È scomparso questa notte, a Lubiana (Slovenia), l’artista Ulay, uno dei più importanti esponenti della Performance art degli anni Settanta, e noto soprattutto per le opere realizzate assieme a Marina Abramović, con cui ebbe una relazione tra il 1976 e il 1988. A darne notizia è la stampa slovena. Ulay, pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, era nato a Solingen (Germania) nel 1943 ed era malato da tempo.
Dopo gli esordi come fotografo in Olanda, dove si era trasferito lasciando la Germania, si era avvicinato, verso la metà degli anni Settanta, alla Performance art: la svolta arrivò nel 1976 quando conobbe la Abramović, e realizzò con lei numerose performance incentrate soprattutto sull’utilizzo del corpo come mezzo espressivo e opera d’arte. Sono i cosiddetti Relation works: tra questi, alcune opere celeberrime come AAA-AAA (dove i due si urlavano in faccia a vicenda), Imponderabilia (la famosissima performance presentata a Bologna nel 1977, dove i due artisti stavano nudi uno di fronte all’altro all’ingresso della Galleria d’Arte Moderna), Relation in Time (anch’essa presentata a Bologna, vedeva la coppia seduta schiena contro schiena coi capelli legati), Breathing in / Breathing out (opera durante la quale i due condividevano i loro respiri fino a svenire), per finire con The Lovers: The Great Wall Walk, la performance del 1988 che determinò la loro separazione (Marina e Ulay percorsero la Grande Muraglia Cinese, partendo ognuno dal capo opposto all’altro, per incontrarsi e dirsi addio al centro del monumento).
Dopo la separazione dalla Abramović, Ulay ha lavorato soprattutto come fotografo (si ricorda in particolare la serie Polagram, una serie di Polaroid realizzate tra il 1990 e il 1993), ma ha spesso organizzato performance con il coinvolgimento del pubblico. Dal 1999 al 2004, inoltre, ha insegnato alla Staatliche Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe, in Germania, e dal 2009 si era trasferito in Lubiana. Tra le ultime opere figurano Earth Water Catalogue, una raccolta delle sue opere aventi per tema l’acqua, e Anagrammatic Bodies, serie di collage che esplorano il tema dell’identità di genere. Nel 2016, la Galleria Civica di Lubiana aveva organizzato una sua mostra, intitolata Jaz Drugi (“Io sono gli altri”), la sua più grande retrospettiva realizzata nel paese e una delle sue mostre più importanti in generale. L’ultima performance di Ulay, intitolata Performing light, si era tenuta il 9 gennaio 2019 alla Richard Saltoun Gallery di Londra.
Tra i riconoscimenti da lui ricevuti, figurano il San Sebastian Video Award (1984), il Lucano Video Award (1985), il Polaroid Video Award (1986), l’International Celebration of Lives Award al Biografilm Festival di Bologna del 2014. Sue opere si trovano al Centre Pompidou di Parigi, al MoMA di New York, al Van Abbemuseum di Eindhoven, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Kunstmuseum di Berna.
Nell’immagine: Ulay negli anni Settanta.
Addio a Ulay, storico esponente della Performance Art e a lungo compagno di Marina Abramović |