Anche l’arte è coinvolta nel conflitto in Ucraina. La Finlandia ha infatti deciso di trattenere nel paese un carico di opere d’arte, del valore di 42 milioni di euro, diretto in Russia: erano le opere che rientravano dalle mostre in Italia (tra cui quella sul Grand Tour che si è tenuta alle Gallerie d’Italia di piazza Scala a Milano: tra le opere c’è dunque anche l’Amore alato di Antonio Canova, oltre a diversi altri preziosi capolavori) e dal Giappone, e che avrebbero dovuto fare tappa in Finlandia prima di tornare nel paese che ne detiene la proprietà.
Le opere sono state trattenute dai funzionari delle dogane finlandesi al valico di frontiera di Vaalimaa. Helsinki ha fatto sapere che si consulterà con l’Unione Europea per sapere se le opere d’arte possono essere considerate beni di lusso, e quindi passibili di essere trattenute finché non cesseranno le sanzioni contro la Russia. Questa almeno è l’idea della Finlandia, come ha spiegato il direttore del dipartimento delle forze dell’ordine delle dogane finlandesi, Sami Rakshit. Il sequestro, hanno fatto sapere le dogane finlandesi in una nota, è stato effettuato tra il 1° e il 2 aprile. “È importante”, afferma Sami Rakshit, “che l’applicazione delle sanzioni funzioni in modo efficace. L’applicazione delle sanzioni fa parte delle nostre normali operazioni e dirigiamo sempre i nostri controlli in base ai rischi. Le spedizioni che ora sono state oggetto di indagine penale sono state rilevate come parte del nostro consueto lavoro di contrasto”. La Finlandia ha avviato un’istruttoria che proseguirà sotto forma di raccolta di informazioni, cooperazione internazionale e richieste di assistenza reciproca. Le dogane finlandesi fanno sapere che mirano a completare l’indagine il prima possibile e continueranno a consultarsi con il ministero degli Affari esteri, che esaminerà la questione con la Commissione europea. Anche la Farnesina sta lavorando sul caso, fanno sapere le dogane finlandesi.
La Russia ha già risposto dicendo che il sequestro operato dalla Finlandia è “illegale”. “Questa situazione può essere descritta in due parole: caos legale”, ha dichiarato all’agenzia TASS la rappresentante del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova. “Si tratta della detenzione, in violazione del diritto internazionale, di beni culturali appartenenti alla Federazione Russa e temporaneamente situati all’estero sotto le garanzie statali dei paesi in cui le mostre di questi oggetti sono stati organizzati su base non commerciale in collaborazione con i nostri musei. Siamo in attesa della tempestiva decisione delle autorità finlandesi di garantire il pieno ritorno delle nostre opere d’arte alla Federazione Russa”. Secondo Zakharova, saremmo in presenza di una “possibile violazione del regime delle cosiddette sanzioni contro la Russia”. Al momento, le opere si trovano in un deposito dell’Ateneum di Helsinki, uno dei più grandi e importanti musei d’arte del paese.
Nell’elenco aggiornato delle sanzioni imposte dall’Unione Europea, l’articolo 3h stabilisce che “deve essere proibito vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, beni di lusso elencati nell’allegato XVIII a qualunque persona fisica o giudirica, ente o istituto in Russia o per l’utilizzo in Russia”. Tra i beni di lusso elencati nell’allegato XVIII compaiono anche le opere d’arte. Secondo la Russia, tuttavia, le sanzioni fanno riferimento al commercio di beni di lusso, e non riguarderebbero beni di proprietà statale che, come in questo caso, si trovavano all’estero in prestito per mostre.
La Russia, il 10 marzo, aveva richiesto all’Italia la restituzione anticipata delle opere in prestito nel nostro paese. La situazione era stata poi risolta grazie all’intervento della diplomazia culturale promossa dalla Fondazione Ermitage Italia, che grazie al lavoro suo e del suo segretario generale Maurizio Cecconi aveva fatto in modo che il ministero della cultura russo concedesse più tempo alle opere per rimanere in Italia. La posizione italiana sulla questione era stata espressa dal ministro Dario Franceschini all’epoca della richiesta di restituzione da parte della Russia (“mi pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere queste debbano essere restituite”, aveva dichiarato all’agenzia ADN Kronos) e viene ora ribadita dallo stesso Maurizio Cecconi: “Non posso che richiamarmi alla posizione del ministro Dario Franceschini che quando fu annunciato che le opere di proprietà museale erano state richieste indietro dalla Russia aveva dichiarato che le opere andavano restituite al legittimo proprietario”, ha dichiarato a Repubblica. “È evidente”, ha poi aggiunto, “che le opere d’arte non sono un genere di lusso, ma un patrimonio dell’umanità e se la cultura è quella cosa che ancora deve tenere un minimo di relazione, le relazioni vanno rispettate”.
Il sequestro delle opere russe non è mai stato considerato un’opzione neppure in Francia, dove pure se ne è discusso in relazione alle opere della collezione Morozov, provenienti da diversi musei russi (come l’Ermitage di San Pietroburgo, il Museo Pushkin di Mosca e la Galleria Nazionale Tretyakov di Mosca) e concesse in prestito alla Fondation Louis Vuitton di Parigi per un’importante rassegna. La posizione transalpina non è cambiata, dal momento che la scorsa settimana la Francia ha fatto sapere che le opere in prestito per la mostra parigina saranno regolarmente restituite.