Censura sì, ma i nostri teatri non c’entrano niente: la sostituzione degli spettacoli di balletto in cui vengono rappresentate opere di artisti russi non è un tentativo, da parte dei teatri italiani, di cancellare la cultura russa, ma è un modo per tutelare i ballerini ucraini che rischiano gravi conseguenze in patria nel caso si trovino a ballare all’estero sulle note di Pëtr Ilič Čaikovskij o altri grandi musicisti russi. Il caso della censura sulla musica classica russa è scoppiato dopo che alcuni teatri (il Teatro Sociale di Como, il Teatro Comunale di Lonigo, il Teatro Comunale di Ferrara, il Teatro Rossetti di Trieste, il TuscanyHall di Firenze) hanno annullato le rappresentazioni de Il lago dei cigni previste nell’ambito di Theatre for Ukraine, un’iniziativa del produttore ColossArt Production: ballerini dell’Opera Nazionale dell’Ucraina e di altre importanti compagnie del paese martoriato dalla guerra si esibiscono sulle note di Čaikovskij per uno spettacolo a favore degli artisti ucraini, per consentire loro di lavorare mentre il loro paese è in guerra e non possono dunque farlo a casa. Per gli spettacoli già rappresentati, piuttosto che cancellare la data, si è preferito operare sostituzioni con musiche di Chopin, Adolpe-Charles Adam e altri.
Il punto è che Kiev non gradisce che i suoi ballerini danzino su musiche russe. La compagnia radunata da ColossArt impiega infatti danzatori che hanno lasciato l’Ucraina e che appartengono a diverse compagnie del paese est-europeo. Cosa è accaduto in questi giorni, lo ha spiegato Natalia Iordanov, direttrice artistica di ColossArt, moldava, al Corriere del Veneto: “Uno dopo l’altro i nostri ballerini sono stati contattati dalle direzioni dei rispettivi teatri, compresa l’Opera Nazionale, e si sono sentiti dire: ’Visto che la Russia sta compiendo un vero e proprio massacro, non potete mettere in scena le opere di autori russi, altrimenti saremo costretti a licenziarvi e potreste essere arrestati per tradimento’. Lo capite? Ci hanno letteralmente minacciati”.
Anche il direttore del Teatro Comunale di Ferrara, Marcello Corvino, in un’intervista rilasciata quest’oggi al Resto del Carlino ha confermato la versione di Iordanov e ha spiegato che il Teatro di Ferrara è fermamente contrario alla censura, ma è stato di fatto costretto ad annullare la rappresentazione de Il lago dei cigni nell’interesse dei ballerini ucraini, che potrebbero subire conseguenze in patria. “I ballerini sono stati chiamati dai direttori dei singoli teatri di appartenenza. Sono stati minacciati pesantemente: avrebbero rischiato fino a quindici anni di carcere con l’accusa di alto tradimento”. Per Corvino, è “una follia”, e lo stesso direttore non usa mezzi termini per definire questa scelta da parte del governo ucraino: “Ho premesso fin da principio che la direzione assunta dal governo guidato da Zelens’kij è assurda, oserei dire una porcheria. Ma, per salvaguardare gli artisti, abbiamo dovuto virare su altro. Da parte nostra, non c’è stata alcuna censura”.
Allo stesso modo il Rossetti di Trieste, dove Il lago dei cigni sarebbe stato rappresentato il 14 aprile, si schiera contro la censura: “Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”, fa sapere l’istituto in una nota, “si rammarica della decisione e non condivide il divieto in quanto crede nella cultura come strumento di dialogo che non conosce confini. Tuttavia accoglie la richiesta degli artisti dell’Ukrainian Classical Ballet per non esporli ad ulteriori problemi, tenendo conto anche dell’ottica in cui è nata questa iniziativa: una gara di solidarietà di numerosi teatri italiani - fra cui lo Stabile regionale - che ospitano l’ensemble impossibilitato a rientrare in patria, permettendogli di continuare a lavorare in tournée”.
Le posizioni dell’Ucraina in merito alle rappresentazioni eseguite dai suoi ballerini nel mondo sono state espresse pubblicamente. Si contano diversi interventi sul tema da parte del ministro della cultura dell’Ucraina, Oleksandr Tkachenko, che a più riprese ha chiesto ai suoi connazionali di astenersi dal diffondere cultura russa: “il Cremlino”, ha scritto su Telegram in un post del 4 aprile, “usa la cultura come strumento di propaganda sull’esempio dei nazisti. [...] La partecipazione di artisti e artisti ucraini a progetti congiunti con i russi sotto lo slogan ’siamo per la pace’ è un tentativo di manipolare le vere cause della guerra in Ucraina scatenata dal regime di Putin. Sottolineiamo che il Ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione dell’Ucraina non supporta tali formati di eventi. Allo stesso tempo, facciamo appello agli artisti ucraini all’estero affinché siano la voce della cultura ucraina sui palcoscenici e sulle piattaforme di discussione mondiali”. E poi ancora, il 5 aprile, ha parlato di una vera messa al bando: “La cultura del paese aggressore va messa al bando. Perché è uno strumento di propaganda russa. Sì, compreso il balletto russo. Soprattutto il balletto russo [...]. I russi si sono rivelati così disumani che hanno attaccato l’Ucraina. Hanno cominciato a uccidere cinicamente gli ucraini. Ecco perché il mondo deve smettere di applaudire il loro balletto”.
Sulle conseguenze per i ballerini ucraini al ritorno nel loro paese si è espressa, lo scorso 5 aprile, l’Opera Nazionale dell’Ucraina, che ha esordito prendendo le distanze dal concerto di beneficenza Ballet for Peace che si è tenuto a Napoli, al Teatro San Carlo, il 4 aprile. L’evento ha radunato primi ballerini di diversi teatri del mondo, e il suo programma prevedeva musiche di Chopin, Ravel, Armsheimer, Saint Saëns, Čaikovskij, Blondie, Philipp Glass, Glazunov, Šostakovič, Radiohead, Claudio Monteverdi, Astor Piazolla, Skoryk, Jacques Brel, Massenet. Il ricavato è stato devoluto alla Croce Rossa Italiana - Comitato di Napoli per iniziative a favore dell’Ucraina. “Dall’inizio dell’aggressione militare della Federazione Russa (a partire dal 24 febbraio 2022), l’intero team creativo del teatro è fermo, in conformità con l’attuale legislazione ucraina”, ha scritto l’Opera Nazionale dell’Ucraina in una nota. “Mentre è inattivo, il personale del teatro determina la sua posizione a propria discrezione. Alcuni degli artisti hanno lasciato l’Ucraina, anche con i treni di evacuazione. Nelle circostanze attuali, non è possibile controllare la posizione di ciascuno dei dipendenti del teatro mentre sono inattivi. Possiamo presumere che durante questo periodo i nostri artisti potrebbero ricevere inviti privati ??a collaborare con compagnie e agenzie straniere. L’Opera Nazionale dell’Ucraina non ha nulla a che fare con la partecipazione di artisti teatrali all’evento. Non sono pervenuti appelli al teatro in merito alla loro partecipazione a questo concerto, non sono stati stipulati contratti, non sono stati redatti documenti per trasferte di lavoro”.
L’Opera ha poi ribadito che i ballerini ucraini che prendono parte a eventi non graditi a Kiev subiranno conseguenze al loro rientro: “Siamo profondamente indignati dalle azioni dei nostri colleghi. Al loro ritorno al lavoro, saranno indagati e sanzionati in conformità con l’attuale legislazione dell’Ucraina”. Ci sono poi parole anche per il tour di ColossArt: “Vorremmo sottolineare che oggi abbiamo appreso che la casa di produzione ColossArt Production sta annunciando un tour delle città d’Italia, utilizzando il marchio dell’Opera Nazionale dell’Ucraina. Nell’ambito di questo tour sono previste 13 rappresentazioni nelle città italiane. Di particolare indignazione è il fatto che venga rappresentato il balletto Il lago dei cigni di Čaikovskij. Siamo rattristati nell’apprendere che tra gli interpreti annunciati in questi spettacoli ci sono artisti del nostro teatro che hanno dato il loro consenso in privato. Tutti sono stati avvertiti della responsabilità disciplinare per la partecipazione a queste attività, prevista dai loro contratti di lavoro. Sottolineiamo che non sono state condotte trattative tra ColossArt Production e l’Opera Nazionale dell’Ucraina, non sono stati conclusi contratti. La Direzione ha inviato una protesta ufficiale agli organizzatori di questo tour”. L’Opera Nazionale dell’Ucraina, infine, ha fatto sapere che a breve farà partire un tour in Italia.
Censurare Caikovskij? L'Italia non c'entra: “Kiev non vuole, i ballerini subirebbero conseguenze” |