Dopo neppure un anno dall’inizio del suo incarico, Martina Bagnoli, direttrice dell’Accademia Carrara di Bergamo, ha rassegnato le sue dimissioni a seguito di divergenze con il general manager dell’istituto, Gianpietro Bonaldi. Bagnoli, storica dell’arte, nata a Bolzano nel 1964, si era insediata alla guida della Carrara il 1° febbraio scorso, dopo l’esperienza alle Gallerie Estensi di Modena e Ferrara, e aveva preso il posto di Maria Cristina Rodeschini. Burrascosi però i rapporti con il general manager, e niente hanno potuto la giunta comunale e il consiglio d’amministrazione del museo per tentare di cucire lo strappo: in particolare, il cda straordinario della Fondazione Accademia Carrara, convocato nel pomeriggio del 31 ottobre, ha cercato di trovare una soluzione per evitare l’addio di Bagnoli, senza però riuscirci. L’esperienza di Bagnoli è dunque durata appena otto mesi.
Il caso è emerso all’attenzione pubblica solo pochi giorni fa, e anche oggi fa discutere praticamente solo a Bergamo e dintorni, dal momento che la stampa nazionale, anche quella di settore, s’è occupata poco o niente di una vicenda che ha tenuto dunque banco quasi esclusivamente sulle testate locali. Tuttavia non erano mancati i segnali dell’insofferenza dell’ormai ex direttrice: su tutti, l’articolo da lei scritto lo scorso 7 ottobre sul quotidiano Domani, nel quale Bagnoli si scagliava contro i “manager culturali” scrivendo che “alla guida delle grandi istituzioni internazionali ci sono professionisti con anni di esperienza nel settore”, mentre “in Italia invece si privilegiano profili diversi e la mentalità è aziendalista”. “Per dirigere i musei”, continuava Bagnoli, “si invocano i ‘manager della cultura’ perché i musei sono ‘aziende’ e devono essere gestiti da persone che sanno come far tornare i conti. Sono spesso chiamati a dirigere importanti istituzioni italiane persone che hanno poca esperienza di musei, poca dimestichezza con le collezioni che devono custodire, scarsa affinità con la ricerca che dovrebbero promuovere, poca inclinazione alla conservazione e soprattutto nessuna comprensione del difficile equilibrio tra reputazione e marketing. Il profilo di manager della cultura è fluido, si basa su curricula variegatissimi in settori molto diversi: dal giornalismo alle relazioni pubbliche, dall’accademia alla televisione”. Per Bagnoli, a dirigere i musei dovrebbero essere gli storici dell’arte, “perché per arrivare sin lì hanno lavorato per anni in altri musei: sono, cioè, dei professionisti del settore”.
L’articolo polemico di Bagnoli, riletto a distanza di un mese, appare dunque come una successione di stoccate a Bonaldi. “Sono mancate trasparenza e fiducia”, ha scritto Bagnoli nella sua lettera di dimissioni, accolta dal cda il 1° novembre. In particolare, secondo la direttrice ci sarebbe stato “uno sbilanciamento sulla posizione del general manager che di fatto non è più un dualismo, ma una vera e propria subordinazione. Questo non era trasparente all’inizio e perciò ha creato dei dissapori”.
Da parte sua, la sindaca Elena Carnevali, che è anche presidente della Fondazione Accademia Carrara, in un’intervista all’Eco di Bergamo ha fatto sapere quale proposta il cda ha tentato di avanzare per ricucire lo strappo: una proposta “che facesse chiarezza sulle rispettive attribuzioni di responsabilità e operatività, a partire dalle acquisizioni di opere e progetti di collaborazione di ordine artistico e sui contenuti culturali per valorizzare l’identità del museo e la comunicazione delle mostre”. Lo “sforzo fatto in queste settimane”, ha continuato Carnevali, “che pensiamo non sia stato compreso o non si sia voluto cogliere, è andato nella direzione di fare chiarezza nelle rispettive responsabilità”.
L’assetto organizzativo dell’Accademia Carrara prevede infatti una sorta di doppia direzione: la guida è infatti affidata a direttore e general manager. Entrambi sono nominati dal cda su proposta del presidente, ed entrambi hanno durata del mandato stabilita dal cda. Al direttore spettano i compiti riguardanti conservazione, tutela, valorizzazione e programmazione delle attività culturali (quindi, ad esempio, predispone il programma sulle attività di conservazione, ricerca e valorizzazione, propone gli orari d’apertura, promuove standard qualitativi per la gestione delle attività didattiche, propone prestiti di opere per mostre nazionali e internazionali, promuove attività di studio, iniziative di divulgazione, educazione e formazione), mentre al general manager compete la responsabilità generale sulla gestione della Fondazione (dunque predispone il piano economico-finanziario, i progetti di fundraising e sviluppo museale, sottopone al cda le proposte di budget, adotta provvedimenti per migliorare funzionalità ed efficienza, stipula contratti d’acquisto per beni e servizi, firma gli ordinativi d’incasso e pagamento). In sostanza, al direttore spettano compiti scientifici, al general manager compiti gestionali e amministrativi.
Stando all’edizione bergamasca del Corriere della Sera, Bagnoli, dal suo canto, avrebbe formulato una controproposta al cda della Fondazione per ridefinire le competenze dei due ruoli, una controproposta che tuttavia non è stata accolta. L’ex direttrice ha comunque dato la propria disponibilità per continuare a lavorare, in qualità di consulente, ai progetti scientifici già avviati, in particolare la mostra Autentico e Copia, dedicata alle copie delle opere d’arte, in programma per la primavera 2025. Nel frattempo, la Fondazione dovrà cercare un nuovo direttore.
Bergamo, si dimette la direttrice dell'Accademia Carrara, Martina Bagnoli |