Ci ha lasciati oggi, a Fiumicino, l’attore Flavio Bucci. Aveva 72 anni, e la notizia è stata diffusa su Facebook dal sindaco della città del litorale laziale, Esterino Montino: “un grande caratterista, di quelli che hanno fatto grande la cinematografia italiana”, ha scritto Montino, esprimendo le condoglianze sue e dell’amministrazione della città (Bucci risiedeva da anni nella frazione di Passoscuro) a familiari e amici.
Bucci era nato a Torino nel 1947 e si era formato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino: il suo esordio al cinema è con il capolavoro di Elio Petri del 1971 La classe operaia va in paradiso, film vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes nel 1972. Bucci interpretava un ruolo marginale, ma il suo talento l’avrebbe fatto presto assurgere a ruoli da protagonista: già nel 1973, sempre con Elio Petri, l’attore torinese interpreta l’impiegato di banca anticapitalista “Total” nel film La proprietà non è più un furto, che in Italia venne sequestrato per oscenità e offesa al pudore. Seguriono poi altri film come L’ultimo treno della notte di Aldo Lado (1975), che lo vide ancora come protagonista, e poi La orca di Eriprando Visconti (1975), L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo (1976), Suspiria di Dario Argento (1977), fino alla grande consacrazione con la serie tv Ligabue> di Salvatore Nocita del 1977, dove Bucci vestì i panni del pittore Antonio Ligabue in uno dei suoi ruoli più famosi.
E poi i film con gli altri grandi registi degli anni Settanta e Ottanta, come Pasquale Festa Campanile, con cui girò Gegè Bellavita (1978), Marco Tullio Giordano assieme al quale lavorò per Maledetti vi amerò (1980), Gabriele Salvatores con Sogno di una notte d’estate (1983) e i film di Mario Monicelli, a cominciare da Il marchese del Grillo (1981), dove si distinse per la sua interpretazione del bandito don Bastiano, per proseguire con Le due vite di Mattia Pascal. Negli anni Novanta ha lavorato con Alessandro Benvenuti (I miei più cari amici, 1998), con Massimo Ceccherini (Lucignolo del 1999), e dello stesso periodo si ricorda la sua apparizione nel film Teste rasate del 1993. La sua ultima grande prova è quella de Il divo di Paolo Sorrentino del 2008, il film su Andreotti dove interpretò il ruolo dell’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Franco Evangelisti, ma ha continuato a lavorare fino a poco fa: il suo ultimo film è La cornice di Nour Aya del 2018. Molte anche le sue partecipazioni a serie tv e telefilm, come la miniserie su don Luigi Sturzo di 1981 (regia di Giovanni Fago), oppure La piovra del 1984, I promessi sposi del 1989, per arrivare a La dottoressa Giò del 1997-1998. Bucci ha poi avuto anche una breve ma significativa carriera di doppiatore: forse in pochi ricordano che è sua la voce di John Travolta nel doppiaggio originale di cult come Grease o La febbre del sabato sera.
Negli ultimi tempi aveva fatto discutere molto una sua intervista al Corriere della Sera nel 2018, dove aveva dichiarato di aver speso tutti i suoi risparmi in “donne, vodka e cocaina”. Un’intervista che oggi suona quasi come una dichiarazione per tirare le somme sulla sua vita: “Lasci perdere discorsi di morale, che non ho”, aveva detto al giornalista che lo aveva intervistato. “E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?”.
Addio a Flavio Bucci, indimenticato interprete di Antonio Ligabue sul piccolo schermo |