È scomparso, all’età di 73 anni, il grande artista statunitense Bill Viola, per complicazioni dovute all’Alzheimer di cui soffriva. La conferma della notizia giunge dall’account Instagram ufficiale del suo studio, gestito dalla moglie Kira Perov: “È con grande tristezza”, si legge nel post, “che Bill Viola Studio condivide la notizia della morte di Bill Viola, uno dei principali artisti contemporanei del mondo. È mancato serenamente a casa il 12 luglio, all’età di 73 anni. La causa è stata la malattia di Alzheimer. Viola lascia la moglie e collaboratrice creativa di lunga data, Kira Perov, direttrice di Bill Viola Studio, i figli Blake e Andrei Viola e la nuora Aileen Milliman”.
Bill Viola è riconosciuto come uno dei più importanti pionieri della videoarte, movimento artistico che utilizza il mezzo del video come forma di espressione. Nato il 25 gennaio 1951 a New York, Viola ha rivoluzionato il mondo dell’arte con le sue installazioni video che esplorano temi profondamente umani come la nascita, la morte, la percezione, il tempo e la coscienza. Viola ha sviluppato un interesse precoce per l’arte visiva e la tecnologia: laureatosi nel 1973 in Visual and Performing Arts alla Syracuse University, dove ha studiato sotto la guida di artisti pionieri come Jack Nelson e Peter Campus. Durante questi anni formativi, ha iniziato a sperimentare con il video, attirato dalla possibilità di combinare immagini in movimento, suono e tempo in una forma d’arte coesa.
Le influenze artistiche di Viola sono molteplici e spaziano dalle tradizioni spirituali e filosofiche dell’Oriente e dell’Occidente alla pittura rinascimentale europea. Viaggiando a lungo in giro per il mondo, ha assorbito e integrato diverse prospettive culturali nel suo lavoro. Di particolare rilievo sono i suoi studi sulle tradizioni mistiche sufi, buddiste e cristiane, che spesso si riflettono nei temi contemplativi e spirituali delle sue opere.
Viola è noto per la sua abilità tecnica e la sua innovazione nell’uso del video. Utilizza telecamere ad alta velocità, rallentamenti estremi e complessi sistemi di proiezione per creare opere che non solo raccontano una storia, ma immergono lo spettatore in un’esperienza sensoriale ed emotiva completa: la sua attenzione al dettaglio e la sua padronanza della tecnologia sono evidenti in ogni opera, che spesso richiede un’attenta pianificazione e un notevole lavoro di post-produzione. “In generale”, ha detto Bill Viola, “lavoro sempre partendo dall’emozione e dall’intuizione, e spesso non capisco nemmeno cosa sto facendo finché non prende forma sulla carta; tendo a scriverlo o a fare un disegno. È allora che l’opera inizia a rivelarmi i suoi misteri”.
I temi del lavoro di Viola sono profondamente filosofici e spirituali. Spesso si concentra su esperienze universali e archetipiche, come il ciclo della vita e della morte, la natura della percezione umana e la ricerca del significato. Il suo lavoro invita lo spettatore a riflettere su questioni esistenziali e a confrontarsi con la propria mortalità e spiritualità. Ricorre spesso la poetica degli opposti: acqua e fuoco simbolizzano rispettivamente la purificazione e la distruzione, la vita e la morte, e poi appunto nascita e morte (molte delle sue installazioni esplorano questi momenti cruciali della vita umana, spesso utilizzando metafore visive potenti e evocative), tempo e memoria (Viola gioca con la percezione del tempo attraverso il rallentamento delle immagini, creando un senso di dilatazione temporale che permette una contemplazione più profonda). Opere celeberrime The Greeting del 1995 (uno straordinario omaggio alla Visitazione del Pontormo), The Deluge ed Emerge del 2002 (quest’ultima ispirata dalla Pietà di Masolino da Panicale), e poi ancora The Veiling del 1995, The Crossing del 1996, The Raft del 2004 (quest’ultima commissionata per le Olimpiadi di Atene), Ocean without a shore del 2007 sono tra le opere più note dell’arte contemporanea e hanno contribuito a far conoscere Viola anche a un pubblico di non addetti ai lavori. Celebre anche The Passions, una serie dedicata alle sofferenze della vita umana.
Fondamentale anche il rapporto di Bill Viola con la musica. Nel 1973, dopo essersi laureato alla Syracuse University, dove aveva anche studiato musica elettronica, partecipò a un workshop sulla Nuova Musica tenuto da David Tudor. Pianista e compositore pioniere della musica sperimentale, attraverso il quale Viola scoprì anche la musica innovativa di John Cage, Tudor invitò Viola a contribuire al suo progetto Rainforest insieme ad altri compositori emergenti, in seguito conosciuti come Composers Inside Electronics che presentarono le proprie opere in festival come il Festival d’Automne di Parigi.
Bill Viola ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo contributo all’arte contemporanea. Ha ricevuto il Guggenheim Fellowship nel 1985, ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 1995, e ha coronato la sua carriera vincendo il Praemium Imperiale, considerato l’Oscar dell’arte, nel 2011. Nel 2017 è stato anche nominato accademico d’onore della Royal Academy of Fine Arts di Londra. Le sue opere sono esposte nei più prestigiosi musei del mondo, e sono state spesso in Italia: nel 2017, Palazzo Strozzi a Firenze gli dedicò un’ampia retrospettiva.A nche la Fondazione Palazzo Strozzi oggi lo ha ricordato: la mostra del 2017 infatti celebrò anche la speciale relazione tra Bill Viola e Firenze. È qui infatti che l’artista aveva iniziato la sua carriera quando, tra il 1974 e il 1976, era direttore tecnico di art/tapes/22, pionieristico centro di produzione e documentazione della video art.
E oggi l’influenza di Bill Viola sull’arte contemporanea è profonda e duratura: ha spinto molti videoartist a esplorare le possibilità del mezzo video, non solo come strumento di documentazione, ma come un potente mezzo espressivo. Le sue installazioni continuano a sfidare e a ispirare gli spettatori, incoraggiandoli a riflettere sulla propria esistenza e sulla natura della realtà.