L’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO ha scritto una lettera aperta a firma del suo presidente Antonio Libonati per ribadire quali sono, a suo avviso, le misure necessarie per il dopovirus nell’ambito della cultura, e in particolare per tutelare i giovani attivi in questo ambito.
“L’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO”, fa sapere Libonati, “è composta di giovani da tutta Italia. Nati tra il 1985 e il 2000, come tutti i millennials nella loro vita hanno già conosciuto tre crisi in soli 20 anni: quella legata al terrorismo a partire dal 2001, quella finanziaria del 2008 e adesso la crisi connessa al coronavirus. Tre shock che hanno minato dalle basi ogni certezza. L’emergenza di queste settimane sta impattando in maniera gravissima sulle nostre vite. Da un lato la possibilità di trovare lavoro si riduce, dall’altro aumenta il rischio di perderlo per chi c’è l’ha. Il tutto in un momento della vita in cui è concreto il rischio di dover fare rinunce che possono rivelarsi definitive sugli obiettivi personali e sulle scelte di vita”.
Il risvolto positivo, sottolinea la lettera, è che “siamo abituati a reinventarci continuamente. Ciò che abbiamo alle spalle, prima di questa crisi, è un percorso a ostacoli fatto di stage, tirocini, master, precariato senza orizzonti. Può essere l’uscita da questa crisi l’occasione per affermare un nuovo protagonismo di chi oggi è escluso, come i giovani? Dobbiamo scegliere: il ‘dopo’ passa dal sostegno dei settori produttivi ed economici e del sociale, ma questo deve avvenire senza lasciare indietro i giovani, a partire da una maggiore presenza giovanile nei tavoli tecnici in cui si delinea la exit stategy dall’emergenza”.
Questo dovrà avvenire, si legge nel testo, “senza lasciare indietro il mondo della cultura. Il rischio concreto è che i già risicatissimi budget pubblici e privati destinati alla cultura siano destinati nei prossimi anni ad altre finalità, nobilissime, ma con la conseguenza di una ulteriore riduzione degli spazi per la cultura e per l’arte. Per questo avanziamo due proposte concrete, che come giovani italiani che operano nel nome dell’UNESCO non possono che partire proprio dalla cultura”.
Ecco dunque quali sono le due proposte. La prima: “usciamo dalla crisi attraverso la più grande iniezione di risorse nel patrimonio culturale italiano: i giovani. Un New Deal per la Cultura capace di proteggere il patrimonio italiano attraverso l’assunzione a tempo indeterminato del più alto numero possibile di giovani che si occupano di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, sia di quello materiale che di quello immateriale”. La seconda: “accesso gratuito a tutti i musei e luoghi della cultura statale per i giovani sotto i 35 anni. La marginalizzazione si combatte attraverso l’innalzamento del livello culturale e la riduzione delle disuguaglianze educative. Nessun ostacolo di natura economica può frapporsi tra i giovani e la cultura, che resta la più grande arma di libertà”.
“Queste misure”, prosegue la lettera, “dovrebbero essere affiancate da una sempre maggiore semplificazione e sostegno pubblico al mecenatismo e alle piccole donazioni, non solo attraverso incentivi fiscali ma anche attraverso bonus da riutilizzare nei circuiti culturali. E ancora da una maggiore attenzione al patrimonio culturale periferico ed ai piccoli borghi: lo smart working e il turismo di prossimità possono essere strumenti importanti in questo senso se inseriti all’interno di un grande progetto nazionale di riqualificazione di paesi e piccoli centri abbandonati. Gratuità, innovazione, sperimentazione e sostenibilità possono essere l’antidoto contro il virus delle disuguaglianze culturali ed educative in tutte le fasi del ‘dopo’ emergenza”.
“Non ci sfugge che per realizzare queste proposte serve denaro”, conclude il testo. “Ma probabilmente si tratterebbe di cifre più ridotte di quelle destinate a voci di spesa meno essenziali e strategiche. Oggi più che mai è necessaria la ricostruzione della dimensione pubblica per scongiurare l’aumento delle disuguaglianze e per stimolare anche il settore privato a dare il suo contributo nella stessa direzione. Noi ci crediamo”.
I giovani UNESCO: “dopo il virus basta precariato, per i giovani assunzioni a tempo indeterminato nella cultura” |