La Francia rivendica la Scalinata di Trinità dei Monti a Roma? Il sovrintendente: “polemica senza fondamento”


La Corte dei Conti di Parigi ha emesso un rapporto sulla gestione della Scalinata di Trinità dei Monti, interpretato come una rivendicazione della Francia sul monumento. In serata la polemica è stata poi chiarita sia dal sovrintendente capitolino sia dal presidente della Corte dei Conti francese.

Utilizzata in scene di film famosi, immortalata da migliaia di visitatori ogni anno e utilizzata come passerella da alcuni dei più grandi stilisti della moda contemporanea, la famosa Scalinata di Trinità dei Monti è stata recentemente citata in un rapporto della Corte dei Conti di Parigi che ha criticato l’Italia per la gestione troppo “approssimativa” di alcune delle chiese francesi nella città di Roma, tra cui il complesso di Trinità dei Monti. Il documento è stato anche interpretato come una pretesa della Francia di rivendicare la proprietà della scalinata stessa. Inoltre, secondo la Corte dei Conti di Parigi, i proventi degli affitti delle proprietà francesi a Roma dovrebbero garantire la manutenzione delle chiese e dei loro beni artistici.

Nella Capitale il patrimonio francese include cinque chiese e numerose proprietà all’interno del suo centro storico. Tra i beni principali sono presenti la chiesa di San Luigi dei Francesi, che ospita tre tele di Caravaggio, la chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni, la chiesa dei Santi Andrea e Claudio dei Borgognoni, la chiesa di San Nicola dei Lorenesi, il Complesso di Trinità dei Monti, e altre proprietà immobiliari come Villa Medici. Ma perché ci sono edifici francesi in territorio romano? E qual è perciò il motivo del rapporto della Corte dei Conti di Parigi nei confronti della Scalinata di Trinità dei Monti?

Nel 1790, papa Pio VI decise di affidare al cardinale François-Joachim de Pierre de Bernis, allora ambasciatore francese presso la Santa Sede, la gestione unificata di tutti gli edifici religiosi francesi a Roma riunendoli sotto un’unica amministrazione: i Pieux établissements de la France à Rome. L’istituzione ebbe in questo modo la gestione e manutenzione di vari beni francesi, inclusi chiese e palazzi storici. La Scalinata di Trinità dei Monti, con i suoi 136 gradini, è un’opera del rione Campo Marzio a Roma che collega il Pincio con Piazza di Spagna. Fu commissionata dal cardinale francese Pierre Guérin de Tencin (Grenoble, 1680 – Lione, 1758) e costruita tra il 1723 e il 1725 grazie al finanziamento del mecenate francese Étienne Gueffier che investì per la sua realizzazione una considerevole somma di ventimila scudi dell’epoca. La decisione di costruire la scalinata fu motivata dal desiderio di creare un accesso d’impatto alla chiesa della Santissima Trinità dei Monti, una delle cinque chiese cattoliche francesi presenti a Roma, situata alla sommità della scalinata stessa. Oltre a ciò una targa commemorativa lungo la scalinata ricorda inoltre la sua costruzione avvenuta nel 1725 sotto la guida dell’architetto Francesco De Sanctis durante il papato di Benedetto XIII Orsini. La stessa targa apporta il contributo francese all’opera, citando il Re di Francia Luigi XV e il Cardinale Melchior de Polignac.

Secondo i giudici della Corte dei Conti francese, i beni francesi a Roma “non sono adeguatamente messi a frutto”. Il rapporto critica infatti la gestione italiana dei beni citati segnalando problemi di sicurezza e sottolineando che “la scalinata è stata costruita con fondi francesi all’inizio del XVIII secolo e in seguito mantenuta per decenni dai Pieux établissements de la France, custodi dei beni d’Oltralpe, ma anche, in diverse occasioni, negli ultimi anni, dal Comune di Roma, anche attraverso sponsorizzazioni”. In epoca fascista, ci fu poi una notevole pressione da parte del governo Mussolini per restituire i beni dei Pieux établissements, inclusa la Villa Medici, ai rappresentanti italiani. Il procedimento di aggregazione venne però interrotto da parte di François de Vial, un funzionario dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede. De Vial riuscì a negoziare con l’aiuto di Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI), per impedire il trasferimento di queste proprietà sotto il controllo italiano.

Per questo motivo, l’area di Trinità dei Monti a Roma è al centro della controversia legata al lascito testamentario di Gueffier che morì nel 1660. Il diplomatico francese, impiegato presso l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede sotto vari papi (Urbano VIII, Innocenzo X ed Alessandro VII), lasciò infatti due testamenti distinti: uno per i beni in Francia e uno per quelli in Italia. Nel testamento riguardante i beni italiani, egli destinò i ventimila scudi alla costruzione della scalinata di Trinità dei Monti, con una clausola vincolante per l’impiego dei fondi per tale scopo. La cifra fu poi dimezzata post mortem per favorire il nipote, Cristoforo Chappus, una decisione che i “Minimi francesi della Trinità dei Monti” ritennero insufficiente. Nel 1717, papa Clemente XI intervenne ordinando di quantificare i fondi lasciati da Gueffier, il che permise finalmente di avviare la costruzione della Scalinata di Trinità dei Monti. Attualmente, la questione della proprietà e della gestione della Scalinata rimane ad ogni modo controversa e la Corte dei Conti francese ha sottolineato la necessità di una “conferma dello status giuridico” del monumento per chiarire le responsabilità in termini di manutenzione e restauro.

“Ma cosa sarebbe la Francia senza l’Italia. Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza. Ma ora esagerano”, scrive dichiara Daniela Santanchè, ministra del Turismo, su X.

“La Corte dei Conti francese ha fatto la ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma. Un elenco nel quale rientrerebbe anche Trinità dei Monti avocandone la proprietà. Viene da ridere. Bene, manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del XIX secolo o regalati da geni forse costretti a privarsi di rinomate opere d’arte che hanno reso il Louvre il museo più visitato al mondo. Le comiche”, sostiene Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati di Fratelli d’Italia.

“È una polemica senza fondamento”, ha spiegato poi Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai beni culturali, intervenuto per chiarire e chiudere la polemica “perché non c’è nessuna pretesa da parte francese. La Scalinata è un luogo monumentale e di altissimo valore artistico ma è anche un passaggio pubblico ed è quindi senza discussioni parte integrante di Roma capitale d’Italia. Su questa vicenda mi pare ci sia un po’ di confusione ed è importante innanzitutto separare le valutazioni della Corte dei Conti francese nei confronti dell’amministrazione dei Pieux établissements de la France a Rome dalla gestione della scalinata di Trinità dei Monti”. La scalinata “dal Novecento in poi è sempre stata mantenuta, restaurata e gestita in tutti gli aspetti dalle amministrazioni comunali di Roma. Solo nel periodo più recente ricordo i due importanti restauri del 1995 e poi del 2014 e i continui interventi di manutenzione e ripristino effettuati sempre da Roma Capitale su uno dei luoghi più iconici della città, divenuto simbolo indiscusso della Roma moderna, frequentato giornalmente da migliaia di persone. Per la sua realizzazione ci fu contributo economico francese che comunque non coprì tutte le spese”.

In serata è poi intervenuto anche il presidente della Corte dei Conti francese, Pierre Moscovici, che ha detto: “Voglio tranquillizzare i nostri amici italiani: il rapporto chiede solo un chiarimento sulla situazione dei beni, e quando si chiarisce è sempre positivo. Sono davvero molto stupito che si possa interpretare e deformare il senso di un rapporto della Corte dei Conti francese”. Secondo Moscovici, il rapporto è diretto “ai francesi e in particolare ai Pieux Etablissements per la loro gestione dei beni religiosi in Italia”. Quindi, secondo lui, non rivendica la Scalinata. “Ci possono sempre sempre delle ambiguità ma la Corte chiede un chiarimento della situazione come amministratore. Non c’è e non ci potrebbe essere in un rapporto della Corte dei Conti alcuna intenzione di fare qualcosa di quei beni gestiti per secoli, nessuna intenzione di privatizzare, o di svuotare del significato che quegli immobili hanno. I giudici chiedono soltanto che quegli antichi accordi tra Francia e Santa Sede siano oggi chiariti. Si tratta di accordi di secoli fa, che devono adattarsi al tempo presente. Insomma, l’obiettivo è mettere d’accordo il diritto con i fatti”.

La Francia rivendica la Scalinata di Trinità dei Monti a Roma? Il sovrintendente: “polemica senza fondamento”
La Francia rivendica la Scalinata di Trinità dei Monti a Roma? Il sovrintendente: “polemica senza fondamento”


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