Firenze, apre al pubblico Palazzo Portinari Salviati con preziosi affreschi di Alessandro Allori


Dal 15 aprile 2022 apre al pubblico dopo i restauri Palazzo Portinari Salviati a Firenze. Qui sono custoditi preziosi cicli di affreschi dedicati all’Odissea e alle storie di Ercole realizzati da Alessandro Allori e aiuti.  

Dopo oltre un decennio di abbandono e quattro anni di lavori, dal 15 aprile 2022 LDC Group riaprirà al pubblico uno degli edifici storici più prestigiosi di Firenze: Palazzo Portinari Salviati. Il Palazzo è stato oggetto di un accurato intervento di restauro compiuto nel rispetto delle strutture originarie.

“Ci siamo presi cura di questa preziosa testimonianza di storia e di cultura, consapevoli di esserne solo i custodi”, ha afferma dichiarato Nelson Chang, AD di LDC Group. “Il recupero di questo palazzo è anzitutto un’operazione di valorizzazione culturale affinché il suo patrimonio possa essere conosciuto e apprezzato da tutti”.
“Palazzo Portinari non è mai stato aperto alla città e al mondo intero come lo sarà da oggi”, ha aggiunto il sindaco Dario Nardella, intervenendo alla presentazione del restauro. “Si tratta dello straordinario recupero di un luogo in cui è passata la storia di Firenze e che sarà aperto a tutti”.

Saranno infatti organizzate visite guidate al palazzo almeno un giorno la settimana e il ricavato finanzierà altri restauri in città. L’intervento è stato realizzato sotto la tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.

Grazie al restauro torna allo splendore la Corte di Cosimo I, la Corte degli Imperatori e la Cappella Salviati, dedicata a Maria Maddalena. Ambienti che custodiscono i preziosi cicli di affreschi dedicati all’Odissea e alle storie di Ercole, realizzati da Alessandro Allori e aiuti tra il 1574 e il 1576. È stato interamente recuperato il piano nobile con gli originali soffitti affrescati o a cassettoni, dove sono ancora visibili i decori quattrocenteschi con l’arma Portinari, una porta tra due leoni rampanti, che ospiterà un’esclusiva residenza d’epoca con tredici eleganti suite, arredate con pezzi d’antiquariato e opere d’arte acquistati in aste internazionali, tra cui alcuni importanti ritratti di personaggi legati alla storia del Palazzo, quali Maria de’ Medici, Francesco I de’ Medici, Alemanno Salviati.

Nella parte dell’edificio non caratterizzata da elementi storico-artistici sono stati realizzati appartamenti di pregio ad uso residenziale, che in buona parte hanno già trovato un proprietario. Rispetto al progetto ereditato dalle precedenti proprietà, che prevedeva solo appartamenti, LDC ha deciso di destinare ad attività pubbliche tutta la parte di valore storico artistico del palazzo.

Dal 15 aprile al piano terra aprirà il “Salotto Portinari Bar & Bistrot”, con proposte ispirate alla tradizione culinaria toscana e italiana. Entro il primo di giugno sarà possibile ammirare la Cappella Salviati, ancora in restauro, e la Corte degli Imperatori e sale attigue, dove è in allestimento il ristorante “Chic Nonna”, con lo chef stellato Vito Mollica.

La casa nuova è il primo nucleo del palazzo costruito nella seconda metà del Quattrocento dagli eredi di Folco Portinari, padre di Beatrice, unendo il complesso di case dove la musa di Dante aveva vissuto la sua infanzia e giovinezza. La memoria dell’edificio riporta infatti al celebre incontro tra Dante e Beatrice narrato dal Sommo Poeta ne La Vita Nova. Saranno i fratelli Pigello, Acerrito e Tommaso Portinari, grazie alle fortune costruite con i banchi medicei di Venezia, Milano e Bruges che porteranno a compimento il palazzo negli ultimi decenni del Quattrocento. Uno dei fratelli, Tommaso, commissionerà al pittore fiammingo Hugo van der Goes il celebre Trittico con l’Adorazione dei Pastori oggi alle Gallerie degli Uffizi. Delle parti monumentali del palazzo risalenti al Quattrocento e al Cinquecento non si conoscono gli autori ma “si dovette trattare di uomini di vasto ingegno e di artisti di non comune valore” scrive Guido Pampaloni, che fa il nome del grande architetto Michelozzo, con cui i fratelli Acerrimo e Pigello coltivarono un profondo rapporto. L’architetto restaurò la facciata e la dimora dei due Portinari e fece il disegno della Cappella Portinari in Sant’Eustorgio, ripetendo la struttura quadrata della Sacrestia di San Lorenzo a Firenze.

Con il declino economico della famiglia, nel 1538 l’intera proprietà passò allo Spedale di Santa Maria Nuova. Nel 1546 Jacopo Salviati acquistò il palazzo e un gruppo di case attigue poi inglobate in un grande progetto di ampliamento. Il palazzo era sontuoso sia per l’architettura sia per l’eccellenza dei cicli pittorici e la rarità delle collezioni, che riunivano i protagonisti della scena artistica del Quattro e Cinquecento, quali Donatello, Verrocchio, Cellini, Bronzino. Oggi restano gli splendidi ambienti affrescati dall’Allori, la Corte degli Imperatori e le stanze attigue e la cappella dedicata a Maria Maddalena. Durante il periodo di Firenze capitale ospita il Ministero di Grazia e Giustizia e nel 1921 diviene sede della direzione generale della Banca Toscana.

Il restauro

Un’articolata ricerca storico-artistica e un’approfondita campagna di indagini diagnostiche hanno preceduto l’intervento di restauro architettonico e delle superfici decorate del palazzo. A piano terra sono stati restaurati i cicli di affreschi eseguiti da Alessandro Allori e aiuti, tra il 1574 e il 1576, nella Corte degli Imperatori e nelle sale adiacenti, con Storie dell’Odissea e Storie di Ercole, e il fregio della Batracomiomachia con la rappresentazione della battaglia tra topi e rane tratto dal poemetto attribuito a Omero. Al piano nobile le stanze con gli originali soffitti quattrocenteschi a cassettoni, decorati con l’arma Portinari o affrescati, sono state interamente recuperate e il restauro ha rinvenuto pitture sulle pareti della Galleria, nascoste sotto strati di colore dipinti successivamente.
Più complesso, e ancora in corso, è il recupero della Cappella Salviati, consacrata nel 1581.

Immagine: Palazzo Portinari Salviati, Corte degli Imperatori, ciclo dell’Odissea, riquadro conclusivo con Ulisse che abbraccia Penelope dopo aver riavuto le sembianze umane, di Alessandro Allori e aiuti (1575-1576). Su gentile concessione di Palazzo Portinari Salviati.

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Firenze, apre al pubblico Palazzo Portinari Salviati con preziosi affreschi di Alessandro Allori


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