Sembra una foto della nonna da giovane, magari un po’ tesa che guarda in alto a destra qualcuno che le ha detto qualcosa. E dietro la mamma che la prende per le spalle dandole un bacio sulla schiena come a dire “Stai tranquilla, non ti arrabbiare, come sei bella”. Una foto dei ricordi insomma. Dai lineamenti verrebbe anche da indicare la nazionalità: tedeschi o giù di lì. È la foto che ha vinto nella categoria “Creatività” il Sony World Photography Awards, tra i maggiori riconoscimenti in ambito fotografico al mondo, e l’autore è Boris Eldagsen, che l’ha chiamata Pseudomnesia - The Electrician. Ma Boris per questa immagine non ha fatto uno scatto: ha fatto click, perché questa foto, che sembra una foto d’epoca, è una immagine finta creata dall’intelligenza artificiale di un computer a cui è stata commissionata. E la Treccani sul significato del titolo ci aiuta a capire anche l’intento da subito dichiarato: “Pseudomneṡìa - In psichiatria, forma di paramnesia consistente in allucinazioni della memoria per cui elementi della fantasia danno luogo a ricordi di situazioni che il soggetto non ha mai vissuto, e che possono configurarsi come falsi riconoscimenti, o come falsi ricordi, talora prodotti da uno stato emotivo o da un’attività delirante, altre volte da un’attività fantastica che copre lacune della memoria”.
Qui l’attività “fantastica” l’ha fatta Stable Diffusion, un modello di apprendimento automatico profondo di Intelligenza Artificiale tra i più avanzati tecnologicamente esistenti per creare immagini a partire da input, in questo caso del fotografo, un comando scritto. In teoria potrebbe anche ‘pitturare’. E come già l’anno scorso è divampata la polemica sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale in gare o competizioni o nell’arte dopo la vittoria di un’opera realizzata da Midjourney alla Colorado State Fair Fine Arts Competition.
Alla giuria del Sony World Photography Awards comunque l’opera è piaciuta, e nella motivazione del premio al vincitore si legge: “uno struggente ritratto in bianco e nero di due donne, che ricorda il linguaggio visivo dei ritratti di famiglia degli anni Quaranta”. Premio che ancor più provocatoriamente Eldagsen ha pubblicamente rifiutato per far comprendere meglio il suo fine, proponendo di devolverlo a un festival fotografico in Ucraina.
Boris Eldagsen, che lavora da 35 anni, sul suo sito ha dichiarato esplicitamente che “le immagini AI e la fotografia non dovrebbero competere tra loro in un premio come questo. Sono entità diverse. L’intelligenza artificiale non è la fotografia. Pertanto non accetterò il premio. Il mondo della fotografia ha bisogno di una discussione aperta su cosa vogliamo considerare fotografia e cosa no. L’ombrello della fotografia è abbastanza grande da invitare le immagini AI a entrare o sarebbe un errore?” Con il mio rifiuto del premio spero di accelerare questo dibattito”.
La questione comunque è controversa anche perché pare che gli organizzatori avessero saputo dell’ausilio dell’Intelligenza Artificiale prima della proclamazione dei vincitori, nella fase di reperimento delle “garanzie” da parte dei fotografi sui lavori da loro presentati per la sezione creatività. A spiegare come stanno le cose è intervenuto, sul Guardian, un portavoce dell’organizzazione del premio. “Nella nostra corrispondenza”, ha detto, “Eldagsen ha spiegato come dopo ‘due decenni di fotografia, la mia attenzione artistica si sia spostata maggiormente sull’esplorazione delle possibilità creative dei generatori di intelligenza artificiale’ e l’ulteriore enfasi sull’immagine dipende fortemente dalla sua ‘ricchezza di conoscenza fotografica. La categoria del concorso a cui Eldagsen ha partecipato accoglie vari approcci sperimentali alla creazione di immagini, dai cianotipi e rayografie alle pratiche digitali all’avanguardia. Pertanto, in seguito alla nostra corrispondenza con Boris e alle garanzie da lui fornite, abbiamo ritenuto che la sua iscrizione soddisfacesse i criteri per questa categoria e abbiamo sostenuto la sua partecipazione. Inoltre, non vedevamo l’ora di impegnarci in una discussione più approfondita su questo argomento e abbiamo accolto con favore il desiderio di dialogo di Boris […]. Poiché ora ha deciso di rifiutare il suo premio, abbiamo sospeso le nostre attività con lui e, in linea con i suoi desideri, lo abbiamo rimosso dalla competizione. Date le sue azioni e la successiva dichiarazione che rileva i suoi deliberati tentativi di fuorviarci, e quindi invalidando le garanzie che ha fornito, non ci sentiamo più in grado di impegnarci in un dialogo significativo e costruttivo con lui. Riconosciamo l’importanza di questo argomento e il suo impatto sulla creazione di immagini oggi. Non vediamo l’ora di esplorare ulteriormente questo argomento attraverso i nostri vari canali e programmi e accogliamo con favore la conversazione su di esso. Sebbene gli elementi delle pratiche di intelligenza artificiale siano rilevanti nei contesti artistici della creazione di immagini, i premi sono sempre stati e continueranno a essere una piattaforma per promuovere l’eccellenza e l’abilità di fotografi e artisti che lavorano nel mezzo”.
Insomma, il dibattito è quanto mai attuale. Quanto la tecnologia e la progressione della scienza possono essere utilizzate in quello che noi chiamiamo ‘arte’? I pittori nel passato sono stati valutati tanto bravi quanto più riuscivano a ridisegnare i tratti somatici e i contorni del reale, cosa che adesso un stampante è in grado di riprodurre senza problemi e con l’I.A. creare ex novo con notevole risultato. Come nel caso in questione.
Cosa rimane per l’artista? Cosa rimane per lo spettatore? Ci si dovrà domandare ogni volta se è stato il dito e la mano dell’uomo a produrre l’opera che si sta guardando o potremo definire anche arte la capacità dell’uomo nel saper programmare il ‘software’ che andrà a creare le opere? Eldagsen ha dichiarato di aver partecipato per sollevare la questione dell’utilizzo di simili strumenti in ambito fotografico ma il punto vale per tutti gli altri campi del panorama artistico. Quanto un museo potrebbe essere riempito di opere non fatte dall’uomo? Nei musei esaltiamo la bellezza che è stata creata dall’uomo o la bellezza in sé? Quanto l’artificiale’ potrà essere figlio del proprio programmatore? Anche se escludessimo le opere non fatte dall’uomo da concorsi ci dobbiamo porre dei limiti nei loro utilizzi? Quanto l’estro dell’artificiale potrà essere attribuito a chi aziona i comandi? Era un problema ineludibile che prima o poi ci saremmo dovuti porre. E lo dobbiamo fare ora.
Nella foto: a sinistra Boris Elgadsen, a destra l’immagine vincitrice.
Fa discutere il fotografo che vince il concorso con una foto dell'Intelligenza Artificiale |
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.