Oltre 150 artisti, tra cui alcuni nomi importanti dell’arte internazionale come Hito Steyerl, Nan Goldin, Michael Rakowitz e Xaviera Simmons, stanno chiedendo al MoMA di New York di rimuovere dal suo incarico il presidente Leon Black, per via dei suoi legami con l’imprenditore Jeffrey Epstein, arrestato con l’accusa di traffico sessuale di minori, e poi morto in carcere nel 2019, ufficialmente per suicidio. Una recente indagine ha infatti scoperto che tra il 2012 e il 2017 ci sono stati versamenti di denaro per un totale di 158 milioni di dollari da Black a Epstein, anche se al momento non esistono prove del coinvolgimento di Black nelle attività criminali di Epstein. L’inchiesta per adesso ha solo rivelato che tra i due c’erano forti legami finanziari. La vicenda lo ha tuttavia portato a lasciare il suo posto nel consiglio di amministrazione della società di investimenti Apollo Global Management da lui fondata (anche se Black ne rimane il presidente). Black non ha invece lasciato l’incarico al MoMA, né ha manifestato l’intenzione di volerlo fare.
Per questa ragione, diversi artisti hanno scritto al MoMA per chiedere la rimozione di Black dal suo incarico. Tra i primi a farti sentire c’è stato il gruppo MoMA Divest, che scrive in una nota: “le recenti conferme delle profonde relazioni finanziarie e personali tra Leon Black e Jefferey Epstein mettono in evidenza i problemi che i board del MoMA e di altri grandi musei stanno affrontando, senza però averci fatto i conti in maniera significativa. [...] Leon Back non è un’anomalia. Cinque membri del board del MoMA (Tananbaum, Dubin, Cohen, Black, Fink) sono stati identificati e messi nel mirino da diversi gruppi negli ultimi anni a causa dei loro legami con la guerra, con i sistemi carcerari razzisti e con il controllo sui confini, con il ricorso a fondi avvoltoio, con la gentrification e il dislocamento dei poveri, con l’estrattivismo e il degrado ambientale, e con forme di violenza patriarcale. I membri del board sono anche legati e fanno donazioni alla NYPD Police Foundation. In breve, il marcio è nel cuore dell’istituto. [...] Chiediamo che il MoMA prenda ufficialmente posizione sui proventi che derivano da donazioni legate a violenze, e comincino a fare indagini pubbliche e trasparenti su tutti i fondi che sono legati a tali questioni”.
Tra gli intervenuti anche il collettivo Decolonize This Place che ha scritto una lunga lettera intitolata Fuck MoMA (“Vaffanculo MoMA”) nella quale si legge: “Siamo stanchi della solita merda che continua a far notizia. È diventata una routine. Un posto dopo l’altro. Un altro istituto, un altro oligarca che fa artwashing con i suoi profitti mortiferi, con le donne a farne le spese. Non è una crisi di pubbliche relazioni, o un semplice argomento di filantropia tossica. Il MoMA è l’avanguardia di una guerra di classe, di genere e di razza, e abbiamo la responsabilità di agire. Le lettere, le suppliche, gli accordi sottobanco non sono abbastanza. Dopo la rimozione di Kanders dal Whitney, dopo la rivolta di George Floyd, dopo le esplicite dichiarazioni di guerra dei fascisti che cercano di salvaguardare il patriarcato bianco eterosessuale, dobbiamo fare e chiedere di più. I membri del board non sono il problema. Loro lo rendono soltanto visibile. Il MoMA nella sua interezza è il problema. Forse è anche ora di abolire il MoMA. Il MoMA è stato fondato con le ricchezze derivanti dal petrolio dei Rockfeller. Da allora, il museo è stato un luogo per riciclare capitali, una vetrina della dominazione, e una macchina per ecocidi. Ha diversificato i contenuti, ma nella pratica è stato nemico dei poveri e degli emarginati [...]. Dopo le recenti sollevazioni, il MoMA e altri istituti culturali hanno proclamato il loro impegno per la giustizia, la diversità, l’uguaglianza. Ma come può un istituto rivendicare questi valori con miliardari predatori che lo controllano?”.
Ancora, in una lettera firmata da 157 artisti si legge: “noi, artisti e professionisti dell’arte, chiediamo la rimozione di Leon Black dal board del MoMA per le ragioni che sono già state espresse da altri. Tuttavia, questo dovrebbe essere considerato il minimo. Oltre alla sua rimozione, dobbiamo pensare seriamente a un’uscita collettiva dai legami tra l’arte, la filantropia tossica e le strutture di oppressione, in modo da non dover più fare le stesse discussioni in futuro, un membro del board alla volta”.
Per adesso, il MoMA non si è ancora espresso sulla vicenda.
Decine di artisti chiedono al MoMA di licenziare il presidente Black per i legami con Epstein |