Non si placano le polemiche attorno al prestito del Seppellimento di santa Lucia, capolavoro del 1608 di Caravaggio che a ottobre dovrebbe lasciare la sua attuale sede, la chiesa di Santa Lucia alla Badia a Siracusa, per una mostra al Mart di Rovereto, che in cambio assicura le spese per l’intervento conservativo sul dipinto (in questo articolo un riassunto dell’operazione). Il fronte del “no” ha opposto, negli ultimi giorni, nuovi argomenti a sostegno del diniego: in primis, l’avvocato Salvo Salerno, esperto in materia di diritto dei beni culturali, per conto dell’associazione “Ortigia sostenibile” (che fa parte del fronte dei contrari), è intervenuto su Repubblica per sostenere la tesi secondo cui l’opera non sarebbe proprietà del Fondo Edifici di Culto (Fec) del Ministero dell’Interno (che ne sarebbe solo il gestore), ma della basilica di Santa Lucia al Sepolcro, e di conseguenza la decisione sul prestito spetterebbe alla Curia.
Salerno, in particolare, si appella a una decisione del 2017 della Corte dei Conti sulla gestione del Fec. Secondo Salerno, “con i Patti lateranensi del 1929, il governo italiano pose fine al secolare contenzioso con il Vaticano con accordi con cui venne prevista la parziale restituzione del patrimonio ecclesiastico espropriato nel secolo precedente, con il conferimento della personalità giuridica a tutte le chiese aperte al culto”, e “alla luce delle normative l’unico proprietario della chiesa e di ciò che in esso è contenuto, sarebbe la parrocchia di Santa Lucia al Sepolcro e quindi l’arcidiocesi di Siracusa, mentre il ministero dell’Interno, e per esso il Fec, è oggi il gestore del bene ma non più il possessore”.
Secondo Silvia Mazza, storica dell’arte e giornalista responsabile per il Mart del coordinamento tecnico delle procedure inerenti il prestito e l’intervento conservativo dell’opera, Salerno “vorrebbe capziosamente far passare per una sentenza o un’ordinanza” una “deliberazione della Corte dei Conti dei 2017 che chiarisce inequivocabilmente che ‘la Direzione centrale per l’amministrazione del Fec ha confermato che le poche operazioni avviate negli anni di prima applicazione della l. n. 222/1985 non si sono concluse con il provvedimento finale definitivo di trasferimento””. ”Si tratta in sostanza“, spiega Mazza, ”di un atto che conferma il mancato perfezionamento delle operazioni di trasferimento del patrimonio, peraltro circoscritto a soli due casi in tutta Italia e tra essi non vi è sicuramente il Caravaggio di Siracusa, neanche mai lontanamente evocato nella predetta deliberazione“. Secondo la storica dell’arte si tratta pertanto di ipotesi sulle quali ”non vale la pena dilungarsi“, e quello del fronte del no sarebbe uno ”sforzo fuori tempo e puramente demagogico".
Caravaggio, Seppellimento di santa Lucia (1608; olio su tela, 408 x 300 cm; Siracusa, Santa Lucia alla Badia) |
Si parla poi di un presunto mancato accordo tra le istituzioni coinvolte nell’operazione: secondo Mazza, il Codice dei Beni Culturali prevede che “la concertazione tra enti possa mancare”, ma non è comunque il caso del prestito del Seppellimento di santa Lucia, perché, fa sapere la storica dell’arte, “le interlocuzioni sono in atto e verranno formalizzate a prestito concesso”.
Il fronte dei contrari ha fatto poi emergere dubbi sul contributo concesso dal Mart, che non sarebbe di 350mila euro come precedentemente comunicato bensì di 100mila euro. Mazza, premettendo che il progetto del Mart ha anche e soprattutto uno scopo conservativo, sottolinea che il contributo è destinato a “tutto quanto necessario ai fini degli interventi ritenuti opportuni per la tutela e la valorizzazione dell’opera sotto il coordinamento degli organi competenti”, e che nella cifra rientrerebbero pertanto “i costi della copia, perché la scansione ad alta definizione riveste una rilevante funzione sotto il profilo scientifico e conservativo, come sottolineato nell’ultima relazione Icr di Roma del 10 luglio”. “Le altre somme impegnate dei 350mila euro”, aggiunge Mazza, “dovevano servire, come sempre detto, per il climabox previsto nel 2006 dal Crpr di Palermo, ma l’orientamento dei tecnici romani [dell’Istituto Centrale per il Restauro, ndr] è oggi teso a scartare questa soluzione in favore di altre più aggiornate per controllare il microclima della chiesta di Santa Lucia al Sepolcro, dov’è previsto che torni il dipinto. Serve definire quali interventi occorrano e i costi. Presumere di saperlo fin dall’inizio sarebbe stata una prevaricazione nei confronti dell’organo preposto alla tutela”.
Infine, c’è la modifica di orientamento da parte della Curia di Siracusa avvenuto all’indomani del passaggio di consegne tra il precedente e il vescovo nuovo: in particolare, il vicario del vescovo, Sebastiano Amenta, ha rivisto il parere favorevole già espresso dal precedente vescovo Pappalardo affermando che il trasferimento sarà possibile solo in caso di importanti esigenze di restauro non eseguibili in loco. Il vicario, dice Silvia Mazza, “senza informare la Soprintendenza, l’unica titolata ad esprimersi in materia di tutela, afferma che sarebbero venute meno le condizioni indicate nel parere (che così non può essere nemmeno definito, dato che la Curia è stata sentita per cortesia istituzionale). E lo fa sulla base della relazione provvisoria Icr e non dell’ultima corposa di 40 pagine in cui l’Istituto documenta la ‘necessità non sostituibile di proseguire le analisi presso i laboratori dell’ICR in Roma’, pronti per effettuare tutto quanto necessario. Questa relazione, insieme a quella con cui il Crpr di Palermo attesta di non possedere la strumentazione necessaria, è stata già inviata dalla Soprintendente al Fec, al quale solo spetta a questo punto di esprimersi”.