La settimana scorsa, le Nazioni Unite hanno chiesto al Regno Unito di non consegnare il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, agli Stati Uniti per timore che possa essere tenuto in isolamento, subire abusi simili alla tortura e rischiare una condanna fino a 175 anni di prigione. Assange ha creato WikiLeaks nel 2006 e lo ha usato per pubblicare documenti sensibili, incluso materiale fornito nel 2010 da Chelsea Manning, analista dell’intelligence dell’esercito americano che ha rifornito WikiLeaks dicentinaia di migliaia di documenti riservati in quella che si ritiene essere la più grande divulgazione non autorizzata di segreti di Stato nella storia degli Stati Uniti. Il giornalista è stato detenuto nella prigione di Belmarsh a Londra per gli ultimi cinque anni, ma gli Stati Uniti lo cercano per presunte violazioni della Legge sullo Spionaggio e sebbene il Regno Unito abbia approvato l’estradizione nel giugno 2022, ora sta considerando una richiesta per trattenere il giornalista.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, sono diverse le iniziative che il mondo dell’arte sta mettendo in campo. A cominciare dall’azione dell’artista russo Andrei Molodkin, classe 1966, noto per la sua arte fortemente politica (qui una nostra intervista a Molodkin) che ha detto di aver collocato 16 importanti opere d’arte tra cui pezzi di Picasso, Rembrandt, Warhol e Jannis Kounellis oltre che di artisti contemporanei come Andres Serrano, Jake Chapman, Santiago Serra e lo stesso Molodkin all’interno di una stanza sicura da 32 tonnellate. Le opere, stimate per 45 milioni di dollari, sono tenute come ostaggi. Molodkin non ha fatto sapere quali sono le opere, ma ha solo detto che gli sarebbero state donate. Una conferma arriva dal noto gallerista milanese Giampaolo Abbondio, con cui Molodkin lavora, che ha donato all’artista un Picasso (“È più importante per il mondo avere un Assange che un Picasso in più, quindi ho deciso di accettare l’offerta di Molodkin di partecipare]”, ha detto Abbondio. “Diciamo che sono ottimista e l’ho prestato. Se Assange torna libero posso riaverlo. Il valore di Picasso può variare dai 10mila ai 100 milioni, ma non credo che sia il numero di zeri a renderlo più rilevante quando parliamo di una vita umana”).
In caso di decesso di Assange in custodia, sarà la stessa morte del giornalista ad attivare la distruzione delle opere, in un’azione chiamata Dead man’s switch. All’interno della cassaforte, Molodkin dice di aver immagazzinato una sostanza corrosiva in grado di innescare una reazione chimica per distruggere i dipinti. Il dispositivo di attivazione è collegato a un timer di 24 ore, che deve essere costantemente resettato da qualcuno in prossimità di Assange per confermare la sua sopravvivenza. Se il timer raggiunge lo zero, le opere spariranno per sempre. In caso contrario, saranno restituite ai loro donatori. Dead Man’s Switch è concepito come un’opera concettuale, non come un atto di attivismo politico. Attraverso il progetto, l’artista spera di rappresentare il nostro tempo tramite la vita di una persona, frammenti di storia dell’arte e un elemento distruttivo.
Molodkin ha detto di non credere che le opere verranno effettivamente distrutte. “Non sto cercando di distruggere l’arte, e non credo che dovrò farlo”, ha detto l’artista al Guardian. "Credo che Assange sarà libero e tutti i collezionisti e gli artisti che hanno donato le loro opere lo hanno fatto perché credono che non morirà in prigione”. Quello che Molodkin sta cercando fare, semmai, è di innescare una discussione sul perché “distruggere la vita delle persone non significa nulla ma distruggere l’arte è un enorme tabù nel mondo. Quando abbiamo così tanta violenza e guerra, come in Ucraina, a Gaza e ovunque, abbiamo bisogno di libertà di parola e libertà di espressione affinché le persone capiscano cosa sta succedendo. Uno degli esempi più importanti è Julian Assange. È in prigione solo per il materiale che ha pubblicato. Ha cambiato la storia del giornalismo e dell’informazione. Ha cambiato il mondo. Personalmente per me c’era un mondo prima di lui e c’è un mondo dopo”.
La moglie di Assange, Stella, afferma che il progetto pone la domanda: “qual è il tabù più grande: distruggere l’arte o distruggere la vita umana? Il vero obiettivo qui non è solo Julian Assange, ma il diritto del pubblico di sapere, e di poter ritenere il potere responsabile”, ha detto Stella Assange a Sky News. “Se la democrazia vincerà, l’arte sarà preservata, così come la vita di Julian”.
Il progetto di Molodkin tuttavia non è l’unica proposta di sensibilizzazione mossa verso il caso Assange. Wikileaks in collaborazione con la fondazione londinese a/political e con la fondazione tedesca Wau Holland, ha organizzato una mostra a sostegno delle controverse fughe di notizie e del sito di condivisione di informazioni riservate WikiLeaks. Lo scorso anno si è tenuta la rassegna States of Violence, dal 24 marzo 2023 all’8 aprile 2023 a Londra, e ha riunito il lavoro di importanti artisti e agitatori, svelando forme di oppressione da parte del governo. States of Violence ha incarnato la lotta per la libertà di espressione nell’attuale epoca, rivelando messaggi governativi classificati e documenti mediatici riservati, mai prima d’allora accessibili in forma cartacea nel Regno Unito. Opere realizzate da artisti di fama come Ai Weiwei, Dread Scott e The Vivienne Foundation hanno cercato di svelare le verità più oscure della nostra realtà contemporanea. Sebbene molte delle opere in mostra abbiano risposto alla violenza fisica esercitata da diversi stati, la mostra sottolineava che esistono anche metodi invisibili per mettere a tacere l’opposizione e che queste tecniche rappresentano la più grande minaccia alla libertà di espressione. Alla mostra hanno partecipato anche alcuni dei più importanti sostenitori di Assange provenienti da tutto il Regno Unito. Jeremy Corbyn, deputato ed ex leader del Partito Laburista britannico, ha sottolineato l’importanza dell’arte nel comunicare la verità e nel dare voce alle istanze cruciali. Ha evidenziato una serie di libri accuratamente rilegati, 66 in totale, che rappresentano solo una piccola parte del materiale emerso dal Cablegate, una delle più grandi fughe di notizie di WikiLeaks del 2010-2011. Rispondendo a domande sulla relazione tra denuncia, democrazia e arte, Corbyn ha sostenuto che gli artisti e i poeti hanno un ruolo fondamentale nel comunicare la verità in modi unici. Citando in particolare la sua passione per Guernica (1937) di Picasso, che raffigura la città basca dopo essere stata bombardata durante la guerra civile del paese, Corbyn ha collocato la mostra State of Violence all’interno di una più ampia battaglia per la verità e la rappresentazione nel XXI secolo. All’inaugurazione della mostra erano presenti anche Joseph Farrell, giornalista e ambasciatore di WikiLeaks, nonché Chloe Schlosberg, direttrice della Wau Holland Foundation, l’associazione no-profit tedesca la cui missione dichiarata è sostenere il tipo di attività in cui Wikileaks continua a impegnarsi.
Lo stesso Assange inoltre ha debuttato nel mondo dell’arte grazie a una joint venture con Pak, l’anonimo artista digitale considerato uno dei maggiori esperti dell’arte in formato Nft. La collaborazione tra i due ha raccolto oltre 54 milioni di dollari con la loro raccolta NFT Censored, che ha debuttato il 7 febbraio del 2022. Il ricavato è servito a sostenere le spese legali di Assange mentre combatte in attesa dell’estradizione da Londra negli Stati Uniti. Più di 10.000 sostenitori di Julian Assange si sono poi uniti ad AssangeDAO, organizzazione che opera su blockchain, per finanziare l’asta online di 48 ore per Clock, un NFT che conta i giorni trascorsi dall’arresto di Assange nell’aprile 2019. Ha raccolto 52 milioni di dollari, diventando la seconda opera d’arte NFT più costosa dopo Everydays—The First 5000 Days di Beeple. L’asta includeva inoltre anche un NFT in edizione aperta dove ogni partecipante poteva creare un lavoro censurato. In totale, 29.766 acquirenti hanno pagato 2,1 milioni di dollari, battendo il record precedente. Gabriel Shipton, padre di Assange, ha intensificato gli sforzi per ottenere la sua libertà dopo l’approvazione dell’estradizione da parte dell’Alta Corte del Regno Unito.