Il governo della Grecia, guidato da Alexis Tsipras, ha scongiurato il rischio di privatizzazione dei suoi musei: centinaia di siti erano stati infatti messi in una lista di luoghi da cedere ai privati per far fronte alla crisi del debito. Tra i monumenti figuravano anche luoghi-simbolo del paese, come il Palazzo di Cnosso a Creta, il grande edificio risalente al 2000 a.C. circa e importante testimonianza della civiltà minoica, o la tomba di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno, o ancora la Torre Bianca di Salonicco, uno dei simboli della Grecia ottomana, oltre a numerosi musei e siti archeologici.
Dal ministero greco della cultura fanno sapere che sono 2.330 i siti rimossi dalla lista delle proprietà pubbliche che stavano per essere messe in vendita. La lista delle proprietà statali da cedere ai privati era stata compilata in giugno tra le proteste ed era stata stilata sulla base degli accordi con la Troika risalenti al 2015 per salvare la Grecia da un eventuale default finanziario. Adesso è finalmente arrivata la tanto agognata marcia indietro: evidentemente hanno giovato le dure proteste dei greci, sfociate anche in prolungati scioperi dei lavoratori del settore (nel mese di ottobre uno di questi scioperi ha portato anche alla chiusura dell’Acropoli). I beni del patrimonio culturale greco saranno protetti da un apposito decreto ministeriale che impedirà la loro cessione a privati.
Immagine: il Palazzo di Cnosso. Ph. Credit
La Grecia salva i suoi musei dalla privatizzazione: 2.330 siti, tra cui il Palazzo di Cnosso, non saranno venduti |