Andy Warhol ha violato il diritto d'autore? La Corte Suprema degli USA si pronuncerà


Andy Warhol è... sotto processo negli USA per violazione del diritto d’autore. Tutto ruota attorno a un suo ritratto di Prince basato su una fotografia di Lynn Goldsmith: è un’opera trasformativa e originale o una violazione del copyright? La Corte Suprema si pronuncer&agra

La Corte Suprema degli Stati Uniti, il più alto tribunale federale, assimilabile alla nostra Corte di Cassazione, si pronuncerà su un caso riguardante il grande Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 - New York, 1987): in particolare, il tribunale dovrà decidere se il padre della Pop Art, con una sua opera d’arte, si è macchiato del reato di violazione del diritto d’autore. Si parla, nella fattispecie, di alcune immagini che ritraggono il cantante Prince, basate su di una fotografia eseguita nel 1981 da Lynn Goldsmith, una delle più note fotografe musicali degli Stati Uniti. Goldsmith avrebbe concesso la licenza d’uso della sua fotografia, ricostruisce il New York Times, alla rivista Vanity Fair per un articolo pubblicato nel 1984, e Warhol avrebbe utilizzato la stessa immagine, modificandola, per ricavare la sua opera: in particolare, l’artista l’ha ritagliata e colorata per creare quindici immagini di Prince.

Il contenzioso tra Lynn Goldsmith e la Warhol Foundation è partito nel 2016, quando Vanity Fair ha pubblicato un numero speciale su Prince e la fotografa ha appreso dell’esistenza dei ritratti di Andy Warhol. Tutto ruota attorno al concetto, tipicamente statunitense, di fair use: negli Stati Uniti è infatti concesso utilizzare liberamente opere protette da copyright in alcuni casi, per esempio l’espressione del diritto di critica o informazione, per finalità didattiche o di ricerca, oltre che nel caso in cui un autore faccia un uso “trasformativo” dell’opera protetta, ovvero quando la utilizza per esprimere qualcosa di diverso e nuovo rispetto all’originale. Nei gradi precedenti di giudizio, il giudice della Corte distrettuale di Manhattan aveva dato ragione alla Warhol Foundation affermando che l’artista, con la sua opera basata sulla fotografia di Lynn Goldsmith, aveva di fatto trasformato Prince in un’icona. Inoltre, si legge nella sentenza, “ogni opera della serie Prince è immediatamente riconoscibile come un Warhol piuttosto che come una fotografia di Prince, allo stesso modo in cui le famose rappresentazione di Marilyn Monroe e Mao di Warhol sono riconoscibili come Warhol e non come fotografie realistiche di quelle persone”.

La sentenza è stata però ribaltata in appello: il giudice Gerard Lynch ha infatti stabilito che il giudice distrettuale non avrebbe dovuto “assumere il ruolo di critico d’arte e cercare di accertare l’intento o il significato delle opere in questione. Questo è vero sia perché i giudici sono solitamente inadatti a formulare giudizi estetici sia perché tali percezioni sono intrinsecamente soggettive”. Il compito del giudice, secondo la sentenza d’appello, è semmai quello di valutare se il lavoro successivo è opera derivata e se conserva gli elementi essenziali del materiale di partenza. E secondo Lynch, l’opera di Warhol conserverebbe “gli elementi essenziali della fotografia di Goldsmith senza aggiungerli o alterarli in modo significativo”. Insomma, un giudizio completamente diverso rispetto a quello del primo grado.

La linea che gli avvocati della Warhol Foundation si basa anche sul fatto che, trasformando le opere di Lynn Goldsmith, Andy Warhol ha anche voluto fornire la propria visione su temi come la celebrità e il consumismo. Non sono invece dello stesso avviso gli avvocati di Lynn Goldsmith, secondo cui le opere di Warhol “condividevano lo stesso scopo della fotografia protetta da copyright di Goldsmith e conservavano elementi artistici essenziali della fotografia di Goldsmith”. Non si tratta di una questione di poco conto: la sentenza della Corte Suprema potrebbe infatti riscrivere il modo in cui gli artisti citano o trasformano opere realizzate in precedenza. Basti pensare a tutta la Pop Art, al postmodernismo, o ad artisti come Jeff Koons che hanno fatto dell’appropriazione una cifra stilistica distintiva.

Nell’immagine, la fotografia di Lynn Goldsmith e il ritratto di Andy Warhol

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