A Lille, nel nord della Francia, è cominciata pochi giorni fa la demolizione della chapelle Saint-Joseph, chiesa in stile neogotico costruita nel 1886 nel quaritere di Vauban, su progetto dell’architetto Auguste Mourcou (Lille, 1823 - 1911). L’edificio era abbandonato da tempo: la chiesa era stata sconsacrata e il 28 maggio del 2019 era stato ottenuto il permesso di demolizione per costruire, al posto della chapelle, una parte del nuovo campus della Junia, una scuola privata di studi ingegneristici. Il progetto prevede la realizzazione di uno spazio di 40mila metri quadri, dei quali 22mila nuovi e i restanti derivanti da ristrutturazioni, per un investimento da 128 milioni di euro: la scuola dovrà accogliere tra i 5mila e gli 8mila studenti, e alcuni spazi sorgeranno proprio dove ora si trova la chiesa in corso di abbattimento.
Della demolizione della chapelle Saint-Joseph si discute da due anni, e in Francia si era creata una vasta mobilitazione del mondo della cultura per salvarla: era stata anche richiesta l’apposizione del vincolo d’interesse culturale, che però il Ministero della Cultura ha rifiutato in quanto, spiegava in un comunicato del novembre 2020, l’interesse patrimoniale della cappella non è stato ritenuto sufficiente per giustificare l’apposizione del vincolo. Il ministero aveva poi parlato di uno “stato molto degradato”, anche se quest’informazione era stata smentita dall’architetto Étienne Poncelet, già ispettore dei monumenti storici, secondo il quale la cappella poteva essere tranquillamente restaurata per essere riportata in normali condizioni di stabilità. La chiesa, inoltre, faceva parte di un complesso architettonico unitario, quello del collège Saint-Paul, di cui il corpo principale, Palais Rameau, progettato dallo stesso architetto e classificato come monumento storico, sarà oggetto di restauro: viene dunque contestata la distruzione dell’unitarietà di un complesso.
Dure contestazioni anche contro le altre motivazioni addotte dal ministero, ovvero il disinteresse nel quale la cappella era caduta e la necessità di non abbandonare “un progetto importante per lo sviluppo dell’insegnamento superiore” (e per il quale la distruzione della cappella era evidentemente necessaria): due ragioni che ovviamente non possono fornire la base per demolire una chiesa del XIX secolo. Si erano anche rincorsi gli appelli ai due ministri della cultura (prima Franck Riester, poi Roselyne Bachelot) per salvare Saint-Joseph. Una delle iniziative più importanti è stata, a gennaio, la lettera del “G7 Patrimoine”, l’unione di sette associazioni di tutela del patrimonio (Maisons Paysannes de France, Patrimoine-Environnement, Sites & Monuments, Demeure Historique, REMPART, Sauvegarde de l’Art Français e VMF), che hanno scritto alla ministra Bachelot rimarcando l’importanza della chapelle Saint-Joseph, e chiedendo di organizzare quanto meno una concertazione che permettesse di inserire Saint-Joseph all’interno del progetto di espansione della scuola: “non si tratta solo di salvare un elemento del patrimonio di Lille”, spiegavano i firmatari della lettera, “ma anche di integrarlo in un progetto per il futuro che valorizzi le sue radici invece di distruggerle”. Contemporaneamente si era mossa anche la ong Urgences Patrimoine chiedendo almeno un rinvio. Ma è stato tutto inutile.
Contro la demolizione si è scatenata l’ira del mondo della cultura. Durissima la presa di posizione di Stéphane Bern, popolarissimo conduttore televisivo di trasmissioni dedicate all’arte e alla storia e molto attivo nel campo della tutela, che scrive su Twitter: “basta coi demolitori e con gli affossatori del patrimonio. Un giorno dovrete rispondere delle vostre azioni, legali ma ingiuste!”. Urgences Patrimoine, con un intervento sul suo organo La Gazette du Patrimoine, si domanda invece quale messaggio venga impartito ai giovani.
Il giornalista Didier Rykner, direttore del giornale La Tribune de l’Art che fin da subito ha dato il via a una battagliera campagna contro l’abbattimento della chapelle Saint-Joseph, ha scritto che “bisogna indicare i nomi dei responsabili di questo atto. Beninteso, i proprietari della cappella, la scuola Junia e l’Université Catholique di Lille, all’origine di questa distruzione, sono colpevoli. Ma molto meno di coloro che dovrebbero, per il bene della collettività, proteggere il nostro patrimonio da queste distruzioni. Coloro che hanno tutte le armi per impedire allo scorpione di colpire sono più colpevoli della bestiola, il cui scopo è quello di colpire e che non ha coscienza delle sue azioni. In Francia c’è una legge che permette di evitare queste cose. Bisognerebbe che coloro che ne hanno il potere volessero applicarla”. Rykner elenca uno per uno i nomi di coloro che a suo avviso avrebbero dovuto impedire l’abbattimento ma non lo hanno fatto: Catherline Bourlet (capo dell’Unité départementale de l’architecture et du patrimoine), Martine Aubry (sindaco di Lille), Philippe Barbat (direttore generale del Patrimonio e dell’Architettura), e anche il ministro della cultura Roselyne Bachelot (il predecessore Franck Riester aveva invece chiesto un rinvio). “Il Ministero della Cultura”, conclude amaramente Rykner, “ha il ruolo di proteggere il patrimonio, ma spesso lo affossa”.
Immagine: a sinistra, la chapelle Saint-Joseph ancora in piedi (foto G. Freihalter). A destra la demolizione in corso (foto Julien D. / Urgences Patrimoine).
Francia, a Lille stanno abbattendo una chiesa del XIX secolo. L'ira del mondo della cultura |