Figuraccia del senatore Simone Pillon che cade sulla professione dell’artista Plautilla Bricci, protagonista di una importante mostra alla Galleria Corsini di Roma. La gaffe del senatore leghista riguarda il titolo della rassegna, “Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice”. Pillon, infatti, riteneva che “architettrice” fosse un termine coniato di recente, magari frutto di quel politically correct contro cui il parlamentare si scaglia spesso, e ha ritenuto pertanto imbecille accostare alla figura dell’artista vissuta nel Seicento il termine “architettrice”.
“Cari amici buona domenica”, ha esordito Pillon nel suo post. “Ci sono [...] alcuni fantasiosi che propongono l’uso di asterisch*, altri che vogliono la schwa e altri infine che si producono in funamboliche produzioni grammaticali, come quella apparsa sui bus romani secondo cui per essere rispettosi e inclusivi bisognerebbe usare la parola ’architettrice’ anzichè ’architetto’ (ps. perché non architetta? era troppo osè?) Mi chiedo se a questo punto non sia necessario, per le stesse ragioni, usare un più inclusivo ’farmacisto’, ’camionisto’, ’geometro’ e così via per i lavoratori maschi. O forse sarebbe meglio ’farmacistettore’, ’camionistettore’ etc. etc.? Ma siamo davvero convinti che la pari dignità tra maschi e femmine passi da queste imbecillitetture e imbecillitettrici? Bah. Buona pranza e buon pranzo a tutte e tutti e anche a tuttori e tuttrici”.
Pillon, che ha postato l’immagine della pubblicità della mostra affissa a un autobus (probabilmente il senatore non frequenta i musei della città dove lavora, altrimenti non si sarebbe accorto della rassegna un mese dopo l’apertura), evidentemente ignora il fatto che il termine “architettrice” non è un’invenzione nuova, ma è un termine del Seicento, usato come femminile di “architettore” proprio a partire da Plautilla Bricci. “Architettore” era, all’epoca, il termine con cui si designavano gli architetti (per esempio, il titolo completo delle Vite di Giorgio Vasari è Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori). “Vi fu un’altra Plautilla Romana, di casa Bricci, architettrice”, scriveva nel 1704 lo studioso Pellegrino Antonio Orlandi nel suo Abecedario pittorico, ma in generale “architettrice” come aggettivo è attestato, seppur in modo raro, in altri testi del tempo, persino in un sermone di metà Seicento del domenicano piacentino Giovanni Battista Spada, che lo adopera per riferirsi alla Sapienza divina, “architettrice di tutti i Cieli”.
Come femminile del sostantivo “architettore” nasce invece proprio con Plautilla che, si legge nel catalogo della mostra, “rivendica con naturalezza il femminile della professione (architettore) e conia un termine che potrebbe entrare nell’uso comune: se solo avesse delle eredi”. Nella discussione sui social è intervenuto anche il curatore della mostra, lo storico dell’arte Yuri Primarosa, che ha spiegato a Pillon che “la parola ’architettrice’ è un neologismo coniato nel Seicento dalla stessa Plautilla Bricci per definire la sua attività nel campo dell’architettura. Il termine, certamente ambiguo e un po’ cacofonico, è stato volutamente ripreso nel titolo della mostra, anche al fine di celebrare il primo architetto donna della storia europea. Dovremmo, piuttosto, essere orgogliosi del fatto che sia successo proprio a Roma, a una donna romana, ed evitare sterili strumentalizzazioni e polemiche”.
Insomma: Pillon, prima di uscire con il suo post ironico, forse poteva studiare un po’ di più. E di sicuro adesso potrebbe andare a visitare la mostra alla Galleria Corsini...
Gaffe di Pillon: ritiene imbecille chiamare “architettrice” Plautilla Bricci, ma è termine del '600 |