È stata presentata stamani alla stampa la Fondazione Alinari, che gestirà l’archivio Alinari, uno dei più grandi e famosi al mondo: l’archivio è stato acquisito nel dicembre 2019 dalla Regione Toscana, che lo ha salvato dalla dispersione e dallo smembramento e gli ha dato una sede, Villa Fabbricotti, dove a breve tutto l’archvio sarà ospitato. Si tratta di un patrimonio che conta oltre cinque milioni di pezzi, tra fotografie, documenti, libri specializzati e attrezzature tecniche storiche, cui si sono aggiunte adesso quasi 260 mila immagini digitali. Il materiale fotografico (4.950.000 pezzi) è costituito da 1.650.000 negativi su pellicola in bianco e nero, 470.000 negativi su lastra di vetro al collodio e alla gelatina, 700.000 immagini che rappresentano il patrimonio delle fototeche, 420.000 diapositive a colori. I rimanenti 50.000 pezzi sono divisi tra libri e riviste (25.000), pezzi della stamperia d’arte (26.000) e apparecchiature fotografiche (400 oggetti).
La Regione Toscana garantirà la conservazione e la sua futura fruibilità e accessibilità del patrimonio Alinari: per gestirlo al meglio, nel luglio del 2020, la Regione Toscana ha dato vita alla FAF Toscana - Fondazione Alinari per la Fotografia che oggi, martedì 16 febbraio 2021, finalmente, si presenta al pubblico, con il suo presidente, Giorgio van Straten, e il suo direttore, Claudia Baroncini; con una sede, Villa Fabbricotti, che tra breve sarà in grado di ospitare tutto l’archivio; i primi successi, la vincita di un Bando del Ministero per l’assegnazione di un finanziamento per il restauro e la digitalizzazione dei pezzi unici, e tanti progetti per il futuro, primo tra tutti un luogo espositivo, per esporre parte della collezione e organizzare mostre temporanee. Mostre che nell’attesa del museo, la Fondazione proporrà altrove già quest’anno.
“Oggi si apre ufficialmente un capitolo tutto nuovo di una grande storia”, commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani. “La Fondazione Alinari per la Fotografia restituisce vita a un patrimonio fotografico di inestimabile valore, sia sul piano storico che culturale, a livello regionale, nazionale e internazionale. Grazie all’operazione politica e culturale avviata dalla Regione che è culminata nella creazione della Fondazione Alinari siamo oggi in grado di mettere a disposizione di tutti, cittadini, studiosi, ricercatori, il racconto di 150 anni della nostra storia attraverso documenti di grande pregio e di grande bellezza e promuovere la conoscenza di un patrimonio che è una fonte storica unica. Non solo, tra i compiti della Fondazione c’è anche la promozione della cultura dell’immagine fotografica grazie al confronto proposto sul ruolo della fotografia come linguaggio della modernità. Con orgoglio diamo il benvenuto in Toscana a una realtà in grado di interpretare al meglio la funzione sociale della fotografia, il suo essere agente di storia, di coesione sociale, di identità e memoria”.
“Un archivio va, prima di tutto, conservato e valorizzato”, dichiara Giorgio van Straten, presidente della Fondazione. “E da qui siamo partiti con il nostro primo progetto sul restauro e la digitalizzazione dei dagherrotipi della collezione che ha partecipato al bando del Ministero ottenendo il contributo più alto. Su questa strada continueremo, anche per il grande interesse che ha mostrato per questo aspetto della nostra attività La Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Ma sarebbe sbagliato considerare il patrimonio fotografico della fondazione solo un insieme di oggetti d’arte. Le fotografie sono uno strumento per raccontare il mondo del passato e quello del presente, e questa idea di racconto sarà alla base di molte nostre iniziative”.
“Uno degli obiettivi principali della Fondazione”, afferma Claudia Baroncini, direttrice della FAF, “è raggiungere e coinvolgere nelle proprie attività il pubblico, il più ampio e variegato possibile, attraverso programmi educativi per le scuole, le famiglie e gli adulti, e progetti di mediazione culturale per le comunità, che rendano accessibile e comprensibile a tutti il patrimonio Alinari. L’ambizione è anche trasformare l’archivio in un luogo di formazione sulla fotografia, autorevole, vivace e di rilievo, mettendo a disposizione di studenti, professionisti e appassionati materiali, strumenti, conoscenze e competenze”.
Fratelli Alinari, I tre fratelli Alinari Giuseppe, Leopoldo e Romualdo (1860) |
La storia dell’immenso patrimonio fotografico Alinari ebbe inizio a Firenze, quando Leopoldo Alinari fondò il suo primo laboratorio fotografico e diede vita, insieme ai fratelli Giuseppe e Romualdo, alla ditta F.lli Alinari. Era il 1852: poco più di dieci anni dopo, nel 1863, creò il più antico stabilimento fotografico del mondo, nel palazzo in via Nazionale, oggi Largo Alinari, che per oltre 150 anni è stato la sede della ditta e nel quale si è formato, per sedimentazioni, il ricchissimo patrimonio fotografico giunto fino a noi, uno dei più grandi archivi esistenti. Da allora è stata una storia di grandissimo successo, che ha portato la ditta a fotografare, in maniera sistematica, il patrimonio storico artistico e architettonico italiano, le collezioni dei musei e il paesaggio del nostro paese, diffondendo la cultura e l’arte italiana in tutto il mondo.
La crisi innescata dalla Grande Guerra ha portato ad un cambio di proprietà, cui poi ne sono seguiti tanti altri. Nel 1920 la ditta passò a una cordata di aristocratici toscani, guidata dal barone Ricasoli; nel 1957 ne divenne proprietario il senatore Vittorio Cini, che acquisì nuovi archivi fotografici di grande valore come Brogi, Anderson, Chauffourier e Fiorentini; nella metà degli anni Settanta passò alla famiglia milanese Zevi e nel 1982 a quella triestina dei De Polo che, oltre a realizzare il Museo Nazionale Alinari della Fotografia, acquisì fondi fotografici in Italia e all’estero, procedendo, alla fine degli anni Novanta, alla loro digitalizzazione e vendita. Del 2019 è l’acquisizione da parte dalla Regione Toscana, che ha subito attivato procedure e azioni per garantire la corretta conservazione e valorizzazione dell’archivio. Il primo passo, il 16 luglio del 2020, è stata l’istituzione della FAF Toscana – Fondazione Alinari per la Fotografia, il secondo, a dicembre 2020, l’acquisizione, dopo il patrimonio analogico, della F.lli Alinari IDEA spa e del suo patrimonio digitale, costituito da un archivio di 259.692 immagini, con relative banche dati, i sistemi di gestione e di stoccaggio, i marchi e i diritti d’uso delle immagini, conferito con il resto alla FAF Toscana.
Fratelli Alinari, Macchina fotografica montata sul palco di sedici metri dal quale furono eseguite le fotografie della Cappella Sistina (1904) |
L’archivio fotografico Alinari può essere suddiviso in patrimonio analogico e patrimonio digitale. Il patrimonio analogico consta, secondo quanto stimato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana, di un totale complessivo di 5.020.916 di beni fotografici, numerosi dei quali unici, databili dal 1840 ai nostri giorni. Si compone di tre principali nuclei: materiale fotografico (positivi, stampe e album fotografici, negativi sia su lastra di vetro che su pellicola e incunaboli come dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipi, e altri oggetti unici); materiale bibliografico (una ricchissima biblioteca specializzata, composta da volumi, riviste e libri rari, provenienti da nuclei originari diversi e da considerarsi tra le più qualificate biblioteche di settore italiane ed estere); materiale strumentale (apparecchiature fotografiche, attrezzature storiche da atelier, corredi e strumenti tecnici che testimoniano in vario modo l’uso e la pratica della fotografia). Ai tre nuclei archivistici si aggiunge il fondo legato all’attività della Stamperia d’Arte Alinari che conserva negativi, stampe, cataloghi commerciali oltre ai macchinari, tra cui una preziosa macchina per la stampa in collotipia.
L’intero patrimonio analogico è attualmente conservato presso i magazzini della società Art Defender di Calenzano, organizzato in depositi di massima sicurezza ed è in corso la verifica dell’integrità materiale del patrimonio acquisito, come stabilito dalla legge regionale, attività che si concluderà nella prossima estate. Si tratta di una collocazione temporanea, in attesa del suo spostamento a Villa Fabbricotti in via Vittorio Emanuele II a Firenze, edificio di pregio storico-artistico, individuato per la conservazione e consultazione del patrimonio Alinari. Di proprietà della Regione Toscana, la villa sarà adeguata alla sua nuova funzione di archivio, per questo è già stata avviata una collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana e con l’Opificio delle pietre dure di Firenze, per stabilire quali siano le caratteristiche che l’immobile dovrà avere, per salvaguardare la conservazione del patrimonio e permetterne la migliore fruibilità. L’archivio di immagini fotografiche digitalizzate, che riproducono in particolare positivi appartenenti a fondi e collezioni Alinari, dopo un complesso lavoro di trasferimento ai server della Regione Toscana, è invece fruibile sul sito www.alinari.it.
Wilhelm Von Gloeden, Caino (1900 circa; Raccolte Museali Fratelli Alinari, Archivio Von Gloeden) |
La Fondazione Alinari per la Fotografia ha partecipato con il progetto Valorizzazione del più importante fondo italiano di dagherrotipi, ambrotipi e ferrotipi provenienti dagli Archivi Alinari all’avviso di finanziamento Strategia Fotografia 2020-Conservazione indetto dalla Direzione Generale Creativa Contemporanea del MiBACT, ottenendo il finanziamento più alto (pari a euro 39.400,00) tra i 13 soggetti ammessi, su un totale di 122 partecipanti. Il progetto è dedicato alla conservazione, restauro e fruizione del più grande fondo di oggetti fotografici unici in Italia provenienti dalle collezioni Alinari (notificati dalla Soprintendenza Archivistica di Firenze e oggi di proprietà della Regione Toscana) con particolare rilievo ai dagherrotipi realizzati tra il 1840 e il 1855 ca. Partner del progetto è l’Opificio delle Pietre Dure, con cui sono state stabilite le operazioni per l’intervento conservativo, il restauro e la digitalizzazione ad alta risoluzione degli oggetti unici.
Il fondo “Oggetti unici”, che in generale può definirsi in buone condizioni, comprende tuttavia 830 pezzi su cui si riscontrano danni ai montaggi, mentre 51 oggetti dimostrano delle criticità conservative per cui è stato richiesto un intervento di restauro presso il laboratorio dell’Opificio delle Pietre Dure. La maggior parte degli oggetti richiede inoltre un intervento di pulitura e di messa in sicurezza, compresa la relativa confezione in astuccio o cornice.
Dopo l’intervento conservativo e di restauro, il progetto prevede la corretta catalogazione degli oggetti in italiano e inglese e la digitalizzazione fronte/retro ad alta risoluzione per consentirne poi la visualizzazione e fruizione sul sito web della FAF. Si tratta di opere preziosissime della fotografia delle origini che, come il dagherrotipo brevettato da Daguerre nel 1839, forniscono un’immagine positiva/negativa non riproducibile e che non consente quindi copie: oggetti unici realizzati da autori italiani, europei e americani, la maggior parte tra il 1840 e il 1860, tra cui un raro dagherrotipo con Firenze sotto la neve, la più antica immagine della città esistente al mondo, realizzato dallo scienziato e direttore dell’Osservatorio astronomico della Specola Giovanni Battista Amici (1786-1863) o da suo figlio Vincenzo. Oltre a numerosi ritratti, anche di personalità celebri (Gioberti, Cavour, La Marmora, Liszt, Schubert, Baudelaire), sono presenti vedute di città e paesaggi (Roma, Genova, Milano, Palermo, Pisa, Villa d’Este a Tivoli, le cascate del Niagara, Parigi), ritratti post-mortem, nature morte, scene di genere, opere e monumenti d’arte.
Fratelli Alinari, La Tribuna, Galleria degli Uffizi, Firenze (1900 circa) |
Il passaggio dell’immenso archivio Alinari da proprietà privata a proprietà pubblica e la successiva nascita dalla Fondazione Alinari per la Fotografia costituiscono, fa sapere la FAF, una grande sfida gestionale. Per accompagnare questo momento di passaggio, la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, in collaborazione con la Regione Toscana e la Fondazione Alinari per la Fotografia, ha organizzato la giornata di studi On Alinari. Archive in Transition, che ha coinvolto prestigiosi studiosi e studiose in un dialogo con l’artista Armin Linke. A loro è stato chiesto di indicare nuovi orizzonti e impostare nuove questioni di ricerca che possano collegare il passato, il presente e il futuro del patrimonio Alinari. Questi interventi, insieme alle fotografie e a estratti delle interviste realizzate da Armin Linke, stanno per essere pubblicati in un libro dallo stesso titolo (in corso di stampa).
In attesa di uno spazio espositivo della Fondazione, le foto di Alinari saranno in mostra in giro per il mondo. A partire dall’estate 2021, in un viaggio che toccherà Europa, Asia, Africa e le Americhe, Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea racconterà il fascino e la diversità degli italiani e dell’Italia, dei suoi paesaggi e della sua creatività. Attraverso le opere di oltre 75 fotografi, viene a delinearsi un’inconsueta narrazione visiva che mette in relazione autori, tecniche e soggetti diversi, con l’intento esplicito di far dialogare fotografia storica e contemporanea, per assonanze formali e contenutistiche o per contrasti. La mostra sarà ospitata nelle sedi della rete diplomatico-consolare e gli Istituti Italiani di Cultura e il pubblico internazionale potrà così conoscere e ripercorrere gli snodi di una storia che, cominciando idealmente dagli Archivi Alinari, giunge attraverso i grandi maestri della fotografia italiana del Novecento alle sperimentazioni contemporanee.
Uno strumento di promozione dell’archivio sarà anche il sito che non è solo un motore di ricerca per le immagini, base dell’attività di licensing, ma anche uno spazio di informazione sulle attività e di narrazione attraverso le fotografie che inizieremo a sperimentare con due primi foto-racconti dedicati a Villa Fabbricotti e alla regina Vittoria che ci soggiornò.
Fratelli Alinari, Villa Fabbricotti ripresa dal giardino (25 febbraio 1894) |