Il Getty Museum di Los Angeles restituirà all’Italia uno splendido gruppo scultoreo in terracotta raffigurante Orfeo e le sirene: è lo stesso museo che lo ha annunciato. Il Museo sta inoltre collaborando con il Ministero della Cultura dell’Italia per organizzare la restituzione di altri quattro oggetti a data da destinarsi. Si tratta di una colossale testa in marmo di una divinità del II secolo d.C.; uno stampo in pietra del II secolo d.C. per la fusione di pendenti; un dipinto a olio intitolato Oracolo a Delfi, opera del 1881 di Camillo Miola; e un thymiaterion in bronzo etrusco del IV secolo a.C. I primi tre di questi oggetti furono acquisiti da J. Paul Getty e dal Getty Museum negli anni Settanta; il quarto nel 1996. Nessuno di questi oggetti è stato esposto al pubblico negli ultimi anni. Il Getty sta attualmente lavorando con il Ministero della Cultura per organizzare la loro restituzione.
Per quanto riguarda l’Orfeo con le sirene, è stato riscontrato che il gruppo, un insieme di sculture originario della Magna Grecia, del 350-300 a.C., è uscito illegalmente dall’Italia (e la richiesta di restituzione era già stata inoltrata vent’anni fa), anche se non sappiamo da quale sito fu scavato (il museo non ha voluto diffondere informazioni specifiche sugli studi che hanno portato ad accertare la provenienza illegale, ma fa sapere che è sicuro che trattasi di opera scavata illecitamente), e di conseguenza, in conformità con la politica del Getty di restituire gli oggetti al loro paese di origine o al paese in cui sono stati scoperti quando informazioni affidabili indicano che sono stati rubati o scavati illegalmente, il museo ha rimosso le sculture dal percorso espositivo e sta preparando il trasporto per Roma a settembre, dove il gruppo entrerà a far parte di un museo, ancora non specificato, che verrà indicato dal Ministero della Cultura (al momento tuttavia il candidato più probabile sembra essere il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, dato che questo dovrebbe essere il contesto di provenienza del gruppo). L’estrema fragilità delle statue di Orfeo e delle sirene richiede attrezzature e procedure su misura.
L’Orfeo con le sirene, raffigurante la sfida che oppose il mitologico cantore alle creature fantastiche note per il loro canto melodioso, è tra i pezzi più pregiati delle collezioni antiche del Getty, ed è un gruppo talmente particolare che in passato fu ritenuto anche un falso, dato che non ha riscontri simili. Studi sull’argilla hanno invece dimostrato la sua autencitià. Fin da quando è stato acquistato in Svizzera nel 1976, assieme alle due sirene, è sempre stato esposto al pubblico. L’Orfeo si presenta seduto su di un klismos (un seggio) che si presenta con uno schienale ampio e tondeggiante, e poggia i piedi su di una pedana rettangolare composta da due sezioni distinte. Il corpo è avvolto in un mantello che copre la spalla sinistra e parte del braccio sinistro, lasciando il petto nudo e mostrando rughe intorno all’ombelico e all’ascella. Il mantello scende su entrambi i lati con profonde pieghe, coprendo le gambe della figura fino ai polpacci. Le gambe sono leggermente aperte, in modo che l’argilla dell’indumento formi pieghe sottili e profonde. Il piede destro poggia sullo sgabello, mentre solo la punta del piede sinistro lo tocca. La figura indossa sandali piatti con cinghie che si incrociano sulla parte superiore dei piedi. La testa della figura, girata verso destra, presenta una bocca con labbra carnose e accuratamente modellate, e aperta a rivelare l’arcata dentale superiore; una fossetta segna il punto in cui il labbro inferiore incontra il mento prominente. L’arricciamento del labbro inferiore e la bocca semiaperta sono entrambi segni che questo personaggio fosse probabilmente ritratto nell’atto di cantare. L’accuratezza della raffigurazione è tale che negli occhi si vedono addirittura le ghiandole lacrimali. Probabilmente in origine la figura aveva i capelli dipinti, come è stato determinato da un’attenta analisi della nuca, ma è possibile che la testa fosse parzialmente coperta da un copricapo, come sembra suggerire la modellazione della parte superiore della fronte. Il braccio destro, con il gomito appoggiato al busto, è piegato, proteso in avanti per reggere un plettro, mentre la mano sinistra probabilmente pizzicava le corde di una kithara (cetra). Una traccia dello strumento sopravvive nella concavità dove doveva poggiare sulla gamba sinistra.
La sirena di sinistra è colta in una posa meditativa: ha le gambe lunghe e snelle, che terminano in quattro lunghi artigli (secondo la mitologia greca le sirene erano metà donne e metà uccelli), ed è aggrappata a un base rocciosa. La testa è leggermente inclinata a sinistra, secondo uno schema iconografico generalmente impiegato per esprimere dolore o tristezza. I lineamenti del viso, pieno e rotondo, ricordano quelli di Orfeo. Il viso è incorniciato da un’acconciatura caratterizzata da una serie di riccioli rozzamente modellati, corti e attorcigliati applicati sulla sommità del capo e che coprono parzialmente le orecchie. La figura è vestita con un chitone corto con apoptygma (un particolare tipo di veste corta) che aderisce al suo corpo formando pieghe che si appiattiscono sul davanti, mentre sui lati si aprono come mosse dal vento. Nella parte posteriore, il drappeggio si estende a formare un’ampia coda tubolare, svasata verso l’estremità a ventaglio. L’altra sirena è identica nella parte inferiore, ma si differenzia per il movimento delle braccia.
“Grazie alle informazioni fornite da Matthew Bogdanos e dall’Unità per il traffico di antichità dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan che indicano lo scavo illegale di Orfeo e delle sirene, abbiamo deciso che questi oggetti dovrebbero essere restituiti”, afferma Timothy Potts, direttore del Getty Museum. “Apprezziamo il nostro forte e fruttuoso rapporto con il Ministero della Cultura italiano e con i nostri numerosi colleghi archeologi, conservatori, curatoriali e altri studiosi in tutta Italia, con i quali condividiamo la missione di promuovere la conservazione del patrimonio culturale antico”.
Sul caso è intervenuta anche la direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Eva degl’Innocenti, che come detto sopra è tra i papabili il museo dove con tutta probabilità sarà esposto il gruppo. “Quando un patrimonio di così inestimabile valore torna in patria”, ha dichiarato, “è una grande conquista civica e morale, non soltanto per l’eredità culturale che rappresenta, ma anche per la vittoria del senso della legalità e del rapporto con i territori come ci insegna la stessa Convenzione di Faro”. Il gruppo dovrebbe provenire proprio dall’area tarantina a cui lo stesso Getty aveva già restituito negli anni scorsi antichi manufatti ceramici di produzione apula esposti poi al MArTA nella mostra Mitomania nell’aprile del 2019. “In quell’occasione, grazie al grande lavoro di indagine condotto dal Nucleo di tutela del patrimonio del Comando dei Carabinieri, restituimmo alla pubblica fruizione capolavori della ceramica apula che erano stati trafugati da contesti archeologici tarantini”, aggiunge la direttrice, "ed oggi come allora quella identità storico-culturale rappresenta un legame indissolubile con questa terra. Sarebbe pertanto auspicabile che Orfeo e le sue Sirene tornassero a casa e potessero entrare a far parte della esposizione permanente del MArTA. Dopo l’esposizione romana, dunque, il MArTA sarebbe pronto ad ospitare il gruppo di figure in terracotta, anche in virtù del progetto in corso di nuovo allestimento espositivo che consentirebbe al gruppo scultoreo di poter recuperare il proprio contesto identitario”.
“Grazie alla collaborazione tra il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale e le autorità statunitensi”, commenta invece il ministro della cultura Dario Franceschini, “il magnifico gruppo scultoreo ‘Orfeo e le sirene’ attualmente al Getty Museum di Los Angeles rientrerà in Italia, da dove era stato illegalmente esportato in seguito al suo ritrovamento nel corso di uno scavo clandestino nell’area tarantina. Nelle prossime settimane l’opera rientrerà e verrà inizialmente esposta al Museo dell’arte salvata per poi essere presto restituita al suo territorio di origine, come è ormai consuetudine. Ringrazio le donne e gli uomini del CCTPC e del nostro corpo diplomatico per l’impegno, la professionalità e la determinazione con cui hanno conseguito questo straordinario risultato, che riporta in Italia un’opera di eccezionale valore”.
Il Getty restituirà all'Italia il raro e preziosissimo gruppo scultoreo di Orfeo e le sirene |