Questa mattina si è spento a Milano, all’età di 92 anni, Vittorio Gregotti, maestro dell’architettura. L’architetto di fama mondiale era stato ricoverato nel capoluogo lombardo ed è scomparso a seguito di complicazioni per Coronavirus.
Novarese, classe 1927, tra i suoi progetti più famosi figurano il Teatro degli Arcimboldi di Milano, il Centro Culturale Belém di Lisbona, gli stadi di Barcellona e di Genova, il quartiere Zen di Palermo, l’Acquario Cestoni di Livorno, il teatro lirico di Aix-en-Provence e l’ampliamento del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea dell’Accademia Carrara di Bergamo.
La sua attività professionale è stata accompagnata da un grande impegno didattico a Milano, a Palermo e a Venezia.
Tra i suoi scritti si annoverano Territorio dell’architettura (1966), Il disegno del prodotto industriale (1982), La città visibile (1993), Le scarpe di Van Gogh. Modificazioni dell’architettura (1994), Racconti di architettura (1998), Identità e crisi dell’architettura europea (1999), Frammenti di costruzione (2000), Sulle orme di Palladio (2000), Diciassette lettere sull’architettura (2000), Contro la fine dell’architettura (2008), Architettura e postmetropoli (2011), L’architettura di Cézanne (2012), Incertezze e simulazioni (2012), Il possibile necessario (2014) e Quando il moderno non era uno stile (2018).
Nel 1975 Gregotti ha curato la Biennale di Venezia e nel 2012 è stato insignito della medaglia d’oro alla carriera della Triennale di Milano.
Nell’immagine, Vittorio Gregotti per il Festival dell’Economia nel 2016
Coronavirus, ci lascia il maestro dell'architettura Vittorio Gregotti |