Sabato 19 aprile 2025 alle ore 11 si inaugura ufficialmente il nuovo percorso di visita del parco storico del Castello di Miradolo (San Secondo di Pinerolo, Torino), un luogo che, dopo un lungo lavoro di ricerca e restauro, ritrova oggi l’identità paesaggistica originaria voluta nel 1824 dalla marchesa Maria Elisabetta Ferrero della Marmora e affidata alla visione del celebre paesaggista prussiano Xavier Kurten (Brühl, 1769 – Racconigi, 1840). A duecento anni esatti dall’incarico, il parco si presenta al pubblico completamente rinnovato, frutto di un restauro meticoloso che ha restituito centralità agli elementi compositivi e vegetali concepiti nel primo Ottocento.
L’appuntamento prevede una visita guidata speciale condotta dalla proprietà, durante la quale sarà possibile esplorare i principali interventi realizzati negli ultimi anni. Il percorso offrirà uno sguardo ravvicinato alla trasformazione da giardino formale all’italiana a parco romantico in stile inglese, un passaggio che riflette i mutamenti culturali dell’epoca e l’affermazione di un nuovo rapporto tra uomo e paesaggio. Il lavoro svolto ha permesso di recuperare non solo la struttura originaria, ma anche il legame profondo tra il parco e la sua memoria storica.
Il progetto di recupero ha posto al centro la sostenibilità e l’accessibilità. A partire dal 2025 saranno disponibili le nuove audioguide in italiano, inglese, francese e LIS, sviluppate in collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino. Le nuove pannellistiche, pensate per un pubblico diversificato, offrono approfondimenti sia botanici sia storici, arricchendo la visita con contenuti accessibili a tutti.
A conclusione della visita sarà possibile partecipare all’esperienza Erbe nel piatto: un momento conviviale che unisce degustazione e natura, con un calice di bollicine e un assaggio a tema, proposto dall’Antica Pasticceria Castino.
Il lungo processo di rinascita del parco è stato possibile anche grazie a una rigorosa ricerca archivistica condotta nel 2023 e 2024 dal gruppo Parchi e Giardini del DISAFA – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, sotto la guida del professor Marco Devecchi. La ricerca, commissionata dalla Fondazione Cosso, ha approfondito in particolare la componente vegetale storica, la serra neogotica e il contesto territoriale circostante. I risultati ottenuti da Paola Gullino, Federica Larcher ed Enrico Pomatto hanno permesso di identificare con chiarezza le permanenze storiche, le evoluzioni del progetto paesaggistico e la fisionomia originale del parco attraverso fonti descrittive, mappe, documenti iconografici e planimetrie conservate in archivi piemontesi.
Nel corso del XIX secolo, tra il 1824 e il 1837, furono spesi importanti fondi per la realizzazione del Nuovo Giardino di Miradolo. Molte delle specie arboree impiantate in quel periodo sono ancora oggi visibili e costituiscono l’ossatura vegetale del parco. Cinque di questi alberi, divenuti esemplari monumentali, sono riconosciuti ufficialmente dalla Regione Piemonte: il Ginkgo biloba che accoglie i visitatori all’ingresso del castello, il Taxus baccata, il Taxodium distichum (cipresso calvo), il Liriodendron tulipifera (albero dei tulipani) e il Carpinus betulus.
La storia recente del parco è legata all’arrivo della Fondazione Cosso, che nel 2007 ha varcato per la prima volta la soglia del Castello di Miradolo dopo un lungo periodo di degrado. Il sito, un tempo residenza della famiglia Bricherasio, aveva subito decenni di incuria e ristrutturazioni non rispettose della sua identità originaria. I tetti erano crollati, gli affreschi in pericolo, i rustici trasformati in magazzini, e il disegno del parco ridotto a un’ombra della visione ottocentesca di Kurten.
Da allora, attraverso oltre quindici anni di cantieri finanziati con risorse proprie e progetti di valorizzazione, la Fondazione ha guidato un processo di recupero e restauro paziente. Un nuovo slancio è arrivato nel 2022 grazie a due bandi del PNRR – NextGenerationEU, che hanno premiato il progetto Il Parco del Castello di Miradolo. Storia di una rinascita, classificandolo primo in Piemonte e ottavo a livello nazionale. I fondi hanno permesso il consolidamento di servizi per il pubblico, il restauro delle architetture secondarie e la manutenzione straordinaria delle alberature storiche, in un’ottica di salvaguardia della biodiversità. Particolarmente rilevante è stato il coinvolgimento dell’architetto Paolo Pejrone, tra i più autorevoli paesaggisti italiani, che ha ridisegnato la corte aulica e l’area dell’Orto, arricchendo la collezione botanica con nuove essenze, selezionando piante amiche degli impollinatori e recuperando elementi storici come le antiche vaserie.
Anche l’illuminazione del parco è stata ripensata in armonia con la sua anima romantica. I nuovi impianti, invisibili alla vista, sono stati progettati per offrire scenari luminosi diversi in base alle stagioni, creando atmosfere intime e rispettose della fauna notturna. La luce, dosata con attenzione, accompagna la visita serale senza invadere lo spazio, permettendo di cogliere i dettagli del paesaggio anche al calar del sole. Nel corso del 2024 sono stati inoltre ultimati il relamping generale, l’area bike friendly e il restauro dell’antica stalla, ora destinata ad attività didattiche.