Erano stati in mostra al Musée du Quai Branly di Parigi per una settimana, dal 26 al 31 ottobre: adesso, i 26 oggetti provenienti dai tesori reali del regno Danhomè e prelevati dai francesi durante la guerra di colonizzazione del Benin del 1890-1894 (su queste pagine avevamo raccontato la loro storia) sono stati ufficialmente restituiti dalla Francia al Benin. Martedì, il presidente della repubblica Emmanuel Macron ha ricevuto all’Eliseo il presidente della repubblica del Benin, Patrice Talon, per la firma dell’atto di passaggio di proprietà e per finalizzare l’iter di restituzione alla repubblica africana dei 26 oggetti. Del novero fanno parte anche preziose e rare opere d’arte, tra cui tre pregiate statue bochio (grandi sculture-amuleto che raffigurano re beninesi trasfigurati in animali) e sei altari portatili asẽn, oltre a uno scranno reale, scettri, sedie cerimoniale, capi di abbigliamento e anche le porte lignee del palazzo di re Glèlè.
L’impegno di Macron a restituire gli oggetti risale a quattro anni fa: era infatti il 28 novembre 2017 quando il presidente francese, durante una sua visita all’Università Ki-Zerbo di Ouagadougou (Burkina Faso) si impegnava a rendere possibili, entro cinque, le condizioni per la restituzione temporanea o definitiva del patrimonio africano in Francia. Dall’impegno ne è conseguito il celeberrimo rapporto di Felwine Sarr e Bénédicte Savoy che, dietro incarico ufficiale del presidente, il 23 novembre 2018 hanno presentato una lunga relazione sulla base della quale Macron ha deciso di restituire le opere rivendicate dalle autorità del Benin, che facevano parte della raccolta del Musée du Quai Branly-Jacques Chirac, oltre, per ora, alla sciabola di El Hadj Omar Tall, richiesta dalla Repubblica del Senegal. Per rendere possibili le restituzioni, il Parlamento francese ha approvato il 24 dicembre 2020 una legge che consente di derogare al principio di inalienabilità degli oggetti che fanno parte delle raccolte statali. Alla base di questo impegno, l’idea che gli africani, e in particolare i giovani, debbano avere accesso in Africa, e quindi non più soltanto in Europa, al loro patrimonio.
“Sono molto lieto”, ha dichiarato Macron nel discorso ufficiale, “perché questo è un momento non solo simbolico ma commovente, devo dire, e storico. Abbiamo infatti appena firmato insieme al Presidente della Repubblica del Benin, Patrice Talon, un atto storico tanto atteso e desiderato: la firma da parte dei Ministri della Cultura dei nostri due Paesi di un accordo di passaggio di proprietà che costituisce l’ultima fase del processo di restituzione delle 26 opere dei tesori di Abomey. Questa restituzione, che sta diventando una realtà tangibile, è il risultato di un lungo lavoro. C’è stato un lavoro considerevole in Benin e in Francia per accompagnare questa restituzione, un lavoro di cooperazione esemplare in materia culturale, scientifica che abbiamo avuto l’opportunità di dettagliare durante la cerimonia del 27 ottobre al Museo Quai Branly - Jacques Chirac, attraverso programmi ambiziosi in termini di formazione e sostegno a progetti culturali e del patrimonio beninese, e in particolare per il futuro Musée d’Abomey, sostenuto dall’Agence française de développement, attraverso questa collaborazione senza precedenti che è stata stabilita tra i nostri due paesi attorno a questa restituzione. A mio avviso sta qui tutto il significato di questo gesto”.
“Al di là di questa restituzione”, ha poi aggiunto Macron, “continueremo il lavoro iniziato dal 2017, ed è per questo che ho affidato a Jean-Luc Martinez, ambasciatore per la cooperazione internazionale nel campo del patrimonio, una riflessione sui criteri di restituzione in vista dell’eventuale elaborazione di una legge quadro. Le opere sono ora pronte a partire, dopo la loro mostra durante la Settimana Culturale Beninese a loro dedicata al Quai Branly - Museo Jacques Chirac, che ha riscosso un enorme successo di pubblico, e sono state imballate da curatori beninesi e francesi in casse. Ora sono all’aeroporto, pronte a partire per il loro paese, per il popolo del Benin. E si apre una nuova pagina per queste opere, ma anche per la collaborazione tra Benin e Francia. Un partenariato da Stato a Stato, da professionisti a professionisti, da società civile a società civile, da giovani a giovani, un partenariato tra pari. Oggi sono lieto di questo passo che stiamo compiendo insieme per volontà comune, perché avete avuto il coraggio di chiedere ciò che vi era dovuto, perché molti hanno avuto il coraggio di illuminare questa strada e perché curatori, scienziati e artisti hanno avuto il coraggio di tornare indietro su quelli che fino a quel momento erano stati tabù. Il gesto di oggi è la possibilità per i giovani beninesi e per i giovani africani di trovare opere della propria storia e del proprio patrimonio, di poterle ammirare a casa propria. E spero che questo movimento continui e che l’universale sia accessibile a Cotonou come a Parigi”.
La restituzione delle opere al Benin e il discorso di Macron rappresentano un precedente importante: secondo il quotidiano Le Monde, a oggi il patrimonio culturale africano rimane per l’85-90% fuori dal continente, e dei 90mila oggetti africani conservati nelle collezioni degli istituti francesi, 46mila sono arrivati all’epoca del colonialismo. E il precedente potrebbe portare presto a nuove restituzioni.
Nella foto: il presidente beninese Talon e il presidente francese Macron durante la cerimonia di restituzione delle opere.
La Francia restituisce ufficialmente al Benin 26 oggetti, tra cui preziose opere d'arte |