La discussa sfilata di Christian Dior, che ha chiuso mezza città di Lecce tra martedì e oggi per permettere l’allestimento dell’evento in piazza Duomo (circa tre quarti d’ora, senza pubblico dal vivo, trasmesso solo attraverso i canali social della casa di moda francese), non era autorizzata dalla soprintendenza. A rivelarlo è la sezione Sud Salento di Italia Nostra, che ha chiesto alla Soprintendenza per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto se le scenografie di Dior erano autorizzate.
La soprintendenza ha fatto sapere all’associazione che Dior ha inviato l’istanza solo il 17 luglio, ad allestimento già iniziato (le operazioni hanno preso il via il 14 luglio), e non nei tempi tecnici necessari alla soprintendenza per istruire la pratica ed esprimersi (almeno trenta giorni prima della data della manifestazione). Di conseguenza, dal momento che la richiesta è arrivata alla soprintendenza solo cinque giorni prima della sfilata, ne consegue che non si è potuto procedere con l’autorizzazione.
E c’è adesso disappunto per com’è andata una vicenda che, al di là delle opinioni sull’opportunità della scelta della location e del fatto che per consentire l’evento una parte del centro storico di Lecce sia stata interdetta all’accesso per molte ore, è stata “realizzata senza le opportune valutazioni tecniche e culturali che sono in carico prioritariamente agli organi della Stato preposti”, fa sapere Italia Nostra. Senza considerare che “con la collocazione di tale scenografica sia stata preclusa, per circa 15 giorni, la possibilità a molti (turisti, studiosi, devoti, ecc.) di ammirare le peculiarità artistico-architettoniche di Piazza Duomo a Lecce dando così un’immagine negativa del modo con cui a Lecce e nel Salento si tutelano e valorizzano i beni culturali”.
Nell’immagine, le scenografie allestite da Dior in piazza Duomo.
Lecce, la sfilata di Dior non era autorizzata dalla Soprintendenza |