Importante galleria francese si ritira da Art Basel: “condizioni per lo stand brutali e ingiuste”


La galleria Air de Paris, che partecipava ad Art Basel ininterrottamente dal 1999, ha annunciato molto rumorosamente il proprio ritiro. Il problema? Il suo stand è stato spostato, e la galleria non ha digerito la modifica imposta dall’organizzazione: “condizioni brutali e ingiuste”.

Un’importante galleria d’arte di Parigi, Air de Paris, ha annunciato il proprio ritiro da Art Basel, la più grande e rilevante fiera d’arte del mondo, dopo ben venticinque anni di presenza continua. La galleria parigina, che annovera nella sua scuderia alcuni dei principali artisti contemporanei sulla scena internazionale (Carsten Höller, Liam Gillick, Philippe Parreno, Emma McIntyre, Claire Fontaine), è stata fondata nel 1990 a Nizza da Florence Bonnefous ed Edouard Merino e oggi ha sede a Romainville, comune di 35mila abitanti nell’hinterland della capitale francese (si è trasferita a Prigi nel 1997). Dal 1999, Air de Paris era tra le presenze fisse di Art Basel, ma i suoi stand hanno animato anche altre fiere importanti, come la FIAC di Parigi o Artissima a Torino. Inoltre, dal 2022, Florence Bonnefous ha fatto parte del comitato selezionatore dell’edizione parigina di Art Basel.

Il ritiro, hanno spiegato Bonnefous e Merino, è dovuto al modo in cui la fiera organizza gli stand. Non si tratta dunque di un problema di scarse vendite, e neppure di stanchezza, ma semplicemente di principio: Art Basel, secondo i due galleristi, è infatti strutturata secondo un sistema rigidamente gerarchico e Air de Paris non ha condiviso la scelta che quest’anno ha riguardato il suo stand.

Stand di Air de Paris ad Art Basel 2021
Stand di Air de Paris ad Art Basel 2021

Le ragioni del ritiro sono state espresse dai due galleristi in una lettera aperta pubblicata sul sito della casa editrice d’arte Provence. “Le condizioni alle quali ci è stato assegnato il posto quest’anno sono state brutali e ingiuste”, hanno scritto Bonnefous e Merino. “Ci è stata data quella che pensavamo fosse una scelta tra due posti, e abbiamo preso una decisione in base alle condizioni che avevano stabilito, impegnandoci a rispettarle, e alla fine ci siamo visti imporre il posto che non avevamo scelto, in seconda fila. È una follia alla quale non desideriamo partecipare, o un gioco di potere contro il quale non vogliamo combattere. Anche se capiamo che di tanto in tanto è necessario rivedere l’assegnazione degli stand, crediamo che ciò debba essere fatto mantenendo un senso di rispetto e onestà nei confronti dei clienti e dei collaboratori di lunga data. A queste condizioni, confermiamo che rifiutiamo lo stand che ci è stato offerto in seconda fila. Vi lasceremo assegnare lo stand che occupiamo da anni alla galleria che ora ritenete più meritevole di noi, anche se, o forse proprio perché, partecipiamo ad Art Basel da 25 anni”.

Negli anni, Air de Paris ha sempre goduto di una posizione piuttosto visibile ad Art Basel (tra gli stand in prima fila al secondo piano della Messe Basel, la fiera di Basilea, in un importante punto di passaggio tra i due piani del padiglione espositivo), ma quest’anno l’organizzazione aveva previsto uno spostamento in posizione più defilata. Per la galleria parigina lo spostamento è stato percepito come una retrocessione, dal momento che, spostandosi tra gli stand di una fiera d’arte, e notando dimensioni e collocazioni, è possibile avere un’idea precisa dei rapporti di potere tra le gallerie. “Sebbene sia comprensibile che la recente tendenza verso un modello più corporativo abbia dato priorità all’efficienza manageriale”, scrivono ancora i due galleristi, “portando a nuove strutture e nuovi comportamenti, non capiamo perché Air de Paris sia stata spostata dalla sua posizione di leadership iniziale a una secondaria, il che ci scredita”.

Il meccanismo delle planimetrie è stato spiegato a grandi linee, nei commenti al post su Instagram in cui la galleria annunciava il ritiro, dall’economista dell’arte Magnus Resch, molto popolare sui social: “Da nessuna parte la gerarchia del mondo delle gallerie è più visibile che su di una planimetria. Di solito c’è un epicentro, forse due, spesso ancorato a Gagosian. Più sei lontano da quel nucleo, meno traffico pedonale, brusio e vendite ti puoi aspettare. Il problema è qui: le gallerie in queste collocazioni ‘secondarie’ pagano le stesse fee di quelle che stanno nei punti nevralgici, ma non possono aspettarsi lo stesso ritorno. Se Art Basel vuole davvero supportare le gallerie, è ora di ripensare drasticamente il layout e tagliare le commissioni di almeno il 60%. Livellare il campo da gioco. Il sistema attuale non è solo obsoleto, è ingiusto”. Il rifiuto di Air de Paris avrà delle ripercussioni? Staremo a vedere.


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