Un “collezionista di croste”. È così che Silvio Berlusconi è stato definito nella puntata di Report andata in onda su Rai Tre domenica 15 ottobre, durante un servizio dedicata alla sua singolare passione per l’arte. Singolare perché, diversamente dalla maggior parte dei collezionisti d’arte, che solitamente seguono con cura la propria passione, cercando oggetti rari o comunque in linea con un’idea o una ricerca, Berlusconi avrebbe acquistato opere d’arte in maniera compulsiva, semplicemente per accumulare oggetti con l’idea di diventare il più grande collezionista d’Italia. E adesso questa immensa collezione, da 25.000 opere d’arte per un valore stimato di circa 20 milioni di euro, rappresenta un problema.
Nel servizio di Luca Bertazzoni, intitolato Il collezionista di croste, a tracciare un profilo del Berlusconi collezionista è l’amico Vittorio Sgarbi, che racconta di come Berlusconi si mettesse “compulsivamente a comprare, con la Fascina probabilmente o da solo, dei quadri alle aste”: il grosso della raccolta è, infatti, frutto di acquisti presso televendite, tanto che nel corso degli anni l’ex presidente del consiglio ha stabilito rapporti continui con alcune gallerie che svolgono questo tipo di attività. Una di queste, che dichiara di aver venduto a Berlusconi circa 5.000 opere, è la Newarte di Arzano, che vende perlopiù opere di artisti contemporanei che imitano lo stile del Settecento e del primo Ottocento. L’unico nome citato nel servizio è quello di un certo Francesco De Michelis, artista 74enne che, stando a quanto rivelato da uno dei televenditori, ha un rapporto esclusivo con la galleria, che acquista la produzione completa degli artisti per poi rivendere le loro opere. Si tratta di quadri dal valore modesto, poche centinaia di euro, spesso peraltro fatti realizzare su commissione assecondando i gusti di Berlusconi. I temi? Madonne col Bambino, scene di battaglia, dipinti di soggetto napoleonico e ritratti di Napoleone, vedute delle città preferite di Berlusconi, come Parigi e Napoli, nudi femminili.
Il modus operandi di Berlusconi viene raccontato da un ex televenditore, poi messosi in proprio, Lucas Vianini, che per un paio d’anni ebbe anche l’incarico di curatore della raccolta (incarico che sarebbe stato rifiutato da Vittorio Sgarbi: “lui voleva che io facessi delle perizie che erano impossibili”, ha raccontato l’attuale sottosegretario, “perché non c’era niente da scrivere, nel senso che se uno prende una copia di una veduta di Canaletto, è una copia, che devi scrivere?”). Berlusconi si collegava telefonicamente durante la televendita e acquistata le opere in blocco: “il presidente era un assiduo partecipante alle aste televisive”, ha rivelato Vianini. “Normalmente i quadri si svelano nell’arco delle quattro ore e lui invece capitava che le prenotasse tutte e che rimanessimo con un palinsesto di due ore da riempire senza più opere”.
Secondo Sgarbi, con quello che Berlusconi ha speso in tre o quattro anni (si tratta infatti di una passione molto recente, nata probabilmente attorno al 2018, sebbene anche prima di questa data il Cavaliere avesse comunque acquistato opere d’arte), si sarebbe potuta allestire una collezione di poche opere, ma tutti capolavori: ha invece preferito spendere la stessa cifra per acquistare 25mila opere (“lui diceva: ‘Che meraviglia, la più grande raccolta del mondo’”, ha detto Sgarbi. “Una cosa un po’ infantile. Lui lavorava con l’idea di comprare una quantità di opere d’arte”). Secondo l’antiquario Cesare Lampronti, con cui Berlusconi ha avuto a lungo rapporti, il presidente “sapeva che quello che stava comprando era privo di valore” (così ha detto alla BBC). In passato Berlusconi ha acquistato anche qualche opera pregevole: la più nota è un capolavoro di Plinio Nomellini, ovvero il ritratto di Isadora Duncan. A Villa San Martino ci sono poi opere già presenti nella dimora quando Berlusconi la acquistò, tra cui anche opere di Tiziano e Tintoretto. La passione per le croste è nata negli ultimi anni.
Il punto è che adesso questa eredità rischia di diventare un problema per gli eredi a causa dei costi di gestione dell’hangar dove i quadri sono ordinatamente stivati. Un capannone situato nei pressi di Villa San Martino, la dimora di Berlusconi ad Arcore, che costa circa 800mila euro l’anno. E in più, secondo quanto rivelato in un articolo su Repubblica, ci sarebbero anche problemi di conservazione, dal momento che sono comparsi tarli che hanno aggredito numerose opere. Così, i figli intendono disfarsene, e la sorte della raccolta sembra essere già segnata, come rivela Emanuele Lauria su Repubblica: “L’ultimo costoso giocattolo del Cavaliere, il grande hangar con venticinquemila fra dipinti e statue acquistati in modo compulsivo nelle aste notturne, sarà dismesso”. Distruzione che secondo Sgarbi, “almeno sul piano artistico, non sarebbe un delitto”.
Immagine: Silvio Berlusconi. Foto: Niccolò Caranti
Berlusconi, il “collezionista di croste” |