C’è un nuovo colpo di scena nell’annosa questione della Certosa di Trisulti, il duecentesco monastero di Collepardo (Frosinone) al centro di un contenzioso che oppone il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo alla fondazione Dignitatis Humanae Institute (DHI), la scuola americana di ultradestra vicina a Steve Bannon. Il MiBACT, infatti, nel 2017 aveva concesso in uso la scuola alla DHI, ma dopo le forti proteste degli abitanti del luogo era cominciato l’iter per la revoca, impostato dal ministero sul rilevamento di vizi procedurali e burocratici. Il MiBACT aveva dunque rilevato diverse irregolarità, revocando la concessione alla DHI: una revoca però sospesa dal Tar del Lazio che aveva accolto la sospensiva presentata dalla DHI. Il MiBACT aveva deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato, ma il ricorso era stato respinto e Palazzo Spada aveva rinviato tutto all’udienza dell’11 marzo.
La sentenza della sezione di Latina del Tar del Lazio è stata pubblicata ieri. Il tribunale amministrativo analizza tre delle quattro criticità sollevate dal MiBACT: sulla carenza della personalità giuridica, il Tar rileva che tale carenza “non può ritenersi radicalmente preclusiva alla partecipazione alla gara”; la mancanza del requisito dello svolgimento di attività di tutela, di promozione, di valorizzazione o di conoscenza dei beni culturali e paesaggistici da parte della DHI, secondo il Tar è “smentita dalla lettura della originaria formulazione dello statuto ove si evince chiaramente che, fra i compiti della DHI, rientrava certamente la ‘promozione del patrimonio culturale’, così come richiesto dall’avviso pubblico”; sulla mancata esperienza di almeno cinque anni nel settore della collaborazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale (la DHI è stata infatti costituita l’8 novembre 2016), il tribunale fa sapere che la DHI “operava in realtà, come associazione non riconosciuta, sin dal 2008, originariamente attraverso la creazione di ‘Gruppi di Lavoro Parlamentare sulla Dignità Umana’ attivi nell’ambito di diversi Parlamenti Europei”.
Le valutazioni espresse dal MiBACT sono dunque “illegittime” secondo il Tar del Lazio, “in quanto fondate su una lettura formalistica e restrittiva della disciplina di riferimento nonché delle regole fissate dalla lex specialis”. Il Tar ha poi accolto la censura della DHI, che ha lamentato la violazione del termine di diciotto mesi per l’adozione, da parte del MiBACT, del provvedimento di annullamento d’ufficio. Il ministero si è infatti mosso oltre tale termine (a ottobre 2019, ventotto mesi dopo la pubblicazione della graduatoria per l’assegnazione e la comunicazione alla DHI nominata concessionaria della Certosa di Trisulti, e venti mesi dopo la stipula del contratto di concessione, risalente al febbraio 2018), ma ha ritenuto che il limite temporale non fosse applicabile in quanto, a parere del MiBACT, si sarebbe trattato di un contratto che non prevedeva vantaggi economici (e quindi sarebbe escluso dalla fattispecie dei contratti per i quali è previsto il limite dei diciotto mesi), e la DHI avrebbe presentato documenti falsi. I due assunti, secondo il Tar, sono “privi di pregio”: nel primo caso, perché per l’aggiudicatario la concessione di un bene pubblico determina comunque un vantaggio economico, e nel secondo perché il MiBACT si sarebbe limitato ad “affermare l’assenza originaria di taluni requisiti che la ricorrente aveva affermato di possedere, senza tuttavia chiarire in modo puntuale quali dichiarazioni ‘false o mendaci’ avrebbe reso la DHI”.
Il Tar del Lazio ha dunque deciso di accogliere le istanze della DHI, condannando peraltro il MiBACT alle spese processuali. Il ministero ha tuttavia già fatto sapere che farà ricorso al Consiglio di Stato.
Nella foto: la Certosa di Trisulti. Ph. Credit
Trisulti, colpo di scena: il Tar del Lazio dà ragione alla scuola dell'ultradestra. Il MiBACT farà ricorso |