Il patrimonio culturale del Sudan è a rischio a seguito del conflitto scoppiato nel paese africano lo scorso 15 aprile. L’organizzazione Heritage for Peace, una onlus fondata a Girona (Spagna) nel 2013 che si occupa di protezione del patrimonio in situazioni di conflitto, ha lanciato la Sudan Heritage Protection Initiative (SHPI), iniziativa per monitorare la situazione del patrimonio del paese con aggiornamenti mensili che evidenziano i danni in corso ai siti culturali del Sudan. Questi rapporti sono compilati da varie fonti, tra cui notizie, resoconti di cittadini e giornalisti, aggiornamenti di altre organizzazioni e altro ancora. SHPI condividerà anche informazioni sulle attività intraprese per proteggere il patrimonio del Sudan. L’obiettivo è diffondere consapevolezza sull’importanza di salvaguardare e proteggere il patrimonio culturale sudanese, documentare tutto quello che accade, sviluppare una rete di contatti e volontari per rafforzare la salvaguardia dei siti, oltre che fornire formazione, conoscenze pratiche e tecnologie semplici per tutelare il patrimonio culturale del Sudan, nonché facilitare la comunicazione e le collaborazioni tra i professionisti del patrimonio che si occupano della situazione del paese.
Il primo rapporto è stato pubblicato lo scorso 27 giugno e fotografa una situazione tutt’altro che rosea (anzi: il patrimonio del paese è in grave pericolo), elencando tutti i danni che la cultura del Sudan ha subito in due mesi di conflitto. Nella capitale Karthum, la biblioteca e l’archivio del Centro “Mohamed Omer Bashir” per gli Studi Sudanesi dell’Università Omdurman Ahlia sono andati persi in un incendio. Sempre a Khartum, il Museo di Storia Naturale, che accoglie una collezione di piante rare ed esemplari di specie estinte nel Sudan, oltre che animali vivi e insetti, ha perso gran parte del suo patrimonio sempre a causa di un incendio: la collezione è andata perduta, e l’edificio stesso del museo è stato severamente danneggiato (il museo ha sede vicino al quartier generale delle forze armate sudanesi, uno dei due schieramenti che si combattono). Ancora, il Laboratorio di Bioarcheologia Bolheim è stato invaso dalle RSF (Rapid Support Forces, l’altro schieramento del conflitto) ma non è chiaro se ha riportato danni. Ci sono stati danni anche al Museo Nazionale di Karthum, vicino al quale si sono registrati combattimenti. C’è preoccupazione la situazione del museo: “Il personale è stato costretto ad abbandonare il Museo Nazionale, che si trova nel centro di Khartoum e molto vicino alle linee del fronte tra le fazioni in guerra dopo che i combattimenti sono scoppiati il 15 aprile, costringendo la polizia a guardia della struttura ad andarsene”, ha riferito la direttrice del museo, Galia el Garnabi. “Un lavoratore del museo che viveva nelle vicinanze stava controllando i locali ma è stato recentemente costretto a lasciare la sua casa dalle RSF”. Le RSF hanno occupato anche l’Al Khalifa Museum, uno degli edifici di maggior pregio della città: per adesso non si registrano danni, ma il fatto che sia occupato da militari, sottolinea l’SHPI, pone una minaccia alla sua integrità.
Sempre a Khartum è stato distrutto da un incendio il Mercato Vecchio di Omdurman, e hanno subito danni diversi edifici storici, come quello del Ministero della Salute e la Facoltà di Medicina dell’Università di Khartum (non si hanno invece notizie sulle condizioni dell’ateneo). Ci sono stati saccheggi al Centro Abdul Karim Mirghani che ospita una biblioteca, un teatro, e un archivio di materiale audio-visivo, oltre che un centro editoriale. Tra i centri di ricerca, è stato devastato da un incendio il Centro di Ricerca Industriale, che nel paese aveva un ruolo fondamentale in quanto qui venivano condotti studi di carattere fisico e chimico su materiali e prodotti a seguito dei quali venivano rilasciati certificati di qualità, inoltre si facevano ricerche di tipo industriale e tecnologico. Durante l’incendio è andata perduta una parte importante degli archivi e delle strutture.
Ci sono stati danni importanti anche nel resto del paese. Nel Darfur, è stato distrutto da un incendio il Teatro della città di El Geneina, e tutti i quattro principali musei della regione (il Museo Sultan Bahruddin di El Geneina, il Nyala Museum e il Sheikan Museum di El Obeid e il Museo Sultan Ali Dinar di El Fasher) hanno subito devastazioni e saccheggi. In particolare, il Museo Sultan Bahruddin ha subito danni sia alle collezioni sia all’edificio nel corso di bombardamenti, il Nyala Museum ha sofferto di gravi danni al tetto che lo lasciano senza riparo dalla pioggia (in Sudan si sta avvicinando la stagione delle piogge), mentre il Sultan Ali Dinar Museum ha riprotato danni all’edificio a causa di bombardamenti. “Data la gravità della situazione in queste città”, si legge nel report di SHPI, “è estremamente difficile accertarsi dell’entità precisa dei danni agli edifici e alle collezioni” dei musei.
Nelle altre aree del paese lontane dalle zone del conflitto (il report si concentra sugli Stati del Nilo Azzurro, del Nord e del Nilo) per adesso non ci sono danni, ma non è possibile stare tranquilli: per la collezione del museo dell’antica città di Sennar (Nilo Azzurro) era già in programma l’evacuazione a causa di danni che l’edificio aveva subito prima del conflitto (la struttura infatti è pericolante), e adesso lo spostamento si fa “imperativo”, sottolinea l’SHPI, per garantire la tutela ai suoi tesori da eventuali ulteriori danni. Ci sono poi due siti iscritti nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ovvero i siti archeologici di Gebel Barkal e della regione di Napata, e i siti archeologici dell’isola di Meroe, molto lontani dalle zone di conflitto, anche se, spiega l’SHPI, la loro collocazione remota e le insufficienti misure di sicurezza li rendono soggetti a saccheggi e furti, anche perché diversi rifugiati si sono spostati in questa regione dalle città dove si combatte, aumentando la vulnerabilità dei siti culturali.
Sono emerse anche testimonianze di ingenti danni, atti di vandalismo, incendi, bombardamenti e saccheggi di università e scuole a Khartoum. Tra le istituzioni colpite ci sono l’Università di Al Neelain, l’Università del Nilo, l’Università Al-Sudan, l’Università di Bahari (complesso Al-Kadro e Kharij), l’Università Mashreq, l’Università Omdurman Ahlia, l’Università Islamica Omdurman, l’Università Internazionale dell’Africa, l’Università Ahfad per le donne, l’Università Ibn Sina, l’Università Nazionale di Napata, il Collegio delle Scienze, l’Al-Yarmouk College e l’AlNahda College. Alcune di queste università sono attualmente occupate dai soldati. Le biblioteche universitarie, gli archivi e le strutture di ricerca di queste istituzioni sono andate perdute o sono a rischio significativo di perdita. Inoltre, anche l’edificio del Ministero dell’Istruzione Superiore, che ha valore storico, ha subito danni da incendio.
Dichiarazioni che esprimono preoccupazione o condanna per l’attuale situazione in Sudan, compreso l’impatto sulle persone, sulle città e sul patrimonio culturale, sono state pubblicate da diverse organizzazioni internazionali e società archeologiche. Queste organizzazioni includono UNESCO, ICOMOS, ICCROM, Cultural Emergency Response, ICOM e società archeologiche (American Sudanese Archaeological Research Center, International Society for Nubian Studies e Society for Africanist Archaeologists). Le dichiarazioni riflettono il loro impegno condiviso per preservare e proteggere il patrimonio culturale del Sudan e sottolineano l’urgenza di affrontare le sfide che il paese deve affrontare in questo momento difficile.
Nella foto: il Teatro di el Geneina distrutto.
Conflitto in Sudan, gravi danni alla cultura. Distrutti musei, teatri, centri di ricerca |