pad. 15, B/33)
A nostro avviso lo stand più kitsch: la moto di marmo di Umberto Cavenago e le sculture in carta di Amanda Chiarucci (ispirate, per motivi che ci sfuggono, a Leonardo da Vinci), sono secondo noi ragioni sufficienti per il titolo.
La moto di Cavenago esposta allo stand di Lara e Rino Costa |
3. Cinquantasei (Pad. 15, B/37)
Abbiamo preso la bolognese galleria Cinquantasei come esempio di tutti gli espositori che propongono, tutti gli anni, stand troppo ripetitivi (per il fatto che l’allestimento di Cinquantasei era praticamente identico a quello dello scorso anno, e la selezione simile ma meno interessante). Parafrasato: troppe gallerie portano sempre i soliti De Chirico, i soliti Guttuso, i soliti spazialisti, e così via. Cinquantasei, quest’anno, ha fatto un buon lavoro con le opere di Balla: a nostro avviso ci si poteva concentrare su meno nomi (allo stand di Cinquantasei si alternavano Balla, Carrà, De Chirico, Guttuso e Sironi) ma con un taglio più curatoriale.
Le opere di De Chirico allo stand di Cinquantasei |
4. Contini (Pad. 15, B/37)
La galleria veneta propone da tempo la stessa selezione (quest’anno in mostra Mario Arlati, Enzo Fiore, Julio Larraz, Manolo Valdés, Pablo Atchugarry, Igor Mitoraj), in uno stand che è sempre affastellato, poco organico, con troppe opere. È lo stand più grande di tutta Arte Fiera (così almeno ci sembra dalla pianta), ma anche quello che ci è parso meno ordinato e meno all’altezza della situazione.
Lo stand di Contini |
5. Primo Marella (Pad. 15, A/2)
Si viene accolti da un’opera dalle geometrie di He Wei ma poi si vira verso i tessuti di Andrianomearisoa, l’iperrealismo di Besta Betrizal, la street art di Farhan Siki. Uno stand scenografico ma di cui non s’intuiva l’idea di fondo.
Lo stand di Primo Marella |
6. Fabbrica Eos (Pad. 15, B/34)
La galleria milanese porta a Bologna un solo show di Corrado Levi, Frustate al rosso. Ma le mutande stese un po’ per tutto lo stand, che ancora fatichiamo a comprendere, catturano l’attenzione (e non in positivo).
Lo stand di Fabbrica Eos |
7. P420 (Pad. 15, B/7)
I ghiaccioloni in tessuto a campiture uniformi di Adelaide Cioni avevano già fatto la loro comparsa ad Artissima e non avevano entusiasmato. P420 adesso porta ad Arte Fiera opere del tutto simili, ma questa volta lo stand è tutto per lei. Nella sezione Pittura XXI c’è di meglio.
Due opere di Adelaide Cioni allo stand di P420 |
8. Antonella Cattani (Pad. 15, C/42)
La scelta della galleria altoatesina si riduce a due artisti, Claude Viallat e Antonella Zazzera. Due nomi poco convincenti e che peraltro neppure sembrano dialogare bene tra loro. E ancora, sensazione di déjà-vu.
Una delle opere di Viallat allo stand di Antonella Cattani |
9. Poggiali (Pad. 15, D/21)
La selezione “da fiera” di Poggiali è, da anni, praticamente sempre la stessa, eppure la galleria fiorentina ci pare abbia più materiale su cui lavorare. La qualità c’è ma lo stand è sempre troppo ripetitivo.
Opera di Zorio allo stand di Poggiali |
10. Matèria (Pad. 15, D/25)
Sì, è vero che Giuseppe De Mattia (il protagonista del solo show proposto da Matèria) lavora da anni su articoli da fruttivendolo, ma a solo un mese dall’exploit di Cattelan ad Art Basel, l’esposizione di due finocchi su mensola si sarebbe potuta evitare. Anche se uno dei due è finto.
I finocchi di De Mattia allo stand di Matèria |
Dalle mutande stese ai finocchi su mensola, ecco il peggio di Arte Fiera 2020 a Bologna |