Subito dopo la notizia della scoperta, da parte della storica dell’arte Claudia Viggiani, di un affresco raffigurante sant’Alessio e Cristo pellegrino, nella chiesa di Sant’Alessio a Roma, sono subito arrivate le smentite della Soprintendenza Archeologica di Roma, che ha fatto sapere che in realtà l’opera era nota da anni. “L’affresco riemerso da un’intercapedine della chiesa di Sant’Alessio all’Aventino era stato scoperto diversi anni fa”, ha dichiarato il soprintendente Prosperetti. “La Soprintendenza Speciale di Roma, ha avvitato un progetto di studio e di restauro sul dipinto, con anche delle ipotesi per renderlo fruibile, al termine del quale lo presenterà alla stampa. Non nascondo un certo imbarazzo a leggere di notizie esclusive, perché la dottoressa Claudia Viggiani che le ha divulgate, lavora anche per la Soprintendenza ma non fa parte della nostra pianta organica. Per questo avrebbe dovuto concordare con noi qualunque dichiarazione”.
L’opera era dunque già nota, ma questo è abbastanza per parlare di una bufala come stanno già facendo diversi giornali? Vediamo come stanno le cose. Che esista un affresco scoperto di recente è vero, così come è vero che l’affresco è veramente eccezionale. E l’autrice della “riscoperta” è la stessa Claudia Viggiani (il termine “riscoperta”, peraltro, è stato da lei stessa adoperato), prima storica dell’arte a occuparsi dell’opera, e che però già nel 2006 aveva pubblicato il dipinto in un articolo scientifico sulla rivista Arte Medievale.
Nell’articolo appena citato vengono illustrate anche le tappe che hanno condotto al rinvenimento dell’affresco: in particolare, la sua esistenza fu acclarata già nel 1965, quando il Genio Civile di Roma scrisse alla Soprintendenza del Lazio di aver rinvenuto un affresco in ottimo stato di conservazione, senza però ulteriori specificazioni. L’affresco, come Claudia Viggiani stessa ha specificato in un altro suo articolo del 2018, fu comunque studiato dallo storico dell’arte Luigi Salerno e dal restauratore Giuseppe Pittà. Il Comune di Roma, dopo la scoperta, aveva tuttavia imposto al Genio Civile di ripristinare lo “stato quo” prima dei lavori che avevano portato al rinvenimento, pertanto dell’affresco non si seppe più niente fino ai nuovi studi di Claudia Viggiani.
Quali dunque le novità? La prima è il fatto che la scoperta era stata pubblicata solo in ambito scientifico, ma nessuno ne aveva dato notizia al grande pubblico. La seconda, che il restauro si è effettivamente concluso da poco. A voler essere generosi, si può aggiungere il fatto che nello studio del 2006 si parlava di “santi Bonifacio e Alessio”, mentre in quello del 2018, grazie anche al restauro condotto da Susanna Sarmati, Viggiani ha proposto di identificare le figure come sant’Alessio e il Cristo pellegrino, che se confermata sarebbe un’iconografia molto rara (l’identificazione è dunque recente). Certo, è molto poco per presentare la scoperta come fosse appena avvenuta, ma la notizia non può neppure essere bollata come una bufala. Anche perché, peraltro, in nessun punto dell’intervista scritta né del video, Viggiani asserisce che si tratti di una scoperta recente, anzi: nel video dell’Ansa la storica dell’arte dice chiaramente che il suo lavoro è cominciato nel 2005 e non afferma che il rinvenimento sia un fatto dell’ultim’ora. Rimane dunque da capire chi ha deciso di utilizzare toni roboanti per comunicare la scoperta, e perché.
Nella foto: l’affresco prima e dopo il restauro
Affresco di sant'Alessio a Roma, l'esistenza era già nota. Ma si può parlare di bufala? Ecco come stanno le cose |