È morto oggi a Parigi, all’età di 76 anni, l’artista francese Christian Boltanski, uno dei grandi nomi dell’arte contemporanea. A dare la notizia è il quotidiano Le Figaro. Nato a Parigi il 6 settembre del 1944 da padre ebreo di origini russe e madre corsa, aveva iniziato a dipingere da autodidatta nel 1958 e, da adolescente, aveva conosciuto André Breton, capofila del surrealismo (Breton, peraltro, gli avrebbe sconsigliato di fare l’artista). La prima personale risale al 1968, al teatro Ranelagh di Parigi, dove Boltanski espose delle marionette a grandezza naturale e un film intitolato La vie impossible. Negli anni seguenti si dedicò proprio ai cortometraggi, ed ebbe modo di conoscere, tra gli altri, Alberto Giacometti e Pablo Picasso.
Negli anni Settanta si avvicinò all’arte concettuale e continuò a esporre dedicandosi in parallelo alla fotografia e ai film. In carriera ha esposto le sue opere in più di 150 mostre: tra le più recenti, le personali al Centre Pompidou di Parigi (2019); all’Espace Louis Vuitton di Tokyo (2019); al National Museum of Art di Osaka e alla National Art Gallery di Tokyo (2019); all’Israel Museum di Gerusalemme (2018); alla Power Station of Art di Shanghai (2018); al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires (2017); al MAMbo di Bologna (2017); al Museum of Contemporary Art di Monterrey (2016); all’Instituto Valenciano Arte Moderno (2016); al Museo Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile (2014). Ha inoltre partecipato a cinque edizioni della Biennale di Venezia (1975, 1980, 1993, 1995 e 2011) e a due edizioni di Documenta (1972 e 1977). Tra i riconoscimenti personali vanta anche il Praemium Imperiale per la scultura, vinto nel 2006.
La sua pratica è radicata nella museologia: Boltanski era infatti solito esporre inventari di oggetti di proprietari anonimi, installazioni composte da oggetti vari (foto, capi di abbigliamento, campanelli, fiori...) per dare voce a soggetti assenti e invitare lo spettatore a meditare e contemplare. Le sue opere parlano della vita, della morte e della memoria, spesso con riferimenti all’Olocausto (la famiglia ha vissuto in prima persona la tragedia delle persecuzioni), con sempre labili confini tra verità e finzione.
In Italia, Boltanski è noto per aver dato forma al Museo per la Memoria di Ustica di Bologna: è sua infatti l’installazione artistica realizzata con il relitto del Dc-9 Itavia che precipitò nel mar Tirreno nei pressi dell’isola alle 20:50 del 27 giugno 1980. L’Istituzione Bologna Musei lo ricorda così: “Boltanski ha sempre mantenuto un forte legame con la nostra città: fu protagonista della mostra antologica Pentimenti a Villa delle Rose nel 1997, in occasione della quale lasciò al museo l’opera Les Regards, appositamente realizzata in omaggio ai partigiani commemorati al Sacrario di Palazzo d’Accursio; autore dell’installazione permanente A proposito di Ustica presso il Museo per la Memoria di Ustica nel 2007, una delle opere d’arte contemporanea più suggestive e amate presenti a Bologna; nuovamente protagonista del progetto speciale Anime. Di luogo in luogo. Christian Boltanski a lui dedicato dalla città di Bologna nel 2017; nel 2018, infine, fu insignito della Laurea honoris causa in Discipline storiche dall’Università degli Studi di Bologna. Il Consiglio di Amministrazione, la Direzione e tutto lo staff dell’Istituzione Bologna Musei lo ricordano con rimpianto e commozione per la sua grande generosità umana e per la capacità di evocare con le sue opere - talvolta con toccante profondità, talvolta con delicata ironia - l’inestricabile intreccio tra i grandi eventi storici, la fragilità delle vite individuali e i processi di trasmissione della memoria”.
Addio a Christian Boltanski, l'artista che realizzò il Museo di Ustica |