Un prezioso dipinto di Carl Blechen (Cottbus, 1798 – Berlino, 1840), figura di spicco del romanticismo tedesco, e che era stato sequestrato dai nazisti a due collezionisti d’arte ebrei, torna finalmente ai legittimi proprietari, in accordo ai “principi di Washington” che prevedono la restituzione delle opere sequestrate agli ebrei dai nazisti. Il governo tedesco, attraverso la Kunstverwaltung des Bundes, ovvero l’amministrazione federale delle arti, ha infatti restituito agli eredi il dipinto La valle dei mulini ad Amalfi di Carl Blechen. Il quadro apparteneva ai collezionisti d’arte ebrei berlinesi Arthur e Eugen Goldschmidt, che si suicidarono nel 1938 a seguito di numerose persecuzioni antisemite. L’opera ha una storia particolare, perché il dipinto venne acquistato dallo stesso Adolf Hitler che voleva destinarlo al Museo del Führer che sarebbe dovuto sorgere a Linz in Austria (l’organizzazione creata da Hitler che si occupava dei sequestri si chiamava infatti Sonderauftrag Linz, ovvero “Ordine speciale Linz”).
Dopo il suicidio di Arthur e Eugen Goldschmidt, la loro vasta collezione d’arte rimase inizialmente nel loro appartamento di Berlino, dove fu confiscata dalla Gestapo nel luglio 1942 sulla base della legislazione antiebraica. Il legittimo erede Edgar Moor, nipote dei fratelli Goldschmidt, che viveva all’estero, venne così espropriato. La storia del dipinto è stata rivelata dalla ricerca sulla provenienza condotta dall’Amministrazione federale delle arti e dal progetto OFP presso l’Archivio centrale statale di Brandeburgo, finanziato dal ministro dell’Assessorato alla Cultura Claudia Roth.
Responsabile della vendita dei beni rubati ai fratelli Goldschmidt era il Vermögensverwertungsstelle (“Ufficio per la realizzazione patrimoniale”) dell’Oberfinanzpresident (presidente capo delle finanze) di Berlino-Brandeburgo. Fu probabilmente tramite questo ufficio che, il 5 settembre 1944, il dipinto di Blechen entrò nella collezione dell’“Ordine speciale Linz” di Hitler, attraverso la mediazione del mercante d’arte berlinese Hans W. Lange. Nel 1960 l’opera divenne proprietà federale, e recentemente è stata anche esposta presso il Museo Fürst Pückler di Cottbus, a seguito di un prestito del governo federale.
Il patrimonio dei fratelli Goldschmidt comprendeva, oltre al dipinto di Blechen, anche una preziosa collezione d’arte. In un inventario redatto nel 1939 in occasione dell’esecuzione del testamento sono elencati oltre 900 oggetti: oltre a dipinti olandesi del XVII secolo, ci sono dipinti francesi e tedeschi del XIX secolo, rari pezzi di grafica, sculture non databili più nel dettaglio, e sono registrati anche alcuni oggetti dell’Asia orientale e numerose porcellane decorative. Inoltre, come si evince dalla perizia, l’appartamento era arredato con mobili francesi di stile settecentesco e pregiati tappeti e arazzi provenienti dalle botteghe di Bruxelles del XVII secolo.
“Fare i conti con il furto nazista dei beni culturali è un momento importante per ricordare i perseguitati dalla tirannia nazionalsocialista”, dichiara la ministra della cultura Claudia Roth. “Con la restituzione del dipinto di Carl Blechen, confiscato a causa della persecuzione nazista, il destino di Arthur e Eugen Goldschmidt nonché di Edgar Moor diventa ora un po’ più visibile. Per questo ringrazio di cuore l’intero team di ricerca dell’Amministrazione federale delle arti e il progetto OFP”.
“Sono lieto che la collaborazione tra l’Amministrazione federale delle arti e il progetto OFP, finanziato congiuntamente dal Commissario federale per la cultura e i media e dal Ministero per la scienza, la ricerca e la cultura dello Stato di Brandeburgo ha fornito le informazioni necessarie presso l’Archivio Centrale di Stato di Brandeburgo e ha così reso possibile la restituzione del dipinto”, afferma Christoph Faden, direttore dell’Amministrazione federale delle arti.
Andrea Enderlein, rappresentante dell’avente diritto alla restituzione a Moor, sottolinea: “La restituzione dell’opera d’arte è di grande importanza per la famiglia e la sua storia. Il mio cliente è molto grato per il riconoscimento del fatto che questo furto d’arte è stato il risultato della persecuzione contro i fratelli Arthur Goldschmidt ed Eugen Goldschmidt”.
“Sono lieta per i miei colleghi della ricerca sulla provenienza che la loro ricerca, talvolta complessa e dispendiosa in termini di tempo, e la trasmissione delle informazioni all’amministrazione federale delle arti”, dice Julia Modelhawer, capo dipartimento presso l’Archivio centrale statale di Brandeburgo, “hanno contribuito a determinare il destino del dipinto e il relativo destino di persecuzione dei proprietari ebrei. La restituzione del dipinto è un passo importante nello spirito dei principi di Washington”.