La Biblioteca Nazionale di Napoli acquista un raro sonetto autografo di Tasso ritrovato


La Biblioteca Nazionale di Napoli ha acquistato un raro sonetto autografo di Torquato Tasso, ‘Onor di tomba e di dorati marmi’, custodito in un prezioso cofanetto: era riemerso sul mercato a giugno.

La Biblioteca Nazionale di Napoli ha acquistato un importante sonetto autografo di Torquato Tasso (Sorrento, 1544 – Roma, 1595) da poco ritrovato: conservato all’interno di un prezioso cofanetto in marocchino rosso, l’autografo del grande poeta del XVI secolo, una rarità ricomparsa nei mesi scorsi sul mercato, andrà adesso ad arricchire e valorizzare la già rilevante raccolta tassiana della biblioteca partenopea. Il sonetto autografo di Torquato Tasso, di cui si erano perse le tracce, è tornato alla luce in primavera ed era stato proposto all’asta dalla casa Finarte nel giugno scorso (con stima 40-60.000 euro), ma è stato poi ceduto in acquisto alla Biblioteca Nazionale di Napoli dopo una lunga contrattazione.

Il manoscritto, indirizzato “Al sig. Don Vincenzo Caracciolo”, permette di individuare con certezza il destinatario del componimento. Il sonetto è accompagnato da un trittico di tre lettere autografe di Alfonso d’Este, Duca di Ferrara, con stampe, indirizzate al Tasso e di Leonora d’Este, la nobildonna, della quale il poeta sarebbe stato innamorato: si tratta di un mito tramandato dalla tradizione ottocentesca, che ha attribuito Leonora d’Este un ruolo romantico quasi certamente ingiustificato.

Il sonetto è il numero 1491 delle Rime, tràdito da diversi testimoni, ma sconosciuto in questa versione autografa. Fu originariamente spedito da Tasso insieme ad un altro sonetto mai giunti però al destinatario, come afferma nella lettera 1287 del 12 novembre 1590 [New York, Pierpont Morgan Library, ms. MA 462 33=T]: “[…] Sono stato defraudato di due altri sonetti scritti a V.S. Del primo, mandatole da Fiorenza per la strada del sig.or Fabritio Caraffa, ho perduta la copia; de l’altro la serbo, e farò prova di ricopiarlo […]”. In queste lettere Tasso invocava l’aiuto degli amici napoletani, le consuete richieste di soccorso alla nobiltà napoletana, avendo già avuto l’assicurazione di una provvisione di 600 scudi l’anno proprio dalla famiglia Caracciolo. Soccorso che non gli era mai giunto.

“Con l’ambiente napoletano - nobili e letterati - egli intesse nel corso degli anni una fitta trama di rapporti epistolari che si intensificano al momento del suo arrivo in città”, si legge nel Catalogo dei manoscritti e delle edizioni tassiane pubblicato nel 1966 dalla Biblioteca Nazionale di Napoli. “Qui ‘richiesto da’ congiunti e dagli amici e da molti signori che desideravano ciascuno d’essi di ritenerlo appo se, egli non potendo sodisfar a tutti, e non volendo mancare ad alcuno, determinò di albergare co’ padri del monastero di Monte Oliveto, da’ quali era state per opera dell’abbate don Nicolo degli Oddi lungamente atteso, e fuvvi con sommo onore e amorevolezza ricevuto’. Nell’immagine della Napoli descritta da Giulio Cesare Capaccio nelle pagine del dialogo in sei giornate tra un ‘forastiero’ e un ‘cittadino’, il monastero di Monteoliveto assume una posizione di forte rilievo, amplificata attraverso il ricordo del soggiorno degli importanti personaggi che 10 avevano eletto a dimora privilegiata. […] E, nel convento, è al centro di un élite di intellettuali e nobili che periodicamente vanno a visitarlo, attratti dalla fama del poeta della Gerusalemme. Conosce anche, in questa occasione, Vincenzo e Pier Antonio Caracciolo, rinnova l’amicizia con Ascanio Pignatelli, suo collega a Padova nell’Accademia degli Eterei; peraltro si preoccupa di mantenere rapporti con il principe di Stigliano 19, col duca di Nocera, col marchese di Gerace e con altri notabili della città”.

Le varie lettere, ha sottolineato lo studioso Emilio Russo in un suo saggio del 2016 sull’epistolario tassiano, sono alcune delle “tante tessere del rapporto tassiano con il mondo napoletano”, dove Vincenzo Caracciolo viene celebrato da Tasso con la sua casata in un paio di sonetti del1588 (Rime, 1408 e 1412), e poi assunto come uno dei poli di protezione nell’autunno 1590, dopo il ritorno del Tasso da Firenze a Roma, e nell’ipotesi di un nuovo passaggio a Napoli (si vedano ad esempio le Lettere, 1279 e 1288,indirizzate a Francesco Polverino, e 1282, indirizzata allo stesso Caracciolo; vd. inoltre Rime, 1491-1492).

Il volume in marocchino rosso che include il sonetto autografo, le lettere estensi e un ritratto di Torquato Tasso disegnato da Pietro Ermini e inciso da Raffaello Morghen, è decisamente curiosa. L’album fu assemblato certamente in area britannica agli inizi del Novecento da un collezionista cultore di Tasso e appassionato alle vicende della casa d’Este; quindi presente in una vendita dell’antiquario William Schab negli anni Cinquanta. Nel 1955 uscirà la notizia dell’acquisto a Londra del volume presso la casa d’aste Sotheby’s da parte di un libraio italiano, identificato poi con Gaspare Casella di Napoli; l’annuncio venne subito diffuso in Italia da un’agenzia Ansa e ripreso da Il Giornale d’Italia della Domenica in un pezzo a firma Orazio Carratelli: “Assicurate alla Cultura –Insieme col sonetto del Tasso due lettere personali degli Estensi.” I passaggi successivi non sono noti, ma è evidente che la passione collezionistica ha consentito a questo prezioso testimone tassiano di preservarsi sino ai nostri giorni.

"Si tratta di un’acquisizione sul mercato antiquario di particolare importanza”, spiega Maria Iannotti, direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli. “L’autografo di Torquato Tasso ritrovato, Onor di tomba e di dorati marmi, è il sonetto n.1491 delle Rime, datato 1590, che è stato tramandato da diversi testimoni, ma che risulta sconosciuto nella presente versione autografa. Indirizzato a Vincenzo Caracciolo, venne originariamente spedito da Tasso insieme ad un altro sonetto , ma le liriche non giunsero mai al destinatario, come si ricava da una lettera del 12 novembre 1590 dove Tasso afferma di esser ‘stato defraudato’ delle due liriche . Il sonetto acquistato dalla Biblioteca è proprio quello che doveva accompagnare la missiva del 28 settembre 1590. La Biblioteca Nazionale ha sempre mantenuto un forte legame con il Tasso a cui nel 1996 , in occasione del IV centenario della morte, ha dedicato un’ampia mostra documentaria e bibliografica di autografi e delle rilevanti edizioni a stampa che possediamo. Si ringrazia la Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore del Ministero della cultura che con il suo intervento ha permesso l’acquisizione del Sonetto tassiano proposto in vendita dalla Casa d’Aste Finarte Auctions di Roma ed ha voluto destinarlo alla nostra Biblioteca. È doveroso segnalare la competenza e professionalità della Casa d’Aste Finarte Auctions di Roma, in particolare del dott. Fabio Massimo Bertolo, che ci ha assistito permettendo che la trattativa andasse a buon fine".

La Biblioteca Nazionale di Napoli è già depositaria di un importante nucleo di manoscritti tassiani: tra questi il preziosissimo manoscritto ex Vind Lat 72 Philologi. Poeta Tasso Gerusalem[me] Conquistata, interamente scritto a Napoli dove il poeta visse dal 1588 al 1594. Tra le lettere autografe si ricordano l’ultimo acquisto in antiquariato del 2020 (ms 13 B38), ovvero la lettera datata 14 aprile 1585, “Da le mie stanze di Ferrara”, scritta per il suo amico e futuro cardinale Scipione Gonzaga, nella quale polemizzava verso il giudizio negativo dell’Accademia della Crusca nei confronti del lessico e dello stile del suo Goffredo, la prima stesura della Gerusalemme liberata. La raccolta della Biblioteca Nazionale di Napoli si completa di notevoli edizioni a stampa delle opere di Torquato Tasso. Infine, A Napoli è il titolo del sonetto composto per la città partenopea e dedicato all’Abate Polverino, pervenuto in Biblioteca nel 1888 con la donazione allo Stato della Biblioteca Lucchesi Palli per volere del conte Febo Edoardo Lucchesi Palli dei principi di Campofranco e di cui appunto fa parte.

La Biblioteca Nazionale di Napoli acquista un raro sonetto autografo di Tasso ritrovato
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