Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese di Roma, è comparsa l’altro ieri in tribunale per difendersi dalle accuse di assenteismo che le sono state rivolte. La direttrice è stata rinviata a giudizio per truffa: secondo il giudice per le indagini preliminari potrebbe infatti prefigurarsi l’ipotesi di reato a causa di alcune assenze della direttrice dal posto di lavoro nel maggio del 2014, quando Anna Coliva avrebbe timbrato il cartellino ma non sarebbe stata presente nel suo ufficio. Si tratterebbe di poche ore (40 e 59 minuti in tutto) e di un danno modesto per la pubblica amministrazione, ma secondo l’accusa sufficiente per prefigurare l’ipotesi di reato.
La direttrice s’è difesa sostenendo che durante le ore d’assenza era in possesso di regolare permesso, oppure era fuori per missioni (conferenze, incontri), e in certi casi sarebbe stata addirittura in ferie. L’avvocato difensore di Anna Coliva, Alessandro Diddi, si è dichiarato indignato per la vicenda, che peraltro rischia di escludere Anna Coliva dalle incombenti nomine dei direttori dei “super musei” (il loro mandato scadrà infatti nel 2020). Il legale ha dichiarato che ci sono elementi in grado di scagionare completamente Anna Coliva dalle accuse. Ancora, Diddi ha peraltro evidenziato che, in considerazione del ruolo ricoperto da Anna Coliva, la direttrice neppure dovrebbe strisciare il badge.
Nell’immagine: Anna Coliva
Accusa di assenteismo, rinviata a giudizio la direttrice della Galleria Borghese di Roma |