È diventato un caso internazionale il quadro realizzato dal pittore contemporaneo italiano Giovanni Gasparro che ha per soggetto il martirio di Simonino da Trento, una sorta di fake news del Quattrocento: la vicenda, uno dei casi più eclatanti di antisemitismo del XV secolo, racconta di un bambino, Simonino da Trento, che scompariva dalla sua abitazione la sera del 23 marzo 1475 e veniva ritrovato morto tre giorni dopo, vicino alla casa di una famiglia di ebrei. Le autorità e la popolazione di Trento, fomentate dal principe-vescovo Johannes Hinderbach, accusarono del presunto omicidio la comunità ebraica, che avrebbe rapito e ucciso Simonino per compiere un omicidio rituale.
L’antisemitismo medievale attribuiva infatti agli ebrei la pratica del sacrificio umano, da compiersi con bambini cristiani precedentemente torturati: non ci sono attestazioni di tale pratica, ma la credulità popolare dell’epoca la riteneva fondata, e di conseguenza, dopo il ritrovamento del corpo di Simonino, diversi ebrei, tutti innocenti, furono incarcerati, torturati per confessare crimini mai compiuti, e in molti casi giustiziati. Una recente mostra organizzata al Museo Diocesano Tridentino ha ripercorso l’intera vicenda in maniera molto approfondita attraverso numerose opere d’arte, anche perché in seguito all’uccisione di Simonino si diffuse il suo culto: un culto che fu ufficializzato dalla Chiesa nel Cinquecento, e Simonino venne anche beatificato. Solo nel 1965 il culto fu abolito, grazie alle perizie storiche che stabilirono l’incosistenza delle accuse rivolte alla comunità ebraica del tempo.
Giovanni Gasparro (barese, classe 1983, all’attivo diverse opere che si trovano in alcune chiese del centro-sud, ed esposizioni alla Galleria Nazionale di Cosenza, al Museo Diocesano di Imola e in altri musei, oltre che al Padiglione Italia del 2011 curato da Sgarbi) ha realizzato dunque un dipinto su questo tema, postandolo poi su Facebook con un commento: “Martirio di San Simonino da Trento, per omicidio rituale ebraico” (peraltro occorre sottolineare che Simonino da Trento non è mai stato canonizzato). Il fatto che Gasparro non abbia contestualizzato l’opera (anzi: l’ha presentata come se il culto fosse ancora in vigore e senza dire che l’omicidio rituale è in realtà un falso storico) ha suscitato le ire di centinaia di utenti (al momento, il suo post conta cinquemila commenti, e molti esprimono forte contrarietà, e anche insulti all’artista).
I principali media israeliani (come il Times of Israel e il Jerusalem Post, due dei più letti quotidiani del paese in lingua inglese), oltre all’Algemeiner (il settimanale degli ebrei statunitensi), hanno dato la notizia riportando i commenti di condanna di molti esponenti della comunità ebraica internazionale. Il Simon Wiesenthal Center, organizzazione che si occupa di ricerca sull’Olocausto e sull’antisemitismo contemporaneo, ha invitato la Chiesa a denunciare Gasparro per la sua opera: “non è arte, è odio”, fanno sapere dal centro, che peraltro ha inviato una lettera formale al Segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, per esprimere tutto il disappunto sulla vicenda. “Alla vigilia della Pasqua ebraica e della Pasqua cristiana”, ha inoltre dichiarato Abraham Cooper, decano del Simon Wiesenthal Center, “questo artista italiano ha deciso di promuovere questa calunnia contro gli ebrei, violenta, lurida e smentita da tempo, attraverso la sua arte? Abbiamo chiesto a Facebook di non mettere a disposizione la loro piattaforma per un falso che ha portato all’uccisione e alla menomazione di molti ebrei per centinaia di anni”.
Ma la condanna non arriva solo dall’estero, ovviamente. In Italia, a denunciare l’operato di Gasparro è la Comunità Ebraica di Milano attraverso il suo sito ufficiale, Bet Magazine Mosaico. In un articolo firmato da Ester Moscati, il quadro è definito “scandaloso” e “inaccettabile”: Gasparro, scrive Moscati, “propone quest’opera pregna di odio antiebraico come se si sentisse il bisogno, quando le fake news attuali impazzano, di rispolverare quelle di un lugubre e fosco passato”. E ancora, un altro commento arriva dallo storico Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro Documentazione Ebraica Contemporanea: il quadro, sostiene lo studioso (che peraltro, nel suo articolo, mette in evidenza anche i vistosi anacronismi commessi da Gasparro), “usa il manuale dell’‘antisemita tipo’: l’ebreo è sporco, viscido, assetato di sangue innocente, guidato da una religione fasulla (quegli uomini compiono il misfatto in quanto ebrei, vestiti di abiti rituali e sormontati da una menorah accesa), avido”.
Nella foto, un dettaglio del quadro di Gasparro.
Diventa un caso internazionale il quadro antisemita di un pittore italiano: “inaccettabile odio antiebraico” |