Addio a Frank Stella, l'artista che ha ridefinito l'arte astratta


È scomparso a 87 anni Frank Stella, uno dei più grandi artisti degli ultimi decenni, che con i suoi Black Paintings ha contribuito a ridefinire l’arte astratta.

È scomparso sabato, all’età di 87 anni, uno dei più grandi artisti degli ultimi tempi, lo statunitense Frank Stella, che con la sua opera ha contribuito a ridefinire i termini dell’arte astratta. Secondo il New York Times, Stella stava combattendo contro un linfoma,

Nato nel 1936 a Malden, nel Massachusetts, Frank Stella fu precoce nell’assorbire la passione per l’arte dalla famiglia, in particolare da sua madre, artista dilettante che frequentò una scuola di design. Tra il 1950 e il 1954, frequentò la Phillips Academy di Andover, dove partecipò alle lezioni di Patrick Morgan e studiò pittura e storia dell’arte insieme a Carl Andre. Nel 1958, completò gli studi presso la Princeton University, laureandosi in storia. Durante il suo percorso accademico, ebbe l’opportunità di incontrare Michael Fried e di seguire i corsi tenuti da William Seitz e Stephen Greene, oltre a esplorare musei e gallerie d’arte a New York. Sempre nel 1958, la visione dei dipinti con le bandiere di Jasper Johns alla Leo Castelli Gallery di New York lo colpì profondamente, poiché li considerò una forma adatta all’espressione artistica. Poco dopo, avviò la serie dei Black Paintings e accettò l’invito a partecipare alla mostra Sixteen Americans al MoMA, su sollecitazione di Castelli. La mostra era curata da Dorothy Miller, che lo aveva scoperto attraverso la galleria Tibor de Nagy. Durante la pianificazione di questa mostra, Miller visitò lo studio di Stella insieme a Leo Castelli. I Black Paintings furono introdotti nel catalogo della mostra da Carl Andre. Allo stesso tempo, partecipò alla mostra Three Young Americans presso l’Allen Memorial Art Museum dell’Oberlin College, in Ohio. Nel agosto del 1959, entrò a far parte della cerchia degli artisti rappresentati da Leo Castelli.

Nel corso del 1960, la Leo Castelli Gallery di New York ospitò una mostra incentrata su Stella. Durante i suoi primi mesi a New York, lavorò come imbianchino tre o quattro giorni a settimana, utilizzando pigmenti economici che acquistava nelle botteghe di Essex Street. Nel 1961, insieme a Sidney Guberman, visitò le costruzioni di Frank Lloyd Wright in Florida e viaggiò in Europa, visitando Gran Bretagna, Spagna e Francia, oltre a immergersi nelle culture del Marocco. A Londra, nello stesso anno, sposò la critica d’arte Barbara Rose. Nel 1969, la coppia si separò dopo aver avuto due figli: Rachel e Michael Stella. Nel febbraio del 1962, Stella tornò in America.

Nel 1964, fu incluso, insieme a altri giovani artisti, nella XXXII Biennale di Venezia da Alan Solomon, direttore del Jewish Museum di New York. Nel corso degli anni Sessanta e Settanta, Stella viaggiò in Brasile, partecipò a eventi artistici come la performance di Rauschenberg “Open Score” nel 1966 e il simposio “The current moment in art” nel 1966. Nel gennaio del 1967, si trasferì a Irvine, in California, come artista residente presso l’Università della California. Nell’estate dello stesso anno, insegnò pittura a un workshop estivo presso l’Università di Saskatchewan, a Regina, in Canada. Sempre nel 1967, a Tokyo, vinse il primo premio alla Biennale di Pittura. Inoltre, iniziò una lunga collaborazione con l’incisore Kenneth Tyler, che produsse circa 400 edizioni di stampa.

Stella si conta tra gli artisti che risposero alla diffusione dell’espressionismo astratto nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. I suoi dipinti essenziali, una risposta a quel movimento, erano particolarmente audaci, privi di colore e concepiti senza l’intenzione di stimolare visivamente l’osservatore. Come disse allo scultore minimalista Donald Judd, descrivendo il suo stesso lavoro, “Ciò che vedi è ciò che vedi”- I “Black Paintings” di Stella rimangono tra le sue opere più celebri. Utilizzando principalmente una tavolozza nera, Stella divideva le sue ampie superfici vuote con linee bianche applicate utilizzando schemi geometrici. Con la loro logica matematica e la pennellata precisa, questi dipinti segnarono una netta rottura con l’espressionismo astratto, che privilegiava l’originalità artistica e le grandi dichiarazioni sulla natura umana. Al contrario, i Black Paintings sembravano intenzionalmente privi di significato. Erano provocatori non solo per la loro differenza rispetto alle convenzioni artistiche dell’epoca, ma anche per il loro rifiuto di comunicare esplicitamente.

I Black Paintings possono sembrare audaci per l’epoca, ma Stella continuò a sperimentare nel corso della sua carriera. Iniziò a utilizzare la vernice alluminio, non comune nell’arte e associata più comunemente al rivestimento di radiatori. Stella affermò di averla scelta per la sua economicità e disponibilità. Durante gli ultimi mesi a Princeton, creò composizioni basate su bande o strisce, un ponte verso la serie dei Black Paintings e una distanza dall’espressionismo astratto precedente. A New York, iniziò la serie dei Black Paintings verso la fine del 1958, concentrandosi su ogni singola opera senza una visione d’insieme. La serie si divide in due gruppi, caratterizzati dalle linee parallele e dalla loro disposizione sulla tela. L’espressività dei dipinti risiede nelle dimensioni, nella larghezza delle fasce e nella tipologia di vernice utilizzata.

Tra i riconoscimenti ottenuti, l’Award for Arts and Culture ottenuto nel 1981 dal sindaco di New York, la residenza, tra il 1983 e il 1983, della American Academy a Roma, e poi ancora nel 2001 la Gold Medal of the National Arts Club e, nel 2009, la National Medal of Arts consegnata a Stella dall’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

“Gigante dell’arte astratta del dopoguerra”, ha dichiarato la Marianne Boesky Gallery di New York, che rappresenta l’artista, “Stella, con la sua straordinaria opera, in continua evoluzione, ha indagato le possibilità formali e narrative della geometria e del colore e i confini tra pittura e oggettività”.

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