È scomparso questa notte, all’età di 82 anni, lo scultore italo-argentino Antonio Trotta, celebre per le sue leggere opere in marmo. Nato a Stio (Salerno), vicino a Paestum, nel 1937, a soli dodici anni si trasferì con la famiglia in Argentina, nella città di La Plata, e nel paese sudamericano cominciò la propria carriera artistica animando il Gruppo Sì, di cui fu fondatore. Dopo aver esposto in diverse gallerie e musei argentini, tra i quali il Museo de Bellas Artes di Buenos Aires e la Galleria Vignes (dove partecipò a una collettiva “Omaggio a Che Guevara”), arrivò al successo internazionale nel 1968 con la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, nell’ambito della quale conobbe Lucio Fontana ed espose tre opere: Alta tensione, Verifica e Accoppiamento, tutte realizzate tra il 1967 e il 1968 e tutte con materiali poveri come legno e filo di ferro (l’artista sarebbe arrivato al marmo successivamente). Trotta rientrò in Italia, stabilendosi a Milano, alla fine degli anni Sessanta, nell’epoca in cui in Argentina cominciavano a susseguirsi le giunte militari.
A partire dagli anni Settanta cominciò a esporre in tutta Italia e a progettare anche importanti interventi urbanistici in diverse città. Tra le gallerie che lo hanno visto esporre nel corso degli anni si annoverano la Galleria François Lambert di Milano, la Galleria Bonomo di Bari e la Galleria Cardi di Milano: diverse le sue esposizioni in Italia, anche in musei pubblici come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, la Galleria Civica di Modena. Sempre a cominciare dagli anni Settanta, Antonio Trotta fu spesso presente in Versilia, dove ha preso parte a diverse mostre: in particolare si ricorda il suo legame con la Galleria Nicola Ricci di Carrara, che ha contribuito al successo di molte delle rassegne in cui Trotta è stato protagonista (come Fioriture asimmetriche tenutasi al Centro Arti Plastiche di Carrara nel 2013). Si contano in tutto quattro partecipazioni di Trotta alla Biennale di Venezia: nel 1968, nel 1976, nel 1978 e nel 1990. E ancora, tra le più importanti mostre internazionali a cui Trotta ha partecipato, figurano anche le Biennali di Lione e di Carrara.
Nel 2007 a Stio, città natale di Antonio Trotta, è stato inaugurato il Museo/Archivio a lui dedicato, dove si conservano alcune delle sue opere più significative, tra cui alcune presentate alle Biennali veneziane: Ricamandosi (del 1975), un ricamo su seta ispirato a Vermeer, L’ulivo a Oriente, gesso di una delle sue sculture più note (un realistico velo in marmo su cui è disegnato un ulivo) e La fontana della pace. Dal 2009 Antonio Trotta era anche accademico di San Luca. Nell’ambito della scultura pubblica, nella quale fu a lungo attivo, di Trotta si ricordano il monumento alla Resistenza nei giardini pubblici di La Spezia e Abiterò il mio nome, monumento a Gabriele D’Annunzio conservato al Vittoriale degli Italiani.
“Antonio Trotta”, ha scritto la critica Marisa Volpi Orlandini, “trova nel suo lavoro una zona di rarefazione dove l’emozione si occulta e si mostra con gioco sottile, rallentando in chi guarda la partecipazione del cuore e mettendo in moto la mente, o meglio (come direbbe Nabokov), ‘eccitando la spina dorsale’”. La parte più nota della sua produzione è sicuramente quella in marmo, materiale che Trotta riusciva a rendere leggero, conferendogli l’apparenza di un velo, un foglio di carta, un lenzuolo, una rete intrecciata. Nell’opera di Trotta, ha scritto sempre Volpi Orlandini, il marmo “perde la sua connotazione per giocare una specie di schermaglia vibrante di tensioni con il tema e con il risultato iconografico finale. L’arte può fermare un momento di vita: catturarlo esige un gioco rapido. Un gioco ai tre cantoni tra idealismo che lo innalza, maniera che lo occulta e morte che lo affonda. Ecco perché il marmo diventa leggero, la seta tanto povera e tutta la scultura si scompagina per un momento magico di riflessione sull’assenza”.
Nella foto: Antonio Trotta fotografato da Nicola Carrino nel suo studio
Addio ad Antonio Trotta, lo scultore che rendeva il marmo leggero come carta |