Ha dell’incredibile la vicenda che, a Todi, ha per protagonista Fabiola Bernardini, direttrice della locale Biblioteca Comunale. Bernardini è una professionista dal curriculum esemplare: laureata alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia, con specializzazione in Biblioteconomia, ha anche svolto un corso presso la Biblioteca Apostolica Vaticana ed è esperta di antichi codici manoscritti. Lavora al Comune di Todi dal 2004 ed è inquadrata come istruttore direttivo. Nello scorso dicembre, l’assessore alla famiglia e l’assessore alla cultura (la città umbra è amministrata da una maggioranza di centro-destra, sostenuta anche da Casapound) avevano chiesto alla direttrice, allo scopo di rendere la biblioteca “maggiormente fruibile da coloro che forse più di tutti sono benvenuti, cioè i bambini con le loro Famiglie”, di rimuovere dalla sezione dedicata dai bambini alcuni libri, dedicati proprio ai bambini, con temi come “l’omogenitorialità, la gestazione per altri, piuttosto che le unioni same sex e altri contenuti di carattere sessuale”, e di collocarli, tutt’al più, “in spazi a loro non riservati, con le adeguate e specifiche ed esplicite indicazioni rivolte al pubblico”. Il tutto attraverso un atto formale.
Il fatto era già grave di per sé, e all’epoca l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche), aveva parlato di un “caso di censura e di emarginazione”, domandandosi quale vantaggio potessero avere i bambini e gli abitanti di Todi da una biblioteca diventata “un luogo dove i libri si nascondono, un luogo che asseconda i conformismi e i pregiudizi di certi adulti”. Bernardini, in risposta, spedì alla giunta l’intero catalogo della biblioteca, composto da 4.500 titoli, dichiarando che era impossibile citare anche un solo libro. Ciò anche per il fatto che non esistono titoli specifici tali da indurre a pensare che certi libri siano animati dalla fantomatica “ideologia gender”.
Lo scorso 24 maggio il Comune, nell’ambito di un riassetto degli uffici comunali, ha deliberato il trasferimento di Fabiola Bernardini al settore urbanistica, malgrado lei sia una professionista con competente altamente specializzate per la biblioteconomia. Il Comune ha motivato il trasferimento indicandolo come un “efficientamento” dell’amministrazione, anche se non si comprende come possa essere efficiente un provvedimento che sposta una professionista dotata di specifiche competenze settoriali a un ambito per il quale non è preparata.
A prendere le difese di Fabiola Bernardini è stata di nuovo l’AIB che, con una nota dell’11 giugno firmata dalla presidente nazionale Rosa Maiello, ha scritto che “nel silenzio delle carte, il fatto ha proprio tutta l’aria della solita forma di censura indiretta che ha sempre colpito le biblioteche in tutte le epoche storiche: si fa in modo che muoiano in sordina togliendo ad esse autonomia e risorse, a cominciare dai bibliotecari provvisti di etica professionale. Piegare le persone con misure burocratiche apparentemente neutrali è infatti la forma più diffusa ed efficace di censura: passa il più delle volte in sordina e opera da esempio nei confronti di tutti gli altri dipendenti, affinché si conformino all’ideologia aziendale”. L’AIB riconduce il trasferimento proprio al rifiuto, da parte di Bernardini, di compilare l’elenco che le era stato richiesto.
L’AIB si augura che il Comune torni sui suoi passi e reintegri alla direzione della Biblioteca una professionista che è stata sempre in grado di svolgere il proprio lavoro con competenza e passione. Infine, l’AIB intende “mobilitare, in Italia, in Europa e sul piano internazionale, tutte le associazioni della società civile interessate alla difesa della libertà di espressione e degli istituti che la incarnano”.
Nella foto: Fabiola Bernardini (dal suo profilo Twitter pubblico)
Todi, direttrice della biblioteca rifiuta di compilare elenco di libri “gender”. Trasferita all'urbanistica |