Più di duemila opere false: questo l’incredibile ammontare del maxi-sequestro compiuto dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma nell’ambito dell’operazione Cariatide, che ha portato i militari a sequestrare oltre 2.100 opere d’arte contemporanea che se immesse sul mercato avrebbero provocato un danno economico stimato in oltre 200 milioni di euro. A seguito dell’operazione sono 38 i soggetti indagati per i reati di concorso in ricettazione, falsificazione e commercializzazione di beni d’arte.
È questo l’esito di un’indagine transnazionale avviata dalla Procura della Repubblica di Pisa e delegata al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma, e coordinata a livello europeo dal desk italiano dell’Agenzia Eurojust. Le opere false rimandano a grandi nomi dell’arte del Novecento e contemporanea: tra i più noti, figurano quelli di Umberto Boccioni, Claude Monet, Vincent van Gogh, Paul Klee, Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij, Gustav Klimt, Andy Warhol, Joan Miró, Wifredo Lam, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Edward Hopper, Giorgio de Chirico, Alberto Giacometti, Salvador Dalí Jackson Pollock, Henry Moore, Amedeo Modigliani, Renato Guttuso, Cy Twombly, Raoul Hausmann, Arman, Francis Bacon, Igor Mitoraj, Banksy. Il recupero è il risultato di diversi sequestri effettuati in Italia, Spagna e Belgio.
Le operazioni hanno avuto inizio nel marzo 2023 col sequestro da parte dei Carabinieri del Nucleo TPC di Roma a un imprenditore pisano, che ha portato al recupero di circa 200 opere d’arte contraffatte tra cui un dipinto raffigurante una Cariatide di Modigliani (da cui il nome dell’operazione). A seguito di questo sequestro, gli investigatori dell’arma hanno avviato ulteriori accertamenti monitorando anche le piattaforme e-commerce delle più importanti case d’asta per cercare di stabilire se altre opere simili fossero state offerte per la vendita al pubblico, e quali fossero i nominativi dei soggetti che fornivano i falsi. Nella seconda fase delle indagini è stato infatti scoperto che altrettante opere erano state messe in vendita da diverse case d’asta in varie regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia. Sono stati identificati anche tre falsari e tre laboratori di pittura, situati a Lucca, Pistoia e Venezia, dove venivano prodotte le opere contraffatte.
I carabinieri hanno ricostruito la filiera dei falsificatori, operazione che ha permesso di accertare l’esistenza di una fitta rete europea tra Spagna, Francia e Belgio, composta da numerosi soggetti dediti a lavorazioni: i falsari, una volta prodotto il falso, si accordavano con diverse case d’asta italiane, alcune delle quali compiacenti, per la successiva messa in vendita. In particolare, erano state vendute, in una casa d’aste pisana, per la somma di circa 4.000 euro ciascuna, tre opere di Kandinskij, Klee e Mondrian, le cui opere vengono battute solitamente nelle aste internazionali per decine di milioni di euro. L’attività degli indagati si era principalmente incentrata sulle opere di Warhol e Banksy: peraltro, i soggetti coinvolti avevano organizzato una mostra con opere di Banksy a Mestre e a Cortona, esponendo le opere in spazi ufficiali presso prestigiose sedi e pubblicando anche un catalogo.
Date le prove raccolte su questa attività di falsificazione in Europa, la Procura di Pisa ha emesso tre ordini di indagine europeo a carico di sei persone tra Spagna, Francia e Belgio. Su delega del pm titolare delle indagini, i Carabinieri TPC di Roma hanno eseguito i provvedimenti all’estero con l’ausilio della Guardia Civil e dei Mossos d’Esquadra in Spagna, dell’Office Central de Lutte contre le Trafic de Biens Culturels (OCBC) in Francia e della Polizia Federale del Belgio.
A seguito delle attività condotte in Europa sono stati individuati altri tre laboratori del falso: sono state quindi sequestrate altre 1.000 opere di imitazione d’arte contemporanea, con oltre 450 certificati d’autenticità e 50 timbri tutti falsi. L’attività ha fatto luce su di un sistema transnazionale di falsari interconnessi con case d’asta compiacenti.
L’importanza dell’operazione risiede anche nella sottrazione dal mercato di opere che, se non fossero state tempestivamente bloccate, avrebbero potuto essere immesse sul mercato con quotazioni vicine a quelle dei lavori originali. I consulenti della Procura della Repubblica di Pisa hanno certificato la non originalità delle opere sequestrate, e hanno stimato che, qualora fossero state vendute, avrebbero comportato, come anticipato, un danno economico di circa 200 milioni di euro, eventualità che avrebbe alterato significativamente il mercato.