Le chiusure imposte dal governo, le difficoltà della ripartenza, la diffidenza del pubblico che nonostante le riaperture si è spesso tenuto lontano dalle sale: il cinema ha vissuto un anno di forte sofferenza. A delineare il quadro della situazione è stato Simone Gialdini, direttore generale dell’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) in audizione al Senato per il decreto ristori lo scorso 6 novembre.
Gialdini ha sottolineato che gli esercenti registrano, da marzo a oggi, una perdita di 60 milioni di spettatori, che si è tradotta in un calo del fatturato complessivo del 91% rispetto all’anno precedente. Sono, secondo Gialdini, “cifre spaventose per poter garantire una tenuta del mercato”.
“Tutti i grandi film di cassetta internazionali”, ha evidenziato Gialdini, “sono slittati al 2021, desertificando il nostro palinsesto di proposta che si è dovuto orientare solo ai titoli nazionali. Nel periodo di riapertura dal 15 giugno al 25 ottobre, oltre il 20 per cento delle sale non ha riaperto. Questo vuole dire che rischiamo di perdere il 25 per cento del parco sale quando ci sarà la ripartenza. Per questo è fondamentale aiutarci”.
L’ANEC ha dunque chiesto di ipotizzare una deroga al limite dei contributi a fondo perduto oppure di innalzare a non meno di 500 mila euro di fatturato i limiti previsti per le attività con codice Ateco 59.14, quello che indica l’“Attività di proiezione cinematografica”. Inoltre “direttamente connesse al settore delle sale cinematografiche”, ha aggiunto Gialdini, “ci sono numerose attività satellite rappresentate da concessionarie pubblicitarie, fornitori di tecnologie e arredi, di prodotti per le aree di ristoro nelle sale, vettori satellitari: imprese per le quali chiediamo di estendere fin da subito i benefici previsti dal codice Ateco 59.14, affinché il sistema sale non si trovi in difficoltà al momento della riapertura perdendo asset corollari di fondamentale importanza”.
L’ANEC chiede, inoltre, agevolazioni nella fruizione dei crediti d’imposta riconosciuti alle sale cinematografiche. “È fondamentale e strategico”, ha spiegato il direttore dell’ANEC, “poterli usare anche per i pagamenti o la cessione ai fornitori, analogamente agli impieghi definiti per i crediti d’imposta istituiti appositamente per l’emergenza Covid-19. Inoltre occorre intervenire rapidamente per colmare il vuoto legislativo che non definisce i contributi del Fondo emergenze come benefici di natura emergenziale”.
Cinema, cifre “spaventose”: da marzo a oggi i fatturati sono calati del 91% |